columnist

Toro: Benedetta rabbia, Kakà come e perché

Toro: Benedetta rabbia, Kakà come e perché - immagine 1
Torna finalmente il campionato dopo la lunga pausa dedicata alle nazionali. Secondo voi cosa bollirà in pentola nello spogliatoio granata?
Renato Tubere

Torna finalmente il campionato dopo la lunga pausa dedicata alle nazionali. Secondo voi cosa bollirà in pentola nello spogliatoio granata?

 

QUINDICI GIORNI – Quindici giorni senza partite. Quindici giorni passati soprattutto ad allenarsi. Quindici giorni in cui predicare il proprio credo calcistico, lavorare, sudare sul campo. Lo scopo principale? Favorire l’integrazione di tanti singoli casi umani in un gruppo affiatato. Per un allenatore un periodo così lungo d’inattività in campionato dovrebbe essere una manna scesa dal cielo. E per i giocatori? Dopo aver perso malamente una gara per larghi tratti dominata come quella di Bergamo il sentimento che maggiormente li avrà motivati in questi giorni credo sia la rabbia. Intesa come voglia di dimostrare al mondo intero cosa il Toro 2013/14 può fare questa stagione. Per me non può, anzi non deve disputare il secondo campionato consecutivo in A vivacchiando alla giornata e pensando sempre e solo alla salvezza. Quindici giorni per preparare lo scontro col Milan, forte dalla cintola in su, ma spesso fuori fase nelle manovre a centrocampo e deboluccio anzichè no in difesa. Giampiero Ventura avrà incanalato per il verso giusto la voglia di rivincita dei granata davanti a un Olimpico finalmente strapieno? Se sì stavolta per Allegri e i suoi, ricordando quanto patirono l’ultima volta a San Siro arraffando quell’1-0 fortunoso con Balotelli all’87°, potrebbero essere dolori!

SON VENUTI FIN QUA … – Saranno quasi 8mila i fans rossoneri presenti sabato sera all’Olimpico: verranno soprattutto per acclamare il nuovo esordio nel Milan di Ricardo Kakà, fantasista brasiliano classe 1982. “Siam venuti fin qua / Siam venuti fin qua / per vedere segnare  …”: canteranno a squarciagola. Ma per vedere segnare chi esattamente? Davvero a 31 anni e con i guai fisici ricorrenti che non lo abbandonano dal 2009 Kakà sarà ancora decisivo per il suo caro vecchio Diavolo rossonero? Chi scenderà in campo sabato con la divisa bianca da trasferta n° 22 non può essere certo il giovane fantasista che, aiutato anche dal fatto di giocare con campioni come Maldini, Pirlo, Shevchenko, Gattuso e Inzaghi, spaccava in due con le sue progressioni incredibili palla al piede le difese avversarie. Ritorna all’ovile, l’ingaggio decurtato da 10 a “soli” 4 milioni netti l’anno, un giocatore di 31 anni che ha deluso Madrid perché in grave crisi d’identità. Al Real né Mourinho né Ancelotti, sia pure così diversi l’uno dall’altro, gli hanno fatto sconti. Condizioni fisiche precarie. Incapacità di lottare strenuamente per un posto da titolare con i vari Cristiano Ronaldo, Ozil, Modric, De Maria e il nuovo arrivato Rafael Isco. Si vocifera pure di guai finanziari che nel suo periodo madrileno avrebbero turbato, e non poco, il figlio dell’ingegner Bosco Leite. Chi è il papà di Ricardo? Beh un’inquietante figura di padre padrone che utilizzerebbe gran parte dei cospicui guadagni del figlio per finanziare una setta religiosa molto discussa nel suo Brasile. Le ultime da Milanello danno per certo un suo impiego fin dal primo minuto contro il Toro: Kakà agirebbe da suggeritore del potente tandem d’attacco Balotelli-Matri. Ma quanti minuti potrà giocare il numero 22 in casacca bianca da trasferta? E, soprattutto, che fine farà colui che nelle gerarchie di Allegri e Galliani dovrà fargli necessariamente posto: cioè il Piccolo Faraone 22enne Stephan El Shaarawy?

MORGAN, DOVE VAI? - Sombrero sul primo uomo che gli capita a tiro. Poi rapido cambio di passo per lasciare sul posto, come un palo della luce, un altro avversario sbigottito. Quindi da quasi 35 metri un incredibile tiro a palombella che s’insacca alle spalle del portiere. Esultanza in campo, poi sugli spalti: c'ero anch’io, peccato non averla ripresa un’azione così bella! Ma al mio amico Morgan non importa. Cinque minuti dopo e già chiede di uscire dal campo: a Sant’Agata Feltria, stupendo paesino abbarbicato su una collina del Montefeltro, lui di lavoro fa l’infermiere. Morgan va a fare la doccia e si cambia in pochissimo tempo perchè deve correre in ospedale. Lì di questi tempi sono a corto di personale e non potrebbe scambiare il turno con nessuno per accontentare fino in fondo la sua passionaccia per il football. Qui Santagatese, a voi studio!

Renato Tubère(foto Campo)

tutte le notizie di