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Toro, i miei 10 anni di Cairo: gli errori fanno crescere

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Le Saldature / Il nostro Beppe Pagliano ci dice la sua su questo decennio targato Cairo...
Beppe Pagliano

Esattamente 10 anni fa di questi tempi iniziava la presidenza di Urbano Cairo, tutti quanti ricordiamo come il suo avvento fu accolto con gioia dal popolo granata.

Personalmente ricordo la sera in cui giunse l’ufficialità, eravamo alcune centinaia di tifosi davanti al Municipio ad attendere la notizia e quando dai vertici del Comune ci fu comunicato che Giovannone aveva accettato di uscire di scena festeggiammo felici, dopo più di due mesi di agonia il Toro poteva ricominciare a rivivere ed il futuro ci sembrava davvero roseo.

A tutti noi Cairo sembrava il presidente perfetto per riportare il Toro ai fasti perduti, giovane rampante, innovativo e soprattutto staccato dai salotti finanziari che controllano da sempre Torino.

Come potremo mai dimenticare il 10 settembre 2005, il giorno della prima partita ufficiale dell’era Cairo, avversario l’Albino Leffe, eravamo in 29825 ad aver comprato il biglietto ai botteghini, gli abbonamenti infatti per mancanza di tempo non erano stati ancora messi in vendita, non dimenticherò mai l’atmosfera per certi versi assurda che stavamo vivendo, tifavamo per una squadra completamente sconosciuta, ricordo come cercavamo di riconoscere i giocatori con l’aiuto dei vari quotidiani sportivi al relativo numero sulla maglia cercavamo il nome sul Tuttosport, pian piano ci affezionammo immediatamente ai vari Rosina, Ardito, Brevi, Fantini, Stellone Muzzi, Doudou e da quella partita vinta per 1 a 0 iniziò quella memorabile stagione in cui Mister De Biasi ci regalò la serie A dopo il pazzesco spareggio contro il Mantova, quando 60.000 cuori granata spinsero letteralmente il Toro a riprendersi la promozione negata dodici mesi prima a causa del fallimento del Toro di Cimminelli.

Sembrano passati secoli, eppure sono soltanto 10 anni,  ma a quei tempi si riempiva uno stadio come il vecchio Delle Alpi, mentre oggi non si riesce a riempire uno stadio da 25.000 posti come l’Olimpico e non credo che tutto si debba imputare esclusivamente alle pay tv.

L’estate 2006 fu indubbiamente quella più esaltante dell’era Cairo con un Toro neopromosso ed ambizioso e per contro lo scandalo Calciopoli che travolgeva la Juve con relativa retrocessione in serie B, sembrava davvero di vivere un sogno, si aveva l’impressione che le cose potessero veramente cambiare una volta per tutte, invece non fu così.

Errore dopo errore Cairo perse molto del credito che i tifosi gli avevano accordato, il Toro diventò una giostra su cui si avvicendarono allenatori, giocatori ormai alla frutta e meteore che non lasciarono traccia,  mentre la Juve gradualmente tornò a riprendersi il suo posto al sole con la consueta arroganza e prepotenza che le compete.

Il Toro dopo due salvezze risicate riprecipitò in serie B e dopo due mancate promozioni riuscì a riconquistare la massima serie guidata da Ventura che dal canto suo passo dopo passo è riuscito a diventare uno dei punti fermi della società granata.

Alla fine  gli errori servono per crescere ed oggi sappiamo tutti come il Toro abbia finalmente un progetto sportivo ed una stabilità economica invidiabile, la tifoseria lentamente si sta ricompattando e la squadra è composta da uno zoccolo duro di giocatori ormai granata da parecchi anni a cui sono stati affiancati giovani dal futuro luminoso.

Ci sono voluti 10 anni, ma alla fine il Toro è tornato ad essere quello che deve essere, io stesso in questi anni mi sono scagliato molte volte contro la dirigenza chiedendo un inversione di rotta e finalmente oggi mi sento in dovere di ringraziare chi ha permesso al nostro Toro di ricominciare ad essere motivo di orgoglio per tutti noi.

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