columnist

Toro, 4 days after

Maria Grazia Nemour
Sotto le granate / "No, non è influenza, è derby andato a male, quello che ti gira in pancia. Però..."

Quando il tuo obiettivo diventa difendere una sconfitta tre a zero - e non riesci a raggiungerlo! - non ti stupisci se dopo quattro giorni ancora avverti un po’ di nausea, senso di spaesamento, brividi o sudori. No, non è influenza, è derby andato a male, quello che ti gira in pancia.

Eppure… eppure la partita era iniziata col tentativo di Liaijc, qualche buona idea di Iago. Eppure era uno dei Toro più forti degli ultimi venti anni, a entrare nel parco-divertimenti juve, sabato. Sicuramente un Toro con curriculum più lungo rispetto a quello un tantino anonimo del 2015, quello che ci riempì la gola del grido liberatorio della vittoria tanto invocata. Sabato, giusto "L’urlo di Munch", avevamo in faccia.

Cosa entra in campo di NOI quando l’arbitro fischia e il derby comincia? Sicuramente si riversa una settimana di atti scaramantici (perché c’è sempre una zia o un verduriere che ti attacca addosso un: "allora buona partita, divertiti, speriamo che vinciate voi per una volta, nè"), di chiacchiere duellate al bar, in ufficio e in fabbrica. Di silenzi forzati per chi entra in ritiro spirituale pre-derby.

È chiaro, per la juve il derby è quella gara che cade tra una partita di campionato e una di CL. Una partita, in fin dei conti, abbastanza facile con un avversario, in fin dei conti, che fa quasi simpatia per l’impegno.

Per noi. Per noi? Per noi è sfidare chi atavicamente sentiamo inferiore in quanto a etica e passione, la ricerca di riscatto di chi la sfortuna la conosce intimamente. Per noi è la rivoluzione economico-calcistica da far scoppiare in campo.

Forse per questo, Baselli si è tappato il naso e ha fatto un tuffo a bomba su Pjanic, era un tantino nervoso, e se c’è una partita in cui il nervosismo deve essere domato, è proprio il derby. Perché se è vero che è da torinista lamentarsi dei favori arbitrali concessi sistematicamente alla juve fin dai tempi dei Savoia, è statistica rilevare che a Venaria si finisce sempre in dieci. Volontari? - chiede l’arbitro prima di cominciare - No? Allora faccio io. Tu, fuori!

Con cosa ci possiamo leccare le 4 ferite inferteci, col fatto che hanno speso milioni per un logo che fa pensare alla manina di un bambino delle elementari con scarsa fantasia? No, non basta. Brucia, pensare che non ce la siamo giocata.

Rincon ha perso palla, e insieme alla palla abbiamo perso il pareggio e la partita?

Baselli è stato espulso perché il Toro era accecato?

Perdere 1-0 pensando solo a difendere, o 4-0 con velleità di pungere, è la stessa cosa?

Confondere le strisce e pensare che contro la juve e contro l’Udinese si possa giocare lo stesso gioco, presenta dei limiti, quantomeno oculistici?

Niang era completamente sveglio? Farlo giocare al derby con quel passo non è un modo per bruciarlo in granata? Possibile che in allenamento Boyè e Berenguer corressero ancora meno di lui?

Non lo so. Però oggi qualcuno mi ha ricordato che il derby è una partita fondamentale solo mentre la stai giocando. La settimana dopo, la partita fondamentale diventa quella contro il Verona.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.