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Toro: Europa mancata, missione compiuta

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Occhi Sgranata / Torna la rubrica di Vincenzo Chiarizia: "Possibile che Mihajlovic sia stato l'unico responsabile?"
Vincenzo Chiarizia

Finalmente è arrivata anche l’aritmetica a certificare che l’obiettivo “scellerato” di Sinisa Mihajlovic, ma non della società, è stato totalmente mancato. Ora però mi aspetto dei provvedimenti esemplari. Ma tanto non ci saranno. Chi sono i responsabili di questo scempio? Possibile che Sinisa Mihajlovic sia stato l’unico responsabile di questo scempio meritevole di pagarne le conseguenze? A nostro parere no.

C’è un detto che dice “il pesce puzza dalla testa”, per cui è chiaro che le responsabilità sono in seno alla proprietà che, nella persona di Urbano Cairo, ha deciso di stanziare risorse insufficienti o scelto persone inadatte che evidentemente si sono mostrate inadeguate in questa stagione. Il problema è che a dirlo non sono io, ma i fatti e risultati ottenuti. E’ normale che a fine stagione non pagherà nessuno?

Se è dunque vero che il pesce puzza dalla testa e se è vero che Cairo ha detto recentemente che non ha intenzione di vendere il Toro, mettiamoci l’anima in pace e passiamo al livello successivo. Comi e Petrachi sono i dirigenti di questo Toro. Ma mentre Petrachi ha una funzione più o meno chiara all’interno della società, quali sono le mansioni del direttore generale Comi? Sarebbe meglio prendere a nostro modesto avviso una figura carismatica e che miri al miglioramento della squadra, che ne individui le criticità e che si migliorino. A tal proposito il risvolto positivo della mancata qualificazione in Europa League è il mancato rinnovo del contratto con Mihajlovic che in tal caso sarebbe scattato automaticamente.

Al ds voglio provare a dare ancora fiducia nella speranza che i cordoni della borsa di Cairo possano allargarsi, ma sui giocatori della rosa, sia quelli più carismatici che quelli che dovrebbero essere punti di riferimento ma che invece non vedono l’ora di sfilarsi la maglia granata, è giusto che la società intervenga. In questa stagione hanno pagato Ljajic e Niang per diversi motivi, ma Belotti resta lì, con prestazioni svogliate e ancora con la fascia da capitano al braccio. Davvero Belotti meriterebbe per il suo rendimento un bel periodo in panchina. Al posto suo facciamo giocare Butic, tanto ormai abbiamo buttato al vento ogni obiettivo stagionale e restituiamo la fascia di capitano all’unico davvero meritevole in rosa. Vale a dire Emiliano Moretti. Belotti deve tornare a fare un bagno di umiltà. Deve tornare a dare il massimo e non mi stupirei se domenica contro il Napoli dovesse andare in panchina. Io credo che un giocatore che segna gol a grappoli, come ha fatto lui nella passata stagione, non possa di colpo dimenticare quale voglia si debba mettere in campo per ottenere lo stesso risultato. Inoltre aver volutamente evitato di acquistare una punta di spessore che potesse contendere al Gallo il posto da titolare, ha tolto stimoli al centravanti granata che, da come sta giocando, sta solo dimostrando che non vede l’ora che questo campionato finisca. La prestazione contro la Lazio ne è stata la dimostrazione.

A vedere come si sta concludendo il campionato, con Orsato che grazia con sensibilità Pjanic (per un fallo identico a quello di Baselli nel derby che Giacomelli decise al contrario di sanzionare), favorendo così la Juventus nella corsa scudetto, e con il Toro che quest’anno non ha lottato (salvo in rare occasioni), c’è davvero da deprimersi. Il fallimento sportivo granata è compiuto e se pensiamo che sono due anni che una società come l’Atalanta è superiore al Toro, allora c’è da porsi più di qualche domanda su chi è al timone.

Attendiamo il futuro, ma la speranza di vedere un Toro degno inizia a vacillare. Chi di speranza vive, disperato muore, per cui occorre che prima o poi queste speranze trovino riscontro in qualche risultato.

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata

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