columnist

Toro Amarcord

Beppe Pagliano
A campionato finito ‘Saldature’ torna ad essere quello che voleva essere fin dall’inizio, vale a dire ricordi personali di una vita tinta di granata.L’occasione dell’amarcord odierno me lo ha...

A campionato finito ‘Saldature’ torna ad essere quello che voleva essere fin dall’inizio, vale a dire ricordi personali di una vita tinta di granata. L’occasione dell’amarcord odierno me lo ha dato la recente lettura del bellissimo libro “Il Toro non può perdere”, scritto da Eraldo Pecci e da qualche tempo in libreria.  A tal proposito consiglio a tutti i tifosi granata di leggere questa piccola perla che non può mancare nelle librerie di chi custodisce il Toro nel cuore. Nel volume in questione Pecci ricorda, a modo suo, la cavalcata vincente dei ragazzi di Radice nel campionato 1975 1976, leggendo queste pagine si sorride e ci si commuove rievocando un tempo ed un calcio che non esistono più, ma che vengono conservati gelosamente nelle menti di chi quegli anni li ha vissuti.   Marzo 1980. La porta di camera mia si apre lentamente, sono appena passate le sei di mattina, è ancora troppo presto affinché la mamma mi venga a svegliare per andare a scuola, in realtà è mio padre che di ritorno dal turno di notte mi sveglia dandomi una notizia sensazionale: il Toro nel primo pomeriggio verrà ad allenarsi a Mathi nel nostro campo sportivo, in quanto al Filadelfia si stanno svolgendo lavori di manutenzione. Unica raccomandazione, deve rimanere un segreto, si vuole evitare che ci sia troppa gente a disturbare l’allenamento dei ragazzi di Rabitti da qualche tempo subentrato a Radice sulla panchina granata, di conseguenza, a scuola, non dovrò dirlo a tutti. Come si può però mantenere un segreto simile? Lo racconterò solo ai miei amici di provata fede granata, il guaio è che loro, a sua volta, lo racconteranno ad altri. Morale della favola all’uscita da scuola la notizia da segreta, era in realtà diventata di dominio pubblico. Arrivato a casa mi siedo a tavola e dico a mia madre che dopo andrò al campo sportivo perché il Toro oggi si allenerà da noi, mia madre mi guarda e mi dice: “Oggi è giovedì alle 2 devi andare a Catechismo, quest’anno devi fare la Cresima”. No, non mi ero più ricordato, oggi è giovedì e devo andare ad ascoltare le prediche inutili di quella perpetua che ci prepara per la Cresima. “Andrai alle 3 quando avrai finito” mia madre è inflessibile; maledette le sue origini tedesche, a quell’ora l’allenamento sarà già iniziato da un pezzo. Alle due meno un quarto, cartellina del catechismo in mano, inforco la bicicletta, ma penso che nella vita si devono prendere delle decisioni fondamentali, e quindi al posto di andare all’oratorio vado verso il campo sportivo. Arrivato a destinazione, mi accorgo che a catechismo saranno presenti davvero pochi  ragazzini della mia classe che tifano Toro. Entro in campo con gli altri che stanno giocando a pallone, il custode ci intima di uscire dal rettangolo di gioco non appena il pullman si presenterà alla nostra vista, come sempre mi metto in porta, pur praticando l’atletica leggera, sono pur sempre il discendente di una stirpe di ottimi portieri, quindi è quello il ruolo che mi spetta, ed in cui me la cavo meglio, durante le partite di calcio tra amici. La cartellina del catechismo nel frattempo se ne può stare buona buona sul sellino della bici. Passa qualche minuto ed ecco il pullman che arriva, ad uno ad uno scendono tutti i nostri campioni, da Pulici a Zaccarelli, da Graziani a Claudio e Patrizio Sala, fino a Pecci ed al portiere Terraneo, più alcuni ragazzi della Primavera, tra cui un ragazzino biondo di poco più grande di noi, che risponde al nome di Giancarlo Camolese. La cosa incredibile è che siamo noi in campo e loro fuori. “Fuori da lì” ci intima il custode, ma noi rimaniamo in campo. Alcuni di loro entrano subito negli spogliatoi, mentre altri vengono a tastare il terreno di gioco, tra di loro Pecci detto Piedone regista della squadra, ma soprattutto un simpatico ragazzo romagnolo dalla battuta sempre pronta e Giuliano Terraneo il portiere che si diletta a scrivere poesie. “Ehi portiere passa”. E’ Pecci che si rivolge a me, a quel punto gli passo il pallone e lui al limite dell’area si mette a palleggiare con entrambi i piedi pur indossando jeans, mocassini e giubbotto in renna, mette la palla a terra ed esclama rivolgendosi sempre a me: “Fammi vedere se questo lo pari?”. Posa la palla a terra al limite dell’area, prende una breve rincorsa e calcia un pallonetto indirizzato al sette sulla mia destra, raccolgo tutte le mie forze e mi tuffo sulla mia destra, riesco a toccare con le punta delle ditta il pallone che scivola docile fuori dallo specchio della porta. “Uhe bravo portiere! Attento Giuliano che questo ragazzino ti prende il posto” è la voce di Pecci che canzona Terraneo, ma che in quel preciso istante fa di me un  eroe agli occhi dei miei compagni di gioco. Peccato che al momento in cui mi rialzo la maglia ed i pantaloni che indosso siano lerci di fango: chi la sentirà adesso mia madre? Di certo i complimenti di un giocatore del Toro possono valere i rimproveri che mi attenderanno, appena rientrerò a casa. Da li a poco sento una voce familiare che mi domanda: “ Ma cosa chi’d fasi si?” è mio padre che è arrivato pure lui e che nel vedermi inzuppato di fango mi prepara a quello che mi aspetterà al ritorno a casa.    Per la cronaca il Toro per alcuni mesi continuò ad allenarsi al giovedì a Mathi, fra di noi ragazzini ed i giocatori capitò ancora di ritrovarsi a palleggiare qualche minuto insieme. Mia madre quel giorno si arrabbiò alquanto sia perché gli avevo disubbidito sia perché tornai a casa infangato dalla testa ai piedi, ma alla fine capì che il mio amore per il Toro era così forte da non temere i suoi rimproveri. A giugno ricevetti comunque la Cresima, ma la notizia sensazionale è che la lezione di catechismo da li a poco venne spostata al mercoledì, a causa delle parecchie defezioni granata.   Leggendo il libro di Pecci si intuisce come quei giocatori fossero prima di tutto dei ragazzi normali, in loro non si notavano quegli atteggiamenti da super star che in futuro hanno contagiato la stragrande maggioranza dei calciatori nostrani. Non so se i giocatori del Toro 1979 1980 siano lettori di Toronews, se qualcuno lo fosse, chissà se  ricorderà quel nugolo di ragazzini, che ogni giovedì pomeriggio, li aspettava al campo sportivo “Giacomo Bosso” di Mathi Canavese?  Di certo, nessuno di quei ragazzini ha dimenticato loro!   Beppe Pagliano Twitter   @beppepagliano   (foto M.Dreosti)