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columnist
Copa America. Guardavo la fotografia che ritrae la formazione del Vinotinto, in centro Tomas Rincon, con un otto in meno che da noi al Toro, ma inflessibile e massiccio allo stesso modo. Ho fissato la sua espressione, quella torva che si porta sempre appresso quando scende in campo e l’ho scoperta più impalpabile di quanto pensassi. El General sta guidando egregiamente il Venezuela in Copa America: dopo aver pareggiato con tutta l’energia disponibile e la fortuna a debito accumulata con Perù e Brasile, ha sgominato la Bolivia. Venerdì guarderà in viso l’Argentina, e sicuramente non abbasserà lo sguardo. Ha bisogno di vincere il Venezuela, che ci si schieri con Maduro o con Guaidò, spalle alla Russia o agli Stati Uniti, rimane il fatto che in Venezuela si è abbassata l’aspettativa di vita, manca cibo e scarseggiano i farmaci. La moneta – il Bolivar – ha perso cinque zeri, la carta igienica costava 2.600.000 bolivar. Iperinflazione da 1.000.000%, disoccupazione affamante. E Rincon, nel campionato appena concluso, ha sempre giocato nel modo che aveva promesso in un tweet: con la testa in campo e con il cuore in Venezuela.
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In queste condizioni sembra impossibile che la gente possa interessarsi al calcio, ma il calcio sarebbe ben poca cosa se non fosse molto più del solo calcio. Il calcio è sfida, rivincita, speranza e rinascita. Il calcio sa ricompattare le idee nell’emergenza.
El General chiede rispetto per una Nazionale che gioca d’orgoglio, qualche mese fa lo ha fatto denunciando la scarsa professionalità della Givova, che aveva fatto scendere in campo i calciatori con un gioco di magliette acquistate all’ultimo momento da Decathlon, una bandierina venezuelana a coprire parzialmente il logo. Imbarazzante. Colpa dello sciopero degli aerei, dice Givova, della nonna malata e di chissà cos’altro. No, la Vinotinto non merita un trattamento di questo tipo, non con i dolori senza lacrime che porta in campo, non la Vinotinto che porta scritto, all’interno del colletto "Somos de talla mundial", letteralmente "Siamo di classe mondiale".
La Vinotinto è la fierezza del suo CT – Rafael Dudamel – che in passato ha espresso la volontà di dimettersi, davanti a pressioni politiche. La Vinotinto, è la parte più sincera del Venezuela, un Venezuela che tra due Presidenti dalle filosofie contrapposte, sceglie di riporre fiducia in chi lo ama senza incertezze, El General.
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