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Toro, il gap con la Juve non fa più paura

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Affrontare il derby non più solo come un uomo armato di pietre al cospetto di un gigante…

Esistono pochi derby al mondo in cui c'è uno squilibrio di forze economiche così grande come nel derby della Mole. È storia vecchia, si sa. A partire da metà degli Anni Novanta, poi, il gap tra il Torino e la Juventus è diventato mostruoso per i motivi che tutti noi conosciamo ed anche la più fiera e profonda granatissima “retorica da derby” ha rischiato di rimanere priva di ogni suo significato a causa di questo solco.

La notizia è che per la prima volta da decenni si giocherà un derby torinese in cui il divario sportivo tra le due squadre non è abissale e, soprattutto, che il merito di ciò non va ad un ridimensionamento della Juve, ma ad una crescita del Toro. I granata affrontano i bianconeri forti del miglior avvio di campionato da quando esistono i tre punti e sebbene la squadra di Allegri viaggi a punteggio pieno il divario in classifica è veramente modesto. Certo siamo solo alla sesta giornata e le ultime due partite hanno rispolverato in Mihajlovic gli incubi difensivi a causa dei quali l'anno scorso la squadra non ha potuto lottare per l'Europa, però la condizione psicologica dei suoi uomini è davvero quella ideale per affrontare una sfida così delicata come il derby: classifica importante, consapevolezza di un grande potenziale offensivo, tasso di personalità cresciuto in difesa e a centrocampo, mentalità vincente pesantemente incrementata. Molti buoni motivi per affrontare la trasferta di Venaria con l'animo della truppa alto e la speranza concreta di poter fare punti.

Di sicuro non sarà una passeggiata quella allo Stadium se si pensa che nelle ultime 40 gare casalinghe la Juve non ha mai perso. Ci vorrà una partita perfetta, una prestazione sotto tono degli avversari, un po' di fortuna e, permettetemi, una gestione della Var la più equa possibile. Purtroppo dalle parole di Chiellini si evince come il derby sia ormai considerato dalla Juventus una partita di scarso appeal e questo è sicuramente uno dei punti che in questi anni ha più ferito l'animo dei tifosi granata. Anche i nostri giocatori, spesso privi del senso di appartenenza, hanno spesso vissuto la partita come una montagna impossibile da scalare più che come un'impresa sulla quale apporre la propria firma. C'è forse, come non mai, la consapevolezza dapprima nei giocatori stessi, che questo derby sia una partita difficilissima, ma non impossibile e questo dovrebbe essere l'approccio, forse meno intriso di quella retorica granata a cui facevo riferimento nel mio incipit, con il quale avvicinarsi all'evento anche per noi tifosi. Toglierci di dosso la sacralità del derby può essere un gesto “poco ortodosso” per la tradizione granata, ma forse più simbolico di un modo nuovo, e per nulla meno intenso, di prepararsi alla partita per antonomasia: un cuore granata che batte sotto una corazza armata di tutto punto invece che sotto il petto nudo di un uomo armato solo di pietre al cospetto di un gigante.

Infine, un'ultima annotazione. A prescindere da come andrà il derby, la partita col Verona ci dirà se questa squadra ha le stimmate della “grande”. Troppo spesso in passato la partita dopo il derby è stata sbagliata, o per troppa rilassatezza se si arrivava da un risultato positivo, o per troppo scoramento se ne era maturato uno negativo. Sarebbe bello, quindi, constatare che anche sotto questo aspetto c'è stata crescita di mentalità e che gli influssi del derby non sono un problema insormontabile da gestire. Vorrebbe dire che se per la Juve il derby non è un appuntamento fondamentale della stagione, per noi è diventato uno scontro diretto con una delle squadre di quel vertice al quale ci stiamo avvicinando.

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.