Luglio, mese di abbonamenti.
columnist
Toro, alto gradimento
È iniziata tardi quest’anno la campagna abbonamenti del Toro, diversi giorni dopo quella delle altre società. Chissà se sono poi davvero aumentati o no. È interessante guardare le squadre dalle vetrine delle campagne abbonamenti: chi punta sull’amore e si limita a scrivere “amala”, chi punta sulla malizia e ti invita a “venire” allo stadio, chi punta sulla storia, chi – e indovinate chi – riesce a utilizzare un’immagine a righe bianche e nere già usata da una piccola squadra spagnola e poi fa ancora la voce grossa. I cambiamenti delle campagne pubblicitarie negli anni andrebbero analizzati, dicono molto della filosofia di una società.
Lo fai o non lo fai l’abbonamento, quest’anno?
Io ho tergiversato fino al 31, e poi ho rinnovato. E l’ho fatto con un certo disappunto nei confronti dell’aumento rispetto la scorsa stagione. Ok, non sarà il 30% in più imposto della juve – l’abbonamento credo che quei tifosi lo accendano direttamente in banca, con le modalità di un mutuo – ma avrei gradito un caro pensiero di Cairo nei miei confronti: Mariagrazia, nessun rincaro.
Avrei gradito…sì, perché ho sempre pensato che ero io a gradire il Toro, e invece andando a leggere le clausole dell’abbonamento, scopro che è il Toro a formulare condizioni di gradimento nei miei confronti. E se il Toro non mi gradisce, nessun abbonamento, nessun biglietto, nessun accesso ai luoghi societari.
Oddio, è vero che i principi a cui attenersi sono largamente condivisibili:
“Il Torino FC rifiuta ogni forma di violenza, anche verbale, e discriminazione e ogni comportamento in contrasto con i principi di correttezza e probità. 1.2 Nel rispetto dei principi rappresentativi della tradizione e dell’identità sportiva del Torino FC, sono vietate tutte le condotte contrarie ai valori dello sport ed al pubblico senso del pudore, nonché tutti quegli atti che nella loro espressione sostanzino/concretizzino comportamenti violenti, di qualunque forma, discriminatori o offensivi su base razziale, territoriale, di lingua, sesso, nazionalità, etnica e religiosa verso la tifoseria della squadra avversaria, il personale di servizio, le istituzioni e/o la società civile ovvero configuri propaganda ideologica vietata dalla legge”.
Sono la prima a condannare la violenza e ad amare il Toro innanzitutto per i principi etici e solidaristici che da sempre lo contraddistinguono, è solo che fare la tessera del tifoso, farmi perquisire all’entrata, passare attraverso i tornelli, farmi riprendere da una moltitudine di telecamere che registrano gli spalti, sottostare alle indicazioni degli steward, mi sembravano un insieme di misure già oltremodo garantiste. E poi se sgarro – e io non riesco a sgarrare neanche per introdurre una bottiglietta di succo di frutta nello zaino di mio figlio, mentre altri riescono a sgarrare entrando con bombe carta al seguito – interverrà la polizia, la magistratura. Funziona così, un ente terzo si fa carico di fermarmi e un altro ancora giudica il mio comportamento.
Il fatto che sia la Società, con norme privatistiche, a valutare il mio comportamento mi lascia un po’ perplessa.
Parecchio perplessa mi aveva lasciata quest’anno l’allontanamento dallo stadio del nucleo di tifosi ‘esodati’ dalla Maratona alla Primavera. Perplessa mi aveva lasciato la motivazione del daspo: mancata coincidenza del biglietto con lo spicchio di spalti occupato. Un po’ pretestuoso, perché è lampante che in curva – che sia la Maratona o la Primavera – nessuno o quasi va in giro col biglietto in mano alla ricerca del suo posto a sedere, non è un teatro, nonostante lo spettacolo non sia da meno. Almeno nelle speranze.
Ho sentito dire che il daspo in realtà era stato comminato perché gli interessati occupavano posti preclusi per ragioni di sicurezza (e io quei posti li avevo visti interdetti solo per il derby, e già in quell’occasione mi aveva infastidito l’idea che proprio ‘quelli’ venissero a determinare cambiamenti organizzativi a casa nostra). Comunque, in tanti hanno inteso che l’azione sanzionatoria mirata a quel gruppo di tifosi fosse direttamente collegata al dissenso dimostrato nei confronti delle scelte societarie.
Fatto sta, che gli interessati hanno presentato ricorso – gratis? Non credo – e il daspo è stato annullato.
Ma in caso di sanzione erogata dalla Società non ci sarà spazio per alcun ricorso, è un sistema privatistico che prevede solo la presentazione di “giustificazioni” che verranno valutate da non si sa bene chi. Non so, il principio di correttezza lo condivido, ma il mio spirito libertario un po’ tossisce a leggere il regolamento delle condizioni di gradimento. Certo non è un’invenzione del Toro, esiste un protocollo ministeriale che invita tutte le Società a promuovere questa “dimensione sociale del calcio”.
Mi auguro che il “sistema gradimento” venga applicato con lo spirito più nobile possibile, allontanando le persone che vanno allo stadio senza alcun interesse alla partita ma per lavoro, perché traggono un profitto che nulla ha a che fare con il calcio. Mi auguro che il Toro gradisca oltremodo i tifosi che ne condividono da sempre le sorti, allontanando chi tifoso non è. Mi auguro che il Toro gradisca ogni forma di dissenso se espresso senza procurare danno a nessuno e con l’intento di costruire nuove possibilità.
Mi auguro un crescente alto gradimento per questa nuova stagione.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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