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columnist
Tramite social il primo presidente del Torino post fallimento, Pierluigi Marengo, ha condiviso alcuni articoli di giornale nei quali si parla di alcuni esponenti istituzionali locali che hanno lodato l’altra squadra di Torino, complimentandosi per il passaggio del turno in Champions League, per il valore aggiunto che la squadra strisciata darebbe alla città e che per questo motivo dovrebbe essere supportata nella valorizzazione del fortissimo brand che questa squadra rappresenta. Il tutto come se Il Torino e la sua storia non rappresentassero nessuno e per nulla l’identità cittadina. Io non sono torinese, ma è cosa ormai nota a tutti che per il Toro ci sia una maggiore appartenenza identitaria nel capoluogo sabaudo. E allora Marengo si chiede giustamente come mai né la società né i tifosi facciano sentire la propria voce per rivendicare in primis l’esistenza, e poi parità di trattamento. Sì perché se vogliamo parlare di “brand”, il marchio Toro porta con sé valori certamente più profondi e radicati tra le persone e probabilmente meriterebbe un’attenzione certamente maggiore rispetto al cosiddetto “fortissimo brand”. In maniera un po’ romantica Marengo invita a raccolta tutti i tifosi a “riconquistare la città”. Concettualmente non è sbagliato, perché se c’è una squadra che non è stata supportata questa è proprio il Toro. Nelle scorse settimane ho scritto di come non ci sia ancora l’ombra di un progetto con la sindaca Appendino per fare in modo che il Toro abbia uno stadio di proprietà, quando però è cosa assai nota che all’altro club torinese sia stata concessa l’enorme area della Continassa ad un prezzo irrisorio. Dunque mi sento di condividere il pensiero dell’avvocato Pierluigi Marengo, nella speranza che il presidente Cairo possa essere stimolato ad investire sul serio sul marchio Toro e ad allacciare proficui (per il Toro) rapporti con l’amministrazione!
Il tutto mentre il Toro domani sera giocherà un altro di quei match importanti e dalle mille variabili da considerare. Sulla carta il Toro è più forte del Bologna di Sinisa Mihajlovic. Eppure sappiamo come il tecnico serbo sia un grande motivatore e, soprattutto, quante motivazioni ha per uscire vittorioso dal Grande Torino. E’ prevedibile che il Bologna domani aggredirà sin da subito il Toro e, vedendo anche la partita di domenica scorsa a Frosinone, è probabile che il Toro si appresti a giocare in maniera piuttosto attendista. Il confronto tra Mazzarri e Mihajlovic sarà lo scontro tra due idee di calcio completamente opposte. E’ probabile che assecondare il gioco aggressivo dell’ex tecnico granata potrebbe risultare un errore. Quelle poche volte che il Toro targato Mihajlovic ha incontrato formazioni venute al Grande Torino con un atteggiamento remissivo, il Toro ha quasi sempre dilagato, ad esempio ricordo proprio il 5 a 1 con cui il Toro superò il Bologna con la tripletta del Gallo. Dunque a Mazzarri la scelta della strategia. Io confido che il Toro possa aggredire il Bologna sin dal primo minuto. Dello stesso avviso parrebbe essere il tecnico toscano visto che in conferenza ha affermato che desidererebbe far sua la gara già nel primo tempo.
Fortuna che ora il Toro ha un Gallo ritrovato. Della mancata convocazione di Mancini, fossi in lui, non mi preoccuperei. Dopo tutto è vero che Belotti si è sbloccato, ma questo è avvenuto soltanto da due gare e magari il CT aveva già fatto un programma sulle convocazioni. Il nostro capitano deve solo pensare a giocare con la cattiveria e la determinazione che l’ha contraddistinto negli ultimi due match. Solo così il Toro potrà conquistare l’Europa, quell’obiettivo che potrebbe essere intanto il primo passo per “riconquistare la città”, come Marengo ed il sottoscritto sperano. Ottenere il pass per l’Europa League farebbe aumentare il potere contrattuale del Toro nel trattare con le istituzioni e mirare ad avere parità di trattamento.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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