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Toro, addii dal sapore diverso con un occhio al futuro

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Il Granata Della Porta Accanto / Moretti lascia da idolo, Petrachi da separato in casa: il primo resterà da dirigente, il secondo farà spazio ad un ds a cui spetterà dare un'ulteriore spinta alla crescita del Toro
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

È tempo di addii in casa granata: quello di Moretti, al calcio giocato, e quello di Petrachi, dopo quasi dieci anni di militanza, come direttore sportivo. Due addii pesanti, ma dal sapore diverso e dalle prospettive diverse, per ciò che lasciano e per ciò che sarà.

Su Emiliano Moretti sono stati (giustamente) spesi fiumi di parole e di lodi per sottolineare lo spessore in campo e fuori di un giocatore che pur non essendo un campione (ipse dixit) in realtà è stato perno fondamentale di ogni squadra in cui ha giocato ed elemento trainante e di riferimento in ogni spogliatoio di cui ha fatto parte. Il capitano "ombra", come mi piace definirlo, (non me ne voglia il Gallo…) ha fatto in fretta a dissipare lo scetticismo che lo accompagnò al suo arrivo da Genova: serietà, dedizione, professionalità, ma anche grinta, passione, carattere ne hanno fatto uno dei simboli della risalita del Toro ai piani alti del calcio italiano. Ora se ne va, in punta di piedi, come è arrivato, ma per fortuna non abbandona il Toro perché si mette a disposizione (proprio come quando era in campo…) della società affinché la sua preziosa esperienza in granata non vada perduta e il suo contributo risulti ancora determinante per la crescita del club. Domenica saremo in tanti a dirgli grazie per questi suoi sei anni di Toro, regalandogli il centro della scena sebbene non sia il "luogo" da lui preferito e tributandogli la riconoscenza ed il rispetto che si è guadagnato e sudato sul campo, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, intervento dopo intervento. Omen nomen, e dopo Mondonico, un altro Emiliano entra di diritto, e per sempre, nel cuore dei tifosi granata: la chiara dimostrazione che sono sempre le persone a fare la differenza e che il Toro può essere tale solo se le persone che stanno in campo ed in società sono all'altezza dei valori tipici della sua storia e della sua tradizione.

L'altro addio è, invece, quello di Petrachi, uno dei ds più longevi della storia del Toro, ma figura decisamente meno "ecumenica" di Moretti agli occhi dei tifosi. Difficile valutare oggettivamente il suo operato, così,"a caldo", di sicuro ha dei meriti indiscutibili nella crescita del Torino che trovò messo male in serie B nel gennaio del 2010 e che lascia alle porte dell'Europa nel 2019. Quasi dieci anni di acquisti e cessioni, dalla 'rivoluzione dei peones' sino all'arrivo di Singo a fine gennaio di quest'anno, hanno visto Petrachi barcamenarsi tra i budget non sempre faraonici messigli a disposizione da Cairo e le "mitiche" plusvalenze, obiettivo per il quale ha lavorato alacremente forse anche più che per i risultati sportivi. Se ne va, quasi scappando, in una maniera quindi che non gli rende giustizia: per quanto abbia avuto ed abbia parecchi detrattori per alcuni suoi flop clamorosi, l'ormai ex ds granata avrebbe meritato un'uscita di scena più soft, senza trionfalismi, ma almeno con l'onore delle armi visti anche i tanti ottimi giocatori presi. Non so quanto la sua scelta di andare alla Roma sia valida nell'ottica di un suo personale balzo di carriera, so però per certo, senza sminuire i suoi meriti, che era necessario per il Torino cambiare per continuare a crescere.

Petrachi è stato importante per Cairo in un momento di rilancio e consolidamento di società e squadra, ma non aveva più le risorse e lo slancio per essere altrettanto efficace in questa fase di decollo verso l'élite del calcio italiano. Giusto separarsi e giusto per il Toro cercare un nuovo ds che porti in dote una maniera diversa di lavorare. Lo stesso Bava da molti tacciato di inesperienza nel calcio dei "grandi" di sicuro costituirebbe una boccata di aria fresca nelle strategie di mercato del Torino. Quanto chi arriverà sarà efficace è cosa difficile da predire a tavolino, ma questo momento di discontinuità nella dirigenza dell'area sportiva può essere un'opportunità per un ulteriore balzo in avanti nelle ambizioni societarie (sempre che queste siano reali e concrete…).

Due addii diversi dunque, con due finali diversi (uno più glorioso, l'altro meno), ma con un comune denominatore: entrambi apriranno nuove strade che speriamo siano estremamente proficue nella vita della società.

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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