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Toro: crederci fino alla fine

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Il cronometro implacabile segna 47 minuti e 30 secondi, il Bologna sta conducendo per 2 a 1, mancano trenta secondi alla fine dei tre minuti di recupero assegnati dall’arbitro, ed i rossoblu si apprestano a rimettere in gioco su rimessa...
Beppe Pagliano

Il cronometro implacabile segna 47 minuti e 30 secondi, il Bologna sta conducendo per 2 a 1, mancano trenta secondi alla fine dei tre minuti di recupero assegnati dall’arbitro, ed i rossoblu si apprestano a rimettere in gioco su rimessa laterale, la partita è praticamente finita.  Dentro di me sento una rabbia irrefrenabile, per l’ennesima volta in stagione il Toro ha sciupato l’ennesimo match point per raggiungere la salvezza, nonostante nel primo tempo i granata fossero passati in vantaggio con Barreto, grazie alla gentile collaborazione del portiere avversario, che non era riuscito a trattenere un tiro non irresistibile di Santana. Il primo tempo era finito con i nostri giocatori in vantaggio, come sempre accade durante l’intervallo mi ero sentito telefonicamente con mio padre ed entrambi non avevamo nascosto la preoccupazione con cui ci stavamo apprestando a seguire la seconda frazione di gioco. Tutti e due temevamo che i nostri eroi nel secondo tempo sarebbero ricaduti nei soliti errori.  Puntualmente al ventesimo minuti era arrivato il pareggio di Konè lasciato colpevolmente libero di battere di testa tutto solo davanti a Gillet, dopo che Meggiorini aveva fallito di un soffio il raddoppio. Al 36’ Jonathas tutto solo davanti a Curci calciava incredibilmente a lato, facendomi ripensare a tanti fantasmi visti e rivisti nell’ultimo periodo, ed infatti al 40’ i fantasmi si ripresentavano implacabili prendendo le sembianze di Guarente, appena entrato in campo al posto di Khrin. Da fuori area l’ex Atalanta si travestiva da Dzemaili e, libero di prendere tranquillamente la mira, superava Gillet.  A quel punto dopo aver sferrato un pugno all’incolpevole divano su cui ero seduto in soggiorno, ho ricominciato a guardare la classifica e a fare calcoli ipotetici su quanti punti avrebbero potuto conquistare le altre squadre impegnate nella lotta per la salvezza. Nonostante da tempo andassi a raccontare che la salvezza era praticamente conquistata, un certo senso di paura, che si stava tramutando in panico, iniziava a impossessarsi di me.  Come detto in precedenza, mancano trenta secondi al triplice fischio finale che sancirà la nostra ennesima sconfitta da polli, il Bologna si appresta a rimettere la palla in gioco.  Prendo in mano il telecomando del televisore, il mio pollice è sul pulsante rosso per spegnere il video. Di solito non mi arrendo mai, ma questa sera non riesco più a crederci, questa squadra troppe volte ha tradito lo spirito granata. Un microsecondo prima che il mio dito affondi il tasto, un giocatore granata conquista palla, il mio dito istintivamente si rialza, la palla giunge a centrocampo a Santana il quale alza gli occhi e lancia lunghissimo sull’altra fascia dove si trova D’Ambrosio, il cronometro non smette di correre veloce, segna 47’ 50”, mancano dieci secondi e poi le nostre flebili speranze di pareggiare avranno fine, ci attenderà un’altra notte insonne, fatta di recriminazioni. D’Ambrosio caparbiamente riesce a liberarsi del suo diretto marcatore e butta alla cieca la palla in mezzo all’area avversaria, il cronometro indica ora il 48esimo minuto, ma l’arbitro ancora non fischia, una leggera deviazione di un difensore felsineo, ma la palla continua la sua corsa verso il cuore dell’area bolognese, un piede incoccia la sfera, il calzettone è granata, la maglia è bianca con bordi granata, il proprietario di quella maglia ha il numero 9 stampato sulla schiena, sopra al numero campeggia il suo cognome: Bianchi c’è scritto su quella maglia. La palla viene colpita da questo giocatore e inesorabilmente va a scuotere la rete difesa da Curci. Il cuore inizia a battermi forte nel petto, preoccupato cerco di scorgere la sagoma dell’arbitro, il tempo è scaduto da circa 3 secondi, l’arbitro potrebbe aver fischiato la fine dell’incontro prima che Bianchi abbia calciato il pallone, oppure potrebbe aver riscontrato chissà quale irregolarità, invece lo intravedo lì in mezzo all’area, mentre indica il centrocampo. Solo in soggiorno, moglie e figlio sono in un’altra camera, mi inginocchio davanti al 46 pollici e ringrazio tutti i nostri santi che abbiamo in paradiso e mi lascio cadere esausto, impegnato in un urlo di liberazione per lo scampato pericolo.  Così ho accolto l’insperato pareggio di sabato sera, non voglio andare a ricercare le cause di questa nostra continua difficoltà nel gestire il risultato, ma ho voluto raccontare l’emozione che mi ha regalato la rete del nostro Capitano. Una cosa però deve insegnare a tutti noi la partita contro il Bologna, non bisogna arrendersi mai, non bisogna mai smettere di crederci. Questo deve essere lo spirito di chi indossa la maglia granata e anche di chi soffre per le sorti di questa maglia.     Beppe Pagliano       

 

 

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