Piove. Ci vedo poco quando piove.
columnist
Quando ci vedi poco
Si sfiorano alluvioni e io che faccio? Vado allo stadio.
Vado perché penso di vincere con la seconda in classifica? In realtà neanche me lo chiedo, vado perché ho una maglia granata nell’armadio alla quale far prendere aria. Acqua.
Con tutta quest’acqua giocheranno?
Tra una goccia e l’altro guardo il campo appena scoperto, sì forse ce la fanno. Nel primo tempo correranno, nel secondo nuoteranno, sì, dai che si gioca. Ma i minuti tra una goccia e l’altra continuano a passare e la partita non inizia. Milioni di gocce d’acqua mi distanziano dalla Curva Primavera, ma è chiaro che laggiù il muovere dei corpi è un nubifragio: rissa.
Come sempre quando si gioca contro le squadre obese di sostenitori – dal Napoli alle strisciate – il Grande Torino fiorisce di non torinisti, non solo in Tribuna e nei Distinti, anche in una porzione di Primavera. Devono aver venduto i biglietti come usa fare il macellaio quando ti mette una fetta di prosciutto in più: qualche decina di interisti in curva, lascio? Lasci.
Piove, ci vedo poco quando piove, figuriamoci se riesco a vedere le ragioni per le quali, oltre al settore ospiti, è necessario destinare una parte di Curva a tifosi non autoctoni. E presidiarla, questa terra di nessuno. Il settore ospiti nasce per evitare la contaminazione tra tifoserie contrapposte, agevolare gli spostamenti. Se sei un ospite in casa d’altri e ti prendi la libertà di girare di stanza in stanza, come minimo vedi di non disturbare, non sporcare. Se sei ospite in Tribuna o nei Distinti, è bene che eviti di sederti dove ti pare e agitare la sciarpa – non granata – in faccia a chi ti siede accanto, dai noia e qualche insulto non puoi fare altro che portartelo a casa. Se sei ospite in Curva…ecco, se sei ospite e vai in gruppo nella Curva rivale, viene da chiedersi se davvero ti importi poi tanto di vedere la partita o se il viaggetto in trasferta lo fai per liberare un po’ di frustrazione.
https://www.toronews.net/columnist/chiediti-cosa-puoi-fare-tu-per-il-toro/
Sabato pioveva, ci vedo poco con la pioggia, dunque non saprei dire se la vendita massiva di biglietti della Curva Primavera agli interisti celasse la recondita volontà della Società di mettere in difficoltà il gruppo dei Torino Hooligans, da sempre molto critico nei confronti della gestione del Presidente. Mi piacciono le critiche costruttive, devono essere sostenute perché segno di una società libera che evolve, apprezzo meno le critiche distruttive, quelle per le quali non è richiesto un livello minimo di intelligenza, basta la rabbia. Non mi piacciono per nulla invece quelli che prima di criticare si abbassano un cappuccio sul viso, peraltro, atteggiamento che George Orwell aveva già spiegato essere inefficace nel mondo del Grande Fratello. Il Grande Fratello ti vede, si sa.
Ci vedo poco con la pioggia, faccio fatica a vedere nitidamente il progetto dei capi ultras di una parte della Curva Nord interista e quelli del Torino Hooligans che, prima della partita, si incontrano per celebrare le idee che li accomunano e, prima del fischio d’inizio, cedono alle provocazioni da contatto e si prendono a pugni e schiaffi.
Faccio fatica a riconoscere in quelle divise nere il gruppo picaresco e polifonico della Primavera che mi ha sempre fatto simpatia, che spesso ho trovato ingiustamente bistrattato.
Pioveva e io ci vedo poco, spero veda con maggiore chiarezza il Questore nelle verifiche per accertare eventuali violazioni delle sue direttive circa la vendita di biglietti in Curva Primavera, perché chi usa la violenza non è nel giusto mai, ma chi – per leggerezza o deliberatamente – alimenta potenziali situazioni esplosive, è un piromane della sicurezza. E non parlo della sicurezza di quattro Unni, barbari per cultura, ma della sicurezza di una mamma che annoda la sciarpa granata al collo del figlio e gli strizza l’occhio mentre lo porta allo stadio: stasera, Toro!
Pioveva, e tra le gocce ho individuato poche immagini da portarmi a casa: la camminata lenta e sofferente del Gallo mentre esce dal campo, col braccio al fianco; Baselli che lotta contro Lukaku; Lukic che non tira indietro la gamba; Sirigu – al quale sono devota – che gioca la palla anche se Lautaro è a terra, ma anche Izzo, che la palla la riceve e non la tiene in campo, scatenando un testa a testa e qualche insulto nelle calde retrovie granata, a raccontare la tensione di una partita fradicia.
Pioveva, e tra le gocce cadute sugli ultimi minuti della partita sono iniziate le contestazioni. Io ho aspettato, quando il Toro è in campo, io sono il numero dodici e gioco fino all’ultimo fischio. Mio padre mi ha insegnato così.
“Maratona: la Curva più bella del campionato” diceva la Domenica Sportiva negli anni ’80. Magari potremmo ripartire da qui, da Noi.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicare loro un po’ la vita.
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