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Toro: basta scuse e sotto con i punti!

Toro
Il Granata della Porta Accanto/ Nove sconfitte in campionato e gioco che latita, ma da mister e giocatori nessuna autocritica in pubblico
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Che il Toro perda a Firenze, contro una Fiorentina che comunque fino ad un paio di giornate fa lottava per il primo posto, ci può stare. Che lo faccia rinunciando, di fatto, a giocare per 80 minuti su 90, un po' meno. Alla fine della fiera, spesso per il tifoso granata più che il risultato in sé quello che conta è l'atteggiamento, la voglia e la combattività che la squadra ci mette: giusto o sbagliato che sia, e' così da sempre. Chiaro, quindi, che il 2-0 rimediato dalla Viola abbia lasciato il segno più per come è maturato che per i punti lasciati per strada. Una prestazione troppo simile a quelle che,con rare eccezioni, ultimamente sono diventate la norma in casa granata. Squadra abulica, senza inventiva, ritmo sempre basso e compassato, gioco monocorde privo di varianti o soluzioni alternative. I giocatori di Ventura appaiono la brutta copia di quelli di inizio stagione e lo stesso mister sta lentamente scivolando nell'occhio del ciclone per la sua gestione troppo statica della macchina ben oliata che era riuscito a costruire nei quattro anni precedenti.

Anzi, a voler essere sarcastici, rispondendogli per le rime, si potrebbe far notare all'allenatore genovese che quest'anno la crescita da lui tanto citata sicuramente c'è stata, concentrata però prevalentemente sulle scuse che sistematicamente vengono addotte per commentare sonore sconfitte (derby di Coppa Italia su tutte) o prestazioni a dir poco deludenti.

Spiace dover essere così duri nel fotografare la situazione attuale del Torino e spiace essere costretti a criticare il mister che tanta stima e tanto rispetto si è guadagnato per lo splendido e difficile lavoro che ha svolto da quando e' sulla panchina granata. Si sa, però, che i cicli finiscono, si esauriscono, tendono a seguire una parabola che per quanto punti verso l'alto inesorabilmente poi tenderà nel lungo periodo verso il basso. Quello di Ventura al Toro ha tutti i sintomi di un ciclo che ha toccato il suo apice e sta spegnendosi un po' alla volta. E' triste doverlo certificare, ci sono ancora tante partite da giocare e si spera sempre nel colpo di coda, nella mossa a sorpresa che dia nuovo vigore e nuovo slancio alla squadra, ma negli ultimi tempi l'atteggiamento del tecnico genovese ha lasciato poco spazio a questo tipo di speranza. Avvitato sulle proprie convinzioni tattiche,in campo ha proposto lo stesso canovaccio senza nemmeno provare a cambiare qualcosa, nemmeno a livello di uomini per provare a dare una scossa o nuove motivazioni: chi gioca, gioca sempre al di là della bontà delle proprie prestazioni (eccezion fatta per Padelli), chi non gioca, non gioca mai o raccoglie briciole in quanto a minuti in campo, riuscendo a dimostrare poco o nulla.

Ciò che però è ancora più preoccupante e' l'atteggiamento verso stampa e tifosi di allenatore e giocatori nelle conferenze stampa post partita. Mai un accenno di autocritica anche di fronte a prestazioni che definire indecorose e' già un complimento, una costante ricerca di alibi o scuse per giustificare ciò che in campo non funziona: l'arbitro, le tre partite in una settimana, l'ambiente ostile, l'orario, gli infortuni. Mai una volta che si sia sentito un accenno alle proprie difficoltà oggettive nell'esprimere un gioco accettabile o nel mettere in campo un atteggiamento più aggressivo. Mai. E di solito quando si comincia a tirare in ballo tutto ciò che si può, senza "scomodarsi" a fare una corretta analisi delle proprie mancanze, e' il segnale che qualcosa non funziona più come prima.

Per fortuna il campionato é ancora lungo, c'è tempo per raddrizzare la barca dalla brutta rotta che sta prendendo. Ma ci vuole un altro spirito, nuove idee ed un rinnovato entusiasmo se non si vuole rischiare di far diventare l'ultima parte di stagione una lenta agonia. Facciamo in fretta i punti salvezza (e le prossime cinque partite sembrano fatte apposta per questo) e poi ragioniamo serenamente sul futuro, senza farsi condizionare dal rinnovo contrattuale di Ventura. Cairo ha il cerino in mano e si ricordi che il bene del Toro viene prima dei presunti risparmi che certe non- decisioni potrebbero portare.

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