Ci pare riduttivo semplificare l'analisi del deludente pareggio (il sesto stagionale, record in Italia) ottenuto dal Torino contro il Chievo, fermandosi alle occasioni da rete avute e non sfruttate dai granata. È vero che pesa più di tutto il rigore sbagliato da Belotti, ma se il pubblico di Torino ha fischiato sonoramente per manifestare il proprio disappunto, un motivo c'è. Ed è la delusione che inevitabilmente ha provocato in loro la partita di ieri, che è un passo indietro laddove - dopo il pari di San Siro - ci si aspettava da questa squadra una svolta. Il Toro resta preda dei suoi limiti caratteriali e tattici: il risultato non soddisfa, ma così anche la prestazione. Tocca andare oltre all'analisi minimalista di Mihajlovic, volta a ergere uno scudo a difesa dei propri giocatori, ed evidenziare che quel che è mancato è l'atteggiamento.
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Toro: prova a chiederti perché il pubblico ti fischia
C'erano le condizioni perché quello di ieri fosse un turno favorevole al Toro, che con una vittoria avrebbe superato il Milan, rientrando mani e piedi in zona Europa, con il vantaggio di poter giocare tranquillamente per due risultati su tre domenica prossima in casa dei rossoneri. Una squadra consapevole di questo sarebbe scesa in campo in altro modo, evitando di regalare i primi 20 minuti al Chievo; e avrebbe prodotto un altro tipo di pressing nella ripresa per cercare di vincere la partita, laddove l'unica azione da gol prodotta è stata la traversa di Iago Falque (il rigore è stato un gentile omaggio di Gobbi).
Nessuno dice che il Chievo fosse un avversario semplice, resta però il fatto che la squadra ha disatteso le richieste della vigilia, senza scendere in campo con i "principi morali" tanto decantati dal tecnico, manifestando peraltro delle lacune evidenti nella manovra offensiva. Il Toro non corre, ma le altre concorrenti per il settimo posto nemmeno, e tutto è ancora in ballo. La partita in casa del Milan però a questo punto assume un'importanza capitale; per pensare di fare risultato questo Toro però deve dimostrare di essere una squadra matura dal punto di vista mentale, cosa che sin qui non ha ancora dimostrato.
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