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Niang e Ljajic, le spine di Miha

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Occhi Sgranata / Ljajic e Niang le spine di Miha
Vincenzo Chiarizia

La prossima giornata è il sedicesimo turno di campionato che vedrà il Toro impegnato all’Olimpico di Roma contro la Lazio nel posticipo di lunedì. Le ultime due vittorie del Torino risalgono alla quinta giornata, 3 a 2 in casa dell’Udinese il 20 settembre scorso, e all’undicesima giornata il 29 ottobre scorso nel match casalingo contro il Cagliari. Dalla partita del Friuli, il Toro vince meno di una volta al mese. Certo, c’è stata la sosta per le nazionali, ma la formazione di Mihajlovic ha perso troppi punti per strada. Dopo il successo di Udine sono arrivati pareggi deludenti e delle vere e proprie batoste che hanno messo in bilico la posizione del tecnico. Da allora Miha ha cambiato, passando dal 4-2-3-1 al 4-3-3. E’ arrivata la vittoria contro il Cagliari, il buon pareggio di Milano contro l’Inter, ma poi sono giunti i pareggi deludenti contro il Chievo, il Milan e l’Atalanta. In sostanza il Toro non perde più, ma non vince nemmeno più. Mihajlovic è piuttosto restio ai cambiamenti, ma a volte questi sono necessari. Come è stato inevitabile il passaggio al 4-3-3, a mio modo di vedere è inevitabile ora puntare sul 4-3-1-2.

Premesso che su Belotti siamo tutti fiduciosi che tornerà ad essere quello dell’anno scorso, attualmente il problema di Sinisa Mihajlovic è rappresentato da due giocatori: Ljajic e Niang, entrambi voluti fortemente dal tecnico serbo nelle due precedenti sessioni di mercato estivo. Il primo con il 4-2-3-1 ha iniziato la stagione in maniera brillante, il secondo ha deluso le aspettative. Con il passaggio al 4-3-3 Ljajic ha perso l’incisività che l’aveva contraddistinto nelle prime giornate forse proprio perchè spostato sull'out di sinistra, mentre Niang ha cominciato a dare segnali positivi che l’hanno portato ai due assist nella gara di Coppa Italia contro il Carpi, ma è ancora troppo poco.

Come fare dunque a svegliare dal torpore il franco senegalese e a riavere il miglior Ljajic? Il 4-3-1-2 potrebbe essere la soluzione. Premesso che la difesa a quattro non si tocca per il credo calcistico del tecnico e che ora la mediana, con il passaggio a tre elementi, garantisce maggior equilibrio e copertura, il problema ora è il reparto avanzato. E’ pazzesco pensare che dopo la stagione scorsa, i problemi di quest’anno sarebbero stati individuati in attacco. Certo mancano i gol di Belotti, ma manca soprattutto la brillantezza di chi dovrebbe farglieli fare.

Il rischio che sta correndo Mihajlovic, oltre al mancato rinnovo contrattuale, è anche un esonero nel caso in cui dovesse perseverare la mancanza di risultati, che sarebbe anche aggravato a mio modo di vedere dalla svalutazione che alcuni giocatori stanno avendo sotto la sua guida quest’anno. Belotti attualmente è molto più lontano dalla quotazione di 100 milioni della clausola rescissoria rispetto a quanto lo fosse l’estate scorsa. Ljajic è in un periodo di involuzione, Niang non vale quanto il Toro l’ha pagato e anche Barreca, malgrado sia appena rientrato da un infortunio, non sta vivendo un gran periodo. E poi c’è Lyanco. Sinceramente non capisco la gestione del difensore brasiliano da parte del tecnico: prima lo lancia, gli dà fiducia e lo fa giocare titolare il bruttissimo derby dove è stato l’unico a non sfigurare nonostante il passivo. E poi dichiara pubblicamente che deve ancora crescere? Com’è possibile parlare in questo modo di un calciatore del ’97, che gioca in un ruolo delicatissimo come quello di difensore centrale al quale si è deciso di affidarsi facendolo scendere in campo titolare proprio contro il derby? O Mihajlovic ha sbagliato in precedenza a dargli fiducia quando però il difensore non ha tradito, oppure non si spiega come mai oggi Lyanco non possa giocare titolare in questo Toro. Va comunque precisato che N’Koulou e Burdisso stanno giocando bene, solo che dire pubblicamente di un giocatore che deve crescere, significa che l’atleta non vedrà il campo per lungo tempo. Certo poi Mihajlovic spiazza tutti e lo schiera titolare a Roma contro la Lazio, ma ad ogni modo le sue dichiarazioni lasciano qualche interrogativo.

In definitiva i problemi al tecnico non mancano. Auspico un cambiamento da parte del mister, ma se questi problemi dovessero rimanere, a quel punto a dover cambiare dovrà essere necessariamente la guida tecnica. Se invece si vuole rinunciare all’Europa così a cuor leggero, allora si può continuare a perseverare e a vincere meno di una volta al mese, ma rischierebbe di essere diabolico.

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.

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