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Toro, AAA mentalità giusta cercasi

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Sembra un mistero come questo Toro che doveva crescere progressivamente di anno in anno, tolta la prima stagione, quella della ricostruzione, con Ventura in realtà appaia arenato nelle secche della mediocrità. Doveroso da parte mia...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Sembra un mistero come questo Toro che doveva crescere progressivamente di anno in anno, tolta la prima stagione, quella della ricostruzione, con Ventura in realtà appaia arenato nelle secche della mediocrità. Doveroso da parte mia premettere che non voglio dare la colpa al mister o, almeno non tutta, della "crescita zero"degli ultimi tempi, nè che il mio intento sia quello di far passare sottilmente e subdolamente il messaggio che un cambio in panchina possa essere la ricetta magica ai problemi di questa squadra. In realtà mi interessa solo fare un paio di considerazioni dalle quali ognuno potrà trarre le conclusioni che meglio crede.

Innanzitutto, come ho già più volte detto, sono contento del cambio di modulo: il 4-2-4 fatto qua al Toro era decisamente meno frizzante e offensivo di quello visto a Bari. Sicuramente ripartire quest'anno con un modulo diverso da quello che lo zoccolo duro della squadra conosceva ormai da due stagioni può aver contribuito a certi svarioni ed alla perdita di qualche punto, ma non mi sembra in tutta franchezza la causa principale della mancanza di certi risultati. Si può discutere se sia meglio la difesa a tre o quella a quattro o se Cerci giochi meglio da seconda punta o da ala, ma, ripeto, non sta tutta qui la chiave dei non risultati.

Un altro punto di grossa criticità potrebbe essere legato al mercato, ma anche qui, i nuovi, chi più, chi meno, chi a fasi alterne, hanno dato nel complesso alla squadra ciò che ci si aspettava da loro. Diciamo che l'appunto più grande che si può fare al mercato semmai è quello di non aver portato in dotazione giocatori di sicura ed affidabile qualità. In una serie A livellata verso il basso come quella attuale, con partite molto equilibrate e squadre, tolte le prime 5-6 (Verona a parte) molto omogenee tra di loro, c'è da tenere in conto che avere in rosa 3-4 giocatori di livello medio alto per la categoria significa avere chi è capace di spezzare gli equilibri di una gara e dare così un contributo fondamentale per la vittoria di molte partite. Se il Toro ha vinto solo 3 delle ultime 22 partite una delle ragioni starà anche nel fatto che, eccetto Cerci, non ha altri giocatori con la qualità sufficiente a fare la differenza. La qualità conta, soprattutto in serie A.

Ma per ottenere risultati, purtroppo o per fortuna, non basta solo la qualità. Ciò che a mio parere risulta spesso determinante è un fattore x che pesa quanto se non più delle altre componenti: la mentalità. Le grandi squadre ce l'hanno per definizione, ma in realtà anche le piccole spesso la dimostrano sebbene rapportata ai propri obbiettivi. Prendiamo ad esempio il Chievo degli ultimi dieci anni: per salvarsi ha sempre posseduto una certa mentalità che gli ha permesso di sopperire a carenze di qualità o di gioco ed ottenere risultati al di là delle aspettative di tutti.

Quello che mi pare manchi perciò al Toro è la mentalità giusta per "calarsi" nella parte che deve fare sul palcoscenico della serie A: l'anno scorso la squadra ne necessitava una da neopromossa in lotta per non retrocedere, ma quasi mai ha interpretato quella parte con la convinzione necessaria, tant'è che sul finale di campionato ha rischiato di essere risucchiata nella zona rossa della classifica. Quest'anno doveva ritagliarsi un ruolo da parte sinistra della classifica, ma raramente ha saputo fare sfoggio di quella mentalità che ti fa vincere partite definibili spartiacque tra un tipo di campionato di alto livello ed uno di medio-basso.

Forse, azzardo, è qui che sta la madre di tutti gli errori di Ventura: la squadra lo segue molto pedissequamente, troppo, tanto che non mi pare che i singoli giocatori si prendano iniziative per tentare giocate al di fuori di quelle suggerite dal mister. Un bene in linea generale, un male se si vuole fare il salto di qualità. Una squadra di calcio non è come una squadra di football americano dove gli schemi sono quasi la Bibbia per i giocatori. Ventura è bravo a dare forma e sostanza alla squadra ma, presumendo che sia lui il punto di partenza dell'atteggiamento degli uomini in campo, forse pecca di abilità nel trasmettere la sicurezza necessaria per trasformare le giocate dei protagonisti in campo da semplici compitini a efficaci variazioni sul tema. E' chiaro che se un giocatore è più preoccupato dal non dover uscire dallo spartito per non deludere le richieste del mister, difficilmente avrà la serenità e la scioltezza per provare cose in grado di sparigliare le carte in campo.

Un Toro che non si getta allo sbaraglio per avere la meglio di un avversario non può che essere considerata una squadra attenta e matura, ma lo stesso Toro se non "azzanna al collo" un avversario come il Cagliari in condizione psicologica peggiore, dimostra di non avere la mentalità per affrontare certe sfide con il giusto piglio, quello della squadra che può stare nella parte sinistra della classifica. Non so se questo coraggio debba essere già insito nei giocatori o debba partire da chi ha il manico del comando: nel primo caso significherebbe che come per Don Abbondio vale il detto manzoniano che "uno il coraggio se non ce l'ha non può darselo", ma nel secondo vorrebbe dire che è Ventura a peccare di scarsa attenzione verso questo aspetto...

Infine una banalissima considerazione sulla partita di Cagliari: i rossoblù reduci da tre sconfitte consecutive, quindi in seria difficoltà emotiva e psicologica, avevano in campo il proprio capitano Conti che è stato l'autore della doppietta da tre punti per la sua squadra. Il Toro, invece, che secondo l'allenatore cominciava il suo campionato proprio domenica, aveva in panchina il suo capitano in una partita con la difesa schierata a quattro e presentava titolare Bovo preso apposta per fare la difesa a tre. Parecchio strano, non trovate? Però in un certo senso esemplificativo di quanto l'aspetto mentale possa giocare un ruolo determinante nel calcio.

I moduli sono buoni per far discutere la gente al bar e farci sentire tutti allenatori, ma mi sa che quello che conta davvero sono la qualità dei giocatori e la mentalità che la squadra acquisisce o che gli viene trasmessa dal proprio allenatore. A questo punto ognuno faccia i propri Conti...

 

Alessandro Costantino

(Foto Dreosti)

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