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Torino, più 32

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Sotto le granate / "A volte mi chiedo cosa pensino le altre squadre del Toro. Facciamo un po’ paura? Siamo aggressivi e ricchi di talenti, certo che facciamo paura!"
Maria Grazia Nemour

Torino sahariana, domenica. Alle diciotto ancora trentadue gradi.

Si comincia con la condivisione del dolore per chi è vittima del terrorismo, poi le vittime del terremoto.

Ed ecco che comincia la prima partita in casa in uno stadio discretamente pieno. Molti hanno chiuso il 2016/2017 con il solito “Basta, questo è l’ultimo anno che faccio l’abbonamento”, ma poi hanno aperto il 2017/2018 allo stesso modo, “Comunque, questo è l’ultimo anno che faccio l’abbonamento”.

Bambini, tanti. Magari anche il piccolo Bonucci con la maglietta di Belotti, in giro.

A volte mi chiedo cosa pensino le altre squadre del Toro. Facciamo un po’ paura? Siamo aggressivi e ricchi di talenti, certo che facciamo paura!

I primi venti minuti, se il Sassuolo la paura ce l’ha, riesce a dominarla. Il Toro ha bisogno del gesto funambolico del Capitano per sbloccare l’andatura. Se il Capitano giocasse nell’altra squadra della Torino sahariana, questo gol entrerebbe nella letteratura del calcio. Sensazionale e pulito, come l’autore. Un Capitano ancora in corsa verso la forma ottimale ma che non si risparmia e continua a cercare il sole fino al termine di questa lunga, lunga partita, servendo uno stanchissimo ma ineccepibile assist al 90esimo a Obi, che nell’afa delle venti non si lascia sfuggire il miraggio e segna.

Proprio Obi che doveva uscire – dopo aver dato molto – ma che per errore della panchina rimane in campo a sfavore di Rincon. Le vie del cielo e della panchina sono infinite, e Obi aveva ancora qualcosa da dare, un gol.

Se la salute accompagna, Obi e De Silvestri faranno ricordare perché tanto si diceva bene di loro qualche tempo fa. Che si allontani sempre più l’incubo degli infortuni e delle complicazioni muscolari. Obi e De Silvestri sono finalmente al pieno della forma e hanno giocato creando spettacolo. De Silvestri non fermandosi mai, Obi, dispensando addirittura capriole circensi festeggiando la rete.

E per un Rincon che esce, un Acquah entra. Avvicendamento di guerrieri. Ma sì, che anche fisicamente facciamo un po’ di paura, dai! E nel mentre, a noi la paura passa: finalmente una partita dalla rete granata immacolata, zero gol.

Potenza ma anche proporzione, quella che mancava. Moretti e N’Koulou danno un po’ di serenità davanti alla porta, dopo tanta, tanta ansia patita (a che ci sbeffeggiava “il Toro se l’è preso N’Koulou” possiamo sorridere e rispondere “Sì, per fortuna sì, N’Koulou!”). Nel centrocampo c’è finalmente da chiedersi chi preferire, e sono tutte prime scelte – da Baselli, a Obi, Acquah, Rincon – nessun ripiego. E poi i magnifici tre più uno. Iago al 70esimo era stremato dal caldo ma è uscito rimanendo a credito nella prestazione. Ljajic miracolato nello spirito, nel corpo lo è sempre stato. Berenguer alle prese con l’apprendimento dell’arte del dribbling, Berenguer che cresce e scappa via, che in tre partite segna due volte, e vabbè che un gol era contro il Trapani, e pazienza che l’altro era dopo il fischio. Nel secondo tempo esce per Edera che, appena in campo, si prende subito lo spazio per una rincorsa e tiro, le misure sono sbagliate di poco. Avrei potuto piangere se avesse segnato così. Mi auguro di scoppiare in lacrime al più presto.

Davanti, il Gallo, Capitano di una squadra innamorata di lui.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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