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Torino, ai primi posti di una classifica rivoluzionaria!

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / La serie A è partita con tante sorprese ed un gruppo di testa, Inter a parte, davvero impronosticabile. Durerà?

Due giornate rappresentano poco più del 5% del campionato, un'inezia visto il corposo 95% ancora da giocare, ma a noi tifosi granata nessuno potrà togliere l'entusiasmo per una partenza che verrà ricordata per molto tempo. Due vittorie su due come 22 anni fa fece il Toro di Mondonico (ma il dato significativo è quello che dice due rimonte su due partite) e, soprattutto, la Juve a -6 inchiodata a zero punti sul fondo della classifica: una situazione che forse solo Calciopoli aveva reso più dolce in quel 2006 portatore di entusiasmo e cambiamenti troppo in fretta accantonati per far tornare tutto come era prima.

E' da bambini delle elementari parlare di classifica alla seconda di campionato, ma è proprio con l'animo candido del bambino che alberga sempre all'erta nella maggior parte di noi tifosi che non riusciamo a staccare gli occhi da quella classifica così incredibile ed esaltante quanto la vetrina di un negozio di giocattoli sulla quale spiaccicare il naso per la meraviglia. Che poi ad essere sinceri è anche la compagnia ad essere particolarmente stupefacente: il Chievo di uno scatenato Meggiorini, che oltre ad essersi sbloccato come bomber si è pure inventato assistman capace di giocate "alla Messi", il Sassuolo del patron della Mapei che a piccoli passettini si sta assestando nel gotha del calcio italiano e il Palermo della stella che non ti aspetti (Rigoni). Poi ci sarebbe anche l'Inter, ma in fondo era pronosticata nelle zone nobili della classifica ed il fatto che ci stia non fa notizia (semmai fa notizia che abbia vinto a fatica con Carpi e Atalanta, quello sì).

E' una classifica bellissima perchè ci fa riscoprire, anche se per poche giornate, uno degli assiomi dello sport in generale: tutti partono alla pari nelle competizioni e tutti possono sperare di vincere o almeno di arrivare tra i primi. Non sono un illuso e so che nell'arco di poche giornate o, se va bene, in un lasso temporale un po' più lungo, la classifica verrà rimodulata in base a quelli che sono i pronostici (e gli investimenti) che riguardano i club più grossi, ma per il momento perchè non crogiolarsi nella sensazione che se lo sport resta sport e non si piega completamente alle leggi del business un Chievo possa essere lassù a dominare la serie A e il Toro abbia più di un piede in Champions League? Ma ci pensate un testa a testa per lo scudetto tra Torino e Sassuolo? Il vecchio Murdoch rischierebbe l'infarto pensando a quanti milioni ha investito la sua Sky in diritti televisivi e per Lotito sarebbe il secondo smacco dopo il Carpi e il Frosinone in serie A, ma che evento epocale sarebbe e quale terremoto per questo calcio succube delle tv e meschino al punto da concepire una coppa nazionale con le prime otto squadre qualificate d'ufficio agli ottavi e per di più col vantaggio del campo in gara secca senza ritorno?

Non è questione di usare le retorica della "rivincita dei poveri" o del "potere ai piccoli" per enfatizzare una situazione anomala per chi, come i bookmaker, è abituato a prevedere gli andamenti generali degli eventi, ma scavando in profondità sulle ragioni di una simile classifica ci sono elementi oggettivi che possono essere additabili a concause di questo andamento. Innanzitutto le squadre in testa (eccetto l'Inter) sono club che hanno saputo dare una continuità al proprio progetto tecnico. Di Francesco e Ventura sono da più anni sulle panchine delle proprie squadre e sebbene abbiano visto partire ogni anno uno o due calciatori forti tra quelli in rosa hanno saputo comunque dare un'impronta precisa soprattutto nel gioco e nel modo di proporsi alle loro "creature". Anche Iachini è incredibilmente sopravvissuto per due stagioni a Zamparini e al pari di Maran col Chievo ha trovato la quadra per far stare in campo i propri giocatori facendoli rendere al meglio. Torino, Sassuolo, Chievo e Palermo, squadre con un'identità collettiva molto forte nella quale i singoli giocatori pur non essendo campioni riescono a dare il meglio delle proprie capacità. Un segreto di Pulcinella, a conoscenza di tutti, ma che non tutti riescono a tradurre in risultati e gioco per le proprie squadre. Il secondo elemento che può spiegare in parte quest'inizio di campionato è il cambio di allenatore o di giocatori (o di entrambi, tipo Milan e Napoli) che tante squadre, a volte frettolosamente classificate come "big", hanno subito. Da qui inizi stentorei (Napoli e Juve, ma perdere il carisma di Pirlo, Tevez e Vidal di colpo non poteva essere una cosa senza alcuna conseguenza...) o prestazioni e risultati altalenanti (Inter, Milan, Fiorentina, Lazio, Roma).

La sosta per la Nazionale prolunga di una settimana il piacere della visione di questa classifica, ma al tempo stesso dà "alle grandi" il tempo per riorganizzarsi anche alla luce degli acquisti fatti last minute sul mercato: dal 12 settembre cercheranno di "restaurare il vecchio regime" ed i pronostici dicono che ce la dovrebbero fare. Forse l'immagine più bella per descrivere questo inizio di campionato che orgogliosamente vede il Torino protagonista è quello di un gruppetto di ciclisti che in una corsa in linea scatta in fuga sin dai primi chilometri: di solito è un'impresa quasi impossibile arrivare fino alla fine in testa, ma chi, guardando quel manipolo al comando che tenta di mantenere le distanze dal gruppo che lavora per risucchiarli, non sente in cuor suo di tifare un po' per la riuscita dell'impresa mettendosi istintivamente dalla loro parte? Vai Toro, pedala, la strada è libera di fronte a te...