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Toro, dalla lotta al governo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Confessate, era da tanto che non vi godevate un momento così positivo del Toro, vero? Squadra quasi salva a nove giornate dalla fine, finalmente la soddisfazione di battere una cosiddetta "grande" dopo anni di magre figure e pareggi...

Confessate, era da tanto che non vi godevate un momento così positivo del Toro, vero? Squadra quasi salva a nove giornate dalla fine, finalmente la soddisfazione di battere una cosiddetta "grande" dopo anni di magre figure e pareggi spacciati come "imprese", un giocatore convocato in Nazionale e che al debutto fa un figurone addirittura contro il Brasile (il Brasile, mica Malta!) e un vivaio che sembra aver riscoperto la forza di un tempo con la Primavera di nuovo competitiva e ricca di talenti e i Giovanissimi dominatori e quasi imbattibili nel proprio girone.

Per noi tifosi granata sembra davvero essere arrivato il momento di tirare il fiato ed essere finalmente ripagati con un po' di tranquillità e serenità sportiva dopo le tante amarezze delle stagioni passate. Neanche il terribile ciclo di partite che ci aspetta dopo la sosta sembra agitare i nostri sonni: c'è una nuova consapevolezza nell'ambiente, quasi una sorta di sicurezza che chiunque andremo ad affrontare non ci spaventerà a priori e non partiremo battuti ancor prima di mettere piede in campo. Qualunque avversario incontreremo non ci intimorirà perchè sappiamo che possiamo giocarcela davvero con tutti. E lo abbiamo dimostrato in questo campionato a più riprese.

Bello poter scrivere queste cose, bello non dover sempre affrontare montagne di problemi o dover dibattere di una catastrofe imminente o di un disastro annunciato. Azzardo un paragone politico: è come se dopo anni di opposizione ci si trovi per la prima volta al governo con la possibilità di fare e non l'ansia di bloccare ciò che di sbagliato si pensa che facciano gli altri. A ben vedere un compito molto più gravoso e denso di responsabilità. Criticare è sempre più facile che prendere decisioni e metterle in pratica.

Società e ambiente granata saranno in grado di affrontare nella giusta maniera questo inedito scenario?

Da quando è arrivato a Torino, Ventura, di cui tutto si può dire ma non che non sia scafato ed esperto delle cose di calcio, ha ripetuto come un mantra che per (ri)costruire al Toro era necessario che l'ambiente granata in tutte le sue componenti si ricompattasse e soprattutto ritrovasse l'equilibrio necessario per sostenere gli inevitabili sbalzi emotivi che un percorso di crescita comporta. Pare che in questi due anni il mister genovese sia riuscito in gran parte a centrare questo obbiettivo di fondo, che a braccetto coi risultati sportivi, era la chiave di volta da lui individuata per gettare le fondamenta di un nuovo progetto sportivo.

Dal momento in cui la squadra raggiungerà il quarantesimo punto del suo campionato (magari prima della partita col Genoa, dalla maggior parte dei lettori di ToroNews scelta come ideale per festeggiare la salvezza e consumare la vendetta sportiva nei confronti dei rossoblu), si aprirà ufficialmente una nuova era in casa Toro. Su un piatto d'argento verrà servita la possibilità concreta di cambiare il proprio destino, di diventare artefici delle proprie fortune e di poter scegliere in piena libertà come progettare il proprio futuro. Un'occasione unica e importantissima, assolutamente da non sprecare. Ci saranno mille problemi da risolvere, tante decisioni, anche dolorose, da prendere: chi vendere, chi confermare, a chi dover rinunciare, su chi puntare. Scelte legate alla prima squadra e al mercato, ma anche alle vicende fuori dal campo. C'è una situazione sempre più vergognosa in seno alla Fondazione Filadelfia che non può essere più tollerata e che meriterebbe una presa di posizione più netta e decisa da parte della società Torino FC. Se Cairo e il Torino FC pensano che i risultati sportivi della squadra possano fungere da anestetico e "distrarre" l'opinione pubblica e i tifosi stessi dalla vicenda Filadelfia, si sbagliano di grosso. Il Filadelfia è un punto imprescindibile del progetto Toro, della crescita a cui si punta e, cosa ancora più importante, dell'essenza stessa del Torino nel suo connubio squadra-tifosi.

Quest'anno la sfida era rimanere in A e farlo non per il rotto della cuffia, ma gettando le basi per qualcosa di più importante. Da maggio l'asticella si alza e la sfida diventa creare un Torino solido che metta radici profonde in serie A e sviluppi un progetto sportivo di più ampio respiro di cui il vivaio e il Filadelfia siano l'architrave. Da maggio cadranno tanti alibi degli ultimi anni: Bianchi, Ogbonna, la serie in cui giocare, l'allenatore da trovare, i contratti in scadenza dei dirigenti, i soldi della Lega. Tutte le scelte si potranno fare in piena autonomia e libertà. E allora bisognerà calare la maschera e dimostrare di avere un progetto vero.

E' finito il periodo di lotta, comincia quello di governo. E come dice Gramellini non è importante quali e quante decisioni si prenderanno, né tutto sommato come: fondamentale sarà regalare ai tifosi una visione di Toro futuro a cui tendere. O forse semplicemente ascoltare e provare a mettere in pratica quella che i tifosi del Toro hanno ben chiara da sempre nella loro testa e nei loro cuori.

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

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