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Toro, chi si astiene dalla lotta…

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Domenica, poco dopo le 18, all'uscita dall'Olimpico incrocio alcuni amici rossoneri. Sui loro volti è dipinto un genuino stupore. “Tutto così facile oggi!”: dicono: come non dargli torto? Hanno assistito a una sconfitta...
Renato Tubere

Domenica, poco dopo le 18, all'uscita dall'Olimpico incrocio alcuni amici rossoneri. Sui loro volti è dipinto un genuino stupore. “Tutto così facile oggi!”: dicono: come non dargli torto? Hanno assistito a una sconfitta che pareva ineluttabile tramutarsi a un certo punto in un quasi trionfo. Come ignorare quanto ha inciso sul risultato finale l'atteggiamento remissivo dei giocatori granata – uniche lodevoli eccezioni: Gazzi, Basha e Bianchi - nei novanta minuti appena disputati?

Riassumiamo un po' cos'è successo. Nel derby un episodio apertamente sfavorevole – il rosso diretto a Glik – poteva costituire un alibi per la sconfitta. Ma, contro un Milan non certo irresistibile sul piano del gioco, l'involontario assist di Nocerino a Santana con relativo gol facile facile dell'argentino al minuto 29 avrebbe dovuto galvanizzare di lì in poi il Toro. I rossoneri parevano alle corde, privi com'erano di un regista alla Montolivo che organizzasse uno straccio di offensiva decente. KO pure il povero de Jong, fattosi male incredibilmente da solo, i soli De Sciglio ed El Shaarawy erano disposti a correre e a lottare fino in fondo. Cosa poteva mai inventarsi un povero Diavolo messo malissimo in campo dal mediocre Allegri per rimettersi in carreggiata? A questo Toro, finalmente baciato dalla buona sorte, sarebbe bastato giocare come predica il buon Ventura: gran possesso palla a ritmi bassi evitando di rinculare troppo a ridosso di Gillet. Ebbene i granata hanno fatto esattamente l'opposto, scatenando così l'ira funesta del mister genovese. “Dobbiamo imparare a credere di più in noi stessi e nel lavoro che facciamo in settimana!”: colpiscono queste parole di Santana nel dopo-gara. Ieri c'è stato un faccia a faccia fra giocatori, mister e proprietà lontano da occhi indiscreti. Speriamo che chi si astiene dalla lotta si faccia momentaneamente da parte!Romeo, ma che combini? - Desta sconcerto, per non dire altro, il metro di arbitraggio adottato dai Nicchi boys quest'anno: soprattutto con i granata! Lor signori ormai del Regolamento del Gioco del Calcio dimenticano persino i principi basilari. Come la regola 12 che contempla l'elenco dei falli: a un certo punto si trova scritto a chiare lettere “è fallo spingere l'avversario”. Appunto quel che Pazzini, attaccante che di suo non salta un difensore da almeno un paio di campionati, ha fatto in piena area di rigore granata per liberarsi di Salvatore Masiello al 61° in occasione del terzo e forse decisivo gol del Milan. L'ineffabile Romeo era lì a due passi ma non ha fischiato l'infrazione permettendo così al Pazzo, con Masiello a terra, di trafiggere con grande facilità il povero Gillet sul suo palo. Ma che partita era: di calcio o di rugby? Si stava giocando all'Olimpico o al Motovelodromo di corso Casale ai tempi della mitica Ambrosetti? Fossi stato in capitan Bianchi avrei domandato a Romeo di far battere ai rossoneri la trasformazione della meta corrispondente!Ma quale Messi, ma quale Mueller! - Nella settimana in cui giustamente si inneggia agli 86 gol segnati in un anno solare – il record di Gerd Mueller resisteva dal 1972 – dalla Pulce Leo Messi niente o nessuno potrà mai intaccare la fama del primo grande centravanti del calcio moderno. William Ralph Dean, detto Dixie per la sua sfrenata passione per il ballo, era nato nel 1907 a Birkenhed, villaggio sul fiume Mersey proprio di fronte a Liverpool. Il padre aveva una fattoria e, come si usava allora, lo obbligava ad andare a scuola e a lavorare nei ritagli di tempo. Una delle attività di Dixie era andare a portare il latte appena munto alle latterie della zona nei caratteristici ed enormi contenitori da 5 litri. Un giorno al piccolo studente-lavoratore venne rubata la bicicletta che gli serviva per il trasporto dei pesanti recipienti. Ebbene da allora il padre di Dixie, inflessibile, lo costrinse a portarli direttamente sulla testa. Fu la sua fortuna perchè il ragazzino sviluppò la parte del corpo che, da grande, l'avrebbe reso come il più preciso e potente colpitore di testa al mondo. Pensate che, su 473 gol in 502 gare ufficiali - 349 dei quali segnati in 399 partite con la divisa dell'Everton – Dixie Dean ne realizzò una ventina di testa da meta-campo. Tutto questo in tempi in cui il pallone non era certo la sfera leggera adoperata oggi! Chi va al Goodison Park, tempio dei Blues di Liverpool, può farsi fotografare accanto alla statua di questo eroe del calcio, capace di segnare nella sola stagione 1927/28 la bellezza di 60 reti in 39 partite, con annesso titolo nazionale. Morì di dolore accasciandosi distrutto in tribuna dopo un gol degli odiati reds durante un derby nel 1980 il grande Dixie: oggi suo padre lo metterebbero in prigione per sfruttamento di minori! Renato Tubère

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