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columnist

Toro, a gennaio servirebbe un’altra “rivoluzione dei peones”

Gianluca Sartori

Editoriale / Società chiamata a misure drastiche per fare pulizia: in campo solo chi ha fame e rispetta i tifosi

"Nel dicembre 2009 il Torino viveva il momento più basso della sua storia: la squadra pochi mesi prima retrocessa dalla Serie A alla Serie B navigava ai margini della lotta per non retrocedere in Serie C. A quel punto, un coraggioso e rampante direttore sportivo di nome Gianluca Petrachi, assurto poco prima al ruolo di responsabile del mercato granata, prese in mano la situazione e stravolse completamente la rosa nel mercato di gennaio seguente. Petrachi cedette in prestito secco undici giocatori tra coloro che erano stati protagonisti della retrocessione di pochi mesi prima, palesemente in calo di motivazioni e in rotta con l’ambiente (vedi Di Michele, Diana, Pisano, Colombo), e comprò quasi tutti in prestito secco tredici giocatori provenienti perlopiù da serie minori o squadre meno blasonate (vedi Pestrin, D’Ambrosio, Genevier, Barusso).

"Il risultato fu eclatante: dopo un periodo di assestamento la squadra di Stefano Colantuono (contestualmente richiamato alla guida della squadra dopo essere stato esonerato), forte di un ritrovato clima di coesione ed entusiasmo all’interno dello spogliatoio, centrò un girone di ritorno da 41 punti in 21 partite e guadagnò i playoff promozione fermandosi solo in una finale col Brescia piena di polemiche. Quello stravolgimento invernale della squadra passò alla storiografia granata come “rivoluzione dei peones”.

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"In situazioni particolari servono rimedi particolari. Undici anni dopo, il Torino vive un momento piuttosto simile, pur se in Serie A, ed è da molti avvertita la necessità di fare “piazza pulita”. Molti giocatori della rosa attuale a Torino hanno fatto il loro tempo e non hanno più nulla da dare; confermandoli con la forza – sulla spinta della pressione dell'ambiente – si è commesso un grave errore e il prezzo si sta pagando ora. Questa è stata la causa scatenante di tanti insuccessi accumulati che hanno creato insicurezze e assuefazione alla sconfitta; per una combinazione di questi fattori non si riesce a fare una svolta mentale collettiva.

"Serve agire con rimedi forti finchè si è in tempo; mancano 27 partite e c’è tempo per evitare il peggio. Forse, più che con un cambio di allenatore (a meno di richiamare Moreno Longo, che conosce la situazione e ha saputo entrare nelle teste dei vari Meité e Zaza ricavandone qualcosa di buono), stavolta servirebbe intervenire rivoltando il gruppo, facendo a gennaio qualcosa di simile al mercato di Petrachi in quel 2010. Certo, non può sfuggire il fatto che i mercati invernali dell’era Cairo (salvo che in quella e in pochissime altre occasioni) sono stati caratterizzati da pochissime novità. Applicare questa strategia richiede competenza e capacità decisionale. E non sarebbe assolutamente facile realizzarla tenendo conto del lato patrimoniale (i calciatori non sono figurine). Ma la soluzione più percorribile al fine di salvare la categoria è quella di fare repulisti e consegnare la maglia granata a giocatori che non abbiano paura di prendersi responsabilità, che siano caratterizzati da fame agonistica e che, soprattutto, non prendano in giro i tifosi.