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columnist
Leggendo il titolo di questo pezzo qualcuno sarà sobbalzato sulla sedia, qualcun'altro si sarà immalinconito e qualcun'altro ancora mi avrà dato del pirla. Sì, lo so, non c'è nessuna possibilità, nemmeno la più remota, che si riformi in maglia granata la coppia che tante soddisfazioni ci ha dato l'anno scorso. Eppure non sarebbe un brutto affare per nessuno.
Per i giocatori perchè col Toro ritroverebbero tranquillità, stimoli, un'ambiente ideale e lo slancio che li ha fatti diventare uomini mercato la scorsa estate, per i club che detengono attualmente i loro cartellini perchè non svaluterebbero un capitale pagato parecchio e che tra panchine e pochi gol rischia davvero di crollare di valore, e per il Toro che davanti avrebbe bisogno di loro come il pane.
Eppure si sa che non sempre ciò che sembra sensato e conveniente lo è per chi davvero muove i fili del calcio mercato. Già la scorsa estate con la probabile Europa League da disputare entrambi avrebbero fatto bene a rimanere un altro anno. Ma gli stipendi a tanti zeri e il prestigio di certi palcoscenici (uniti alle plusvalenze delle società e alle provvigioni dei procuratori) sono sirene troppo infide a cui resistere. Ciro in Germania e Alessio in Spagna sembrava avessero trovato l'America. Invece Immobile paga forse la peggior stagione del Borussia degli ultimi vent'anni e Cerci una concorrenza che già a Firenze e Roma aveva dimostrato di mal tollerare per limiti caratteriali. Così a distanza di pochi mesi per i "nuovi gemelli del gol" si parla di un mesto rientro in prestito in Italia. Ovviamente non al Toro, ma all'Inter o al Napoli per Cerci e alla Fiorentina per Immobile.
Che dire? Alcuni si crogioleranno nei classici "lo sapevo" beandosi del fallimento da top player dei due prodi. Altri si arrabbieranno (per usare un eufemismo) e imprecheranno con tutta la propria rabbia per un'operazione che sa tanto di presa per i fondelli dei tifosi granata: Cerci va a Milano come voleva e Immobile in una squadra che la Champions non la farà neppure l'anno prossimo. Lo fanno senza passare dal via usando come sponda l'esperienza estera. Lo stipendio resta quello, ovvio, ma il famoso ritornello del "calcio che conta"?
Il bello è che secondo me entrambi in cuor loro sarebbero rimasti a Torino. Ma chi gli sta attorno la pensava diversamente, purtroppo. E poco gli importa adesso che le loro carriere siano di nuovo in bilico tra la svolta e l'anonimato. I contratti sono stati firmati e il glam della Champions è stato assaporato. Triste questo nostro calcio...
E il nostro presidente? "Messo con le spalle al muro" e "costretto a cederli" (sono parole sue), se mai i due tornassero in Italia, userebbe la cosa a propria discolpa, c'è da giurarci. E mentre ci sarebbe un attacco da rifondare (a parte Quagliarella), ha già fissato il prezzo per Bruno Peres: 8 milioni. Giusto perchè se oltre a metterlo spalle al muro gli tappassero anche la bocca almeno saprebbero cosa scrivere sull'assegno...
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