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columnist
Domenica 27 settembre 2015, ore 17 circa, l’arbitro ha da pochi istanti fischiato la conclusione di Torino Palermo, ancora con gli occhi infuocati abbraccio mio figlio, il quale mi sussurra queste parole: “ Papà mi hai fatto paura da come urlavi!”.
Lo stringo forte a me e cerco di spiegargli che tifare Toro è anche o forse soprattutto questo, lottare senza paura contro le difficoltà e sostenere, a volte anche sopra le righe chi merita di indossare la maglia granata. Ma andiamo con ordine.
Il Toro che ha affrontato il Palermo veniva dalla meravigliosa prestazione della domenica precedente contro la Sampdoria, in cui i blucerchiati erano stati letteralmente travolti dai ragazzi di Ventura, ma a questa partita era seguita, nel turno infrasettimanale, la scialba performance contro il Chievo Verona in cui i granata erano capitolati dimostrandosi lontani parenti dei giocatori ammirati solamente tre giorni prima.
Il Toro sceso in campo contro il Palermo è stato una squadra ordinata nel primo tempo fino a quando allo scadere della prima frazione riusciva a passare in vantaggio grazie ad un’ autorete di un difensore rosanero. Nel secondo tempo dopo la rete capolavoro di Benassi tutti noi ci aspettavamo di vivere un pomeriggio felice e tranquillo dall’alto dei nostri 13 punti a +8 da quelli là. Dal canto mio ero allo stadio in compagnia di mio figlio, di mia moglie e di mio padre che dall’alto dei suoi 81 anni ha voluto omaggiare con la sua presenza questo nostro splendido inizio di stagione.
Tutto sembrava andare per il meglio, ma noi sappiamo fin troppo bene come il mare granata non sia dei più facili da navigare ed infatti quando mancava ancora mezz’ora alla fine della partita Molinaro si faceva espellere per somma di ammonizioni, un brivido sinistro mi percorreva la schiena, ho visto troppe partite per non capire che da lì in poi la nostra domenica pomeriggio si sarebbe tramutata in un calvario.
Dopo pochi minuti Baselli si infortunava ed a tutti noi dava l’impressione di trattarsi di un infortunio decisamente serio, fortunatamente dimostratosi poi molto meno grave dopo gli accertamenti di lunedì. Il Palermo a quel punto prendeva campo e coraggio e nel momento in cui riusciva ad accorciare le distanze, spettri paurosi iniziavano a farmi compagnia. Il Toro comunque anche in dieci uomini riusciva a tenere botta riuscendo anche ad impaurire ancora la retroguardia siciliana, ma quando poi al novantesimo Obi commetteva quel fallo con relativo cartellino rosso, la mia personale domenica si è trasformata in epica da raccontare.
A quel punto il Dottor Jekill si è tramutato in Mister Hyde, i nove ragazzi rimasti in campo ormai stanchi erano costretti a difendere col cuore e con i denti il vantaggio, combattendo strenuamente su ogni pallone ed io come molti altri di voi dagli spalti abbiamo cercato in tutti i modi di sostenere i nostri ragazzi anche a costo di trasformare lo stadio in una bolgia.
Ebbene in questi cinque minuti non ho più risposto di me , la mia trasfigurazione è avvenuta, terminando solo al momento in cui l’arbitro Mariani ha sancito la nostra vittoria ed il conseguente abbraccio a mio figlio che mi guardava spaventato.
Questo si chiama TREMENDISMO, questa unione di intenti tra squadra e tifosi, questo non voler arretrare di un centimetro anche contro le peggiori avversità, questo sentirsi completamente e totalmente parte del nostro mondo granata così inconcepibile a che ci guarda da fuori.
Vorrei terminare rivolgendomi a quell’adolescente seduto una fila sotto di me che dava di gomito ridendo del mio essere tifoso all’amico seduto accanto a lui, ebbene a te ragazzo voglio ricordare che il Toro è una scuola di vita, essere del Toro significa prendere a calci il destino, lottare e soffrire per qualcosa in cui si crede veramente e non accettare passivamente gli eventi.
In fondo il Toro è per molti, ma non per tutti!
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