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Toro, all-in su Mazzarri

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Il Granata Della Porta Accanto / Scelta “facile” per Cairo e Petrachi, sfida ardua invece per il tecnico che si gioca la credibilità di fronte ai tifosi
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

È andata come anche le pietre sapevano sarebbe andata: mercato di gennaio, zero acquisti. A meno che il buon Singo sia un Nkoulou in erba e si sia fatto bingo prendendolo da questo club africano senza che, stranamente come di solito avviene per le giovani promesse del continente nero che già in età adolescenziale vengono fatte crescere in Europa, nessun altra società ci abbia pensato prima. È andata come i protagonisti volevano che andasse. Cairo di certo non ha perso il sonno per non aver potuto investire a gennaio, Petrachi ha fatto il suo colpo sul terreno a lui più congeniale, quello dei giocatori ancora da scoprire, e Mazzarri ha ottenuto una rosa ristretta senza aggiungere magari quel fantasista che nella sua visione del calcio è più un impiccio che un valore aggiunto.

È andata invece un po’ diversamente da come si aspettavano i tifosi. Bene la cessione di Soriano che non ha legato con l'ambiente e ha dimostrato di essere lontano parente del giocatore ammirato alla Samp qualche stagione fa, così, così i prestiti di Lyanco ed Edera che per ragioni diverse sarebbero stati utili, ma che almeno avranno modo di accumulare minutaggio in serie A vista la stima reale di Mihajlovic che li ha fortemente voluti nella sua nuova avventura al Bologna. Resta, agli occhi dei tifosi, l'incomprensibile scelta di non prendere un centrocampista offensivo dai piedi buoni capace di rendere pericolosi i calci da fermo e di innescare le punte.

Mi pare di poter affermare senza ombra di dubbio che la proprietà ed il DS si siano fidati (e tutto sommato è stata una scelta facile perché non hanno nulla da perdere, comunque vada, di fronte alla tifoseria) dell'allenatore, seguendo in tutto e per tutto le sue indicazioni e scommettendo sulle sue capacità di far raggiungere alla squadra (o perlomeno di lottare fino alla fine per) l'obiettivo europeo. Un vero e proprio all-in su Mazzarri per un posto in Europa League. Quello che rischia di più è sicuramente l'allenatore toscano che a sua volta ha fatto all-in su stesso. A meno di clamorose beffe sul fino di lana o acclarati e giganteschi torti arbitrali, non credo che i tifosi sarebbero teneri con Mazzarri se fallisse il settimo posto. Di sicuro non è con il gioco che il tecnico sta conquistando il cuore dei tifosi, né con scelte tollerate dalla piazza tipo l'utilizzo massiccio di giovani.

La solidità è ciò che caratterizza il suo Toro, ma nel girone di andata questa solidità, piuttosto fine a se stessa, è stata anche il più grosso limite di questa squadra. Raramente Belotti e compagni hanno dato l'idea di avere un piano B in grado di modificare significativamente lo spartito da suonare se la musica in campo cambia. Con l'Inter abbiamo avuto la dimostrazione che se il corso della gara prende la piega più congeniale alla tattica Mazzarriana (non si è preso gol in principio con Lautaro Martinez, si è segnato in modo casuale, gli avversari hanno fatto sterile possesso palla, ecc) si può fare risultato anche con le big, mentre in altre gare come con Napoli e Parma in casa, secondo tempo con la Juve, Roma in trasferta, per citarne alcune, la squadra ha fatto fatica a cambiare passo e a provare ad offendere seriamente l'avversario, sia per la poca qualità e profondità della panchina, sia per la poca qualità che anche i titolari hanno nel gioco dalla tre quarti in su.

Da un lato ammiro il coraggio e la coerenza di chi guida il Toro, dall'altro non posso che essere scettico sulla scelta di non voler diversificare i mezzi per raggiungere i risultati prefissati. Evidentemente sono un pessimo giocatore d'azzardo e non avrei mai fatto un all-in del genere. Oppure semplicemente amo troppo il Toro e, come per un figlio, vorrei solo il meglio per lui…

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