Il pareggio di Genova sa di brodino per i malati: aiuta ma non guarisce. Perdere sicuramente avrebbe di fatto aperto una crisi dalle conseguenze potenzialmente nefaste per cui teniamoci stretto il punto preso e guardiamo con fiducia al futuro prossimo (Chievo). Nel frattempo, come sempre, c'è chi vorrà vedere il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto: secondo me ci sono fondamentalmente tre buoni motivi per sorridere e altrettanti per essere preoccupati.
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Toro, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
SEMAFORO VERDE: BIANCHI, IL GRUPPO, IL CALENDARIO - Tra le note più liete delle ultime due domeniche va certamente annoverato il ritorno al gol del Capitano. Inutile la rete al Milan, pesante quella al Genoa, Rolly ha comunque rispolverato una specialità della casa: il colpo di testa. Da tempo sostengo che se, oltre al fraseggio nello stretto tanto amato da Ventura, si unisse anche, giusto per variare un po' il canovaccio di gioco, l'utilizzo dei cross da parte degli esterni, probabilmente il nostro attacco sarebbe un pochino più pericoloso e, soprattutto, un pochino meno prevedibile. Inoltre questo atteggiamento darebbe modo di sfruttare le potenzialità dell'unico vero centravanti da serie A tuttora in rosa. Ma al di là del singolo giocatore (Bianchi in questo caso) quello che condivido di più della filosofia di Ventura è il suo mettere al centro di tutto l'importanza del gruppo. Ed in effetti il mister ama spesso mischiare le carte dei titolari, escludendo qualcuno o ripresentandone qualcun altro quasi sempre inaspettatamente, facendo passare il messaggio al gruppo che con lui (quasi) tutti possono entrare nell'undici iniziale. Domenica si è rivisto dopo tanta panchina Vives, Birsa ha giocato per la prima volta titolare (collezionando il secondo assist consecutivo per Bianchi) e anche Brighi pare che stia rientrando nel giro dei più utilizzati. Diciamo quindi che a parte gli esclusi a priori (De Feudis, Agostini, Caceres e Gorobsov) e i “poco visti” per motivi diversi, Sansone, Verdi e Diop, gli altri fanno parte di una rosa di giocatori che si divide abbastanza equamente i minuti di gioco. Un uso vero del tanto abusato concetto di squadra che ha certamente il merito di far sentire tutti importanti e tutti votati alla causa comune. Infine credo che una nota positiva verrà anche dal calendario: tolta la trasferta di San Siro in casa Inter, le prossime 11 partite sono ampiamente alla portata del Toro, se si considera il Torino una squadra che può restare in serie A. E anche il successivo filotto contro le grandi del campionato (inframmezzato dalla trasferta di Bologna) avrà il vantaggio di presentare più scontri in casa che in trasferta, derby compreso...
SEMAFORO ROSSO: GLI ALTRI ATTACCANTI, GLI INFORTUNI, IL MERCATO - Tra le note dolenti non posso non inserire gli altri attaccanti della rosa. Tolto Sansone che meriterebbe un discorso a parte visto lo scarso e soprattutto poco utile minutaggio (è quasi sempre subentrato a partita compromessa), Sgrigna, Meggiorini e Cerci, comunque da considerare tra gli avanti visto il teorico ruolo di uomo più pericoloso del Torino, non sono stati finora all'altezza delle aspettative. Su Meggiorini si è già detto di tutto e gli do atto del grandissimo impegno che ci mette anche se alla voce reti fatte è meno bomber di D'Ambrosio... E se Cerci delude per discontinuità e (apparente) scarso impegno, di Sgrigna invece non si può che confermare ciò che il suo curriculum calcistico dice per lui: è una stella da media squadra di B dove è il finalizzatore principe e può sfruttare appieno le sue doti tecniche, ma per mentalità e capacità di diventare spalla di un altro attaccante non è adatto ad una squadra di A in una piazza esigente come quella di Torino. Se poi da gennaio mi smentirà e segnerà caterve di gol con la maglia del Catania (sua probabile destinazione) gli farò i complimenti, ma fino ad allora non vedo motivo perchè la società debba trattenerlo rinnovandogli incautamente il contratto in scadenza. Un altro fattore che potrebbe pesare in negativo sul futuro del Toro potrebbe essere rappresentato dagli infortuni. Pesantissimo quello di Ogbonna, ma anche i continui piccoli grandi fastidi dei vari Santana, Verdi, Diop, Birsa, Bakic oltre al lungodegente Suciu rischiano di togliere possibilità di scelta a Ventura dalla mediana in su e far venire un po' meno il valore aggiunto dato dalla rotazione della rosa, che abbiamo visto essere un punto di forza di questo Toro. Il vero nodo da sciogliere, tuttavia, resta la qualità globale della rosa granata. Addetti ai lavori e tifosi in maggioranza la ritengono non sufficiente per centrare l'obbiettivo stagionale, sostenendo che anche la più perfetta organizzazione di gioco se pecca degli errori dei singoli dovuti alla poca qualità non garantisce il raggiungimento del risultato. Il ragionamento può essere condivisibile, ma è il passo successivo che mi fa più paura: il reperimento di giocatori di maggior qualità nel mercato di gennaio. Sono molto diffidente sulla reale efficacia del cosiddetto “mercato di riparazione” invernale: difficile fare veri affari e difficile pescare giocatori di gran livello (a meno di spendere cifre sostanziose, il che è improbabile viste le passate “performance mercatare” di Cairo). Ergo, non credo che gennaio cambierà sostanzialmente le cose e non mi illudo in questo senso: se può starci sostituire Sgrigna con un Barreto tanto desiderato (ma quanto rodato?) da Ventura, un eventuale addio di Bianchi sostituito da un Floccari qualunque mi sembrerebbe un vero e proprio suicidio! Forse la vera soluzione sarebbe quella che la Maratona tornasse ad essere il vero dodicesimo uomo in campo e che il Comunale si trasformasse in un fortino inespugnabile. E se lo chiedessimo a Babbo Natale?Alessandro Costantino (Twitter AleCostantino74)
(foto Dreosti)
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