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Toro, il mercato delle punte dipende da Ventura

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Messa in archivio la tanto sospirata salvezza, finalmente in casa Toro ci si può concentrare a parlare del futuro, anche se sarebbe meglio provare comunque a non dimenticare il passato recente, costituito dalla stagione che si sta concludendo.

Messa in archivio la tanto sospirata salvezza, finalmente in casa Toro ci si può concentrare a parlare del futuro, anche se sarebbe meglio provare comunque a non dimenticare il passato recente, costituito dalla stagione che si sta concludendo.

Dal discusso pareggio col Genoa, in seno al Torino Fc, da Cairo fino all'ultimo dei magazzinieri, la parola d'ordine è stata "obbiettivo raggiunto": vero, giusto, applausi. Sarebbe bello però che dopo i meritati festeggiamenti, qualcuno della società trovasse il tempo di fare una dettagliata analisi del come il risultato sia stato centrato. Perchè delle due l'una: o si sapeva già in estate che la rosa era poco attrezzata (e non lo si è detto) e quindi la salvezza è un grande risultato, oppure ci si aspettava di più in virtù delle possibilità tecniche e quindi il risultato è, sì, buono, ma non pienamente soddisfacente. In entrambi i casi, ne deriva che la prossima stagione, inevitabilmente, l'asticella si alzerà e non ci si potrà più nascondere dietro ai concetti veri, ma un po' abusati, della squadra "neopromossa", della mancanza di esperienza di tanti elementi o della penalizzazione in classifica. A Cairo verrà chiesto di dimostrare in sede di mercato di aver voglia realmente di rinforzare la rosa per poter proseguire nel cammino di crescita dei risultati sportivi. E un primo banco di prova sarà la risoluzione delle comproprietà con almeno tre giocatori chiave (Darmian, Glik e Cerci) dal cui destino si incomincerà a intravedere l'intenzione o meno di fare un Toro più forte.

Dal punto di vista tecnico, toccherà invece a Ventura il grosso del lavoro. O almeno così direbbe la logica del progetto incominciato due anni fa. Non credo che siano vere le voci di un raffreddamento del mister nei confronti dell'ambiente granata, visto che è difficile immaginare come una persona così navigata si possa far condizionare dalle critiche piovute nell'ultimo mese. Tuttavia credo anche che difficilmente Ventura potrà non tener conto di ciò che ha "imparato" in questi due anni torinesi. Come esce quindi il mister da una stagione così logorante? Saprà rinnovarsi tatticamente per far crescere ulteriormente la squadra e crescere insieme alla squadra? Avrà fatto tesoro degli errori di questa stagione? Difficile rispondere a queste domande e difficile altrettanto che lo stesso Ventura ci possa dare una risposta chiara anche se riuscissimo a fargliele. Troppo scafato per aprirsi e troppo orgoglioso per ammettere eventuali responsabilità.

E' possibile però ipotizzare alcuni scenari in base a ciò che è successo nel finale di questa stagione. In primo luogo se il tecnico genovese avesse deciso di mettere nel proprio bagaglio anche il modulo 3-5-2, oltre al suo collaudatissimo 4-2-4, dal punto di vista della scelte di mercato si aprirebbero interessanti sviluppi. Innanzitutto perchè con quel modulo diventerebbe indispensabile dotarsi di un regista di centrocampo dai piedi buoni e, possibilmente, abile ad inserirsi in zona gol o dal gran tiro da fuori. In secondo luogo, sempre che il rapporto tra i due non si sia irreparabilmente rovinato, perchè non sarebbe assurdo pensare che Bianchi possa tornare ad essere un centravanti potenzialmente utile proprio nell'ottica del nuovo modulo. Con i due esterni di difesa portati a crossare con più frequenza rispetto alle ali del 4-2-4, la testa del Capitano diventerebbe nuovamente un'arma decisiva per scardinare le difese avversarie ed un suo rinnovo non apparirebbe più un semplice desiderio da tifoso innamorato ma un'esigenza tecnica concreta. Scontata la conferma di Barreto e quella probabile di Meggiorini, l'alternanza dei due moduli in base all'avversario da affrontare o alle esigenze di risultato durante lo svolgimento della partita stessa, costringerebbe comunque la società a cercare almeno un altro attaccante forte che garantisca, come Bianchi, un bottino da doppia cifra. A tal proposito mi permetto di far notare una cosa a tutti quelli che pensano che sarà facile trovare un attaccante di livello: ammesso che gli ostacoli economici di ingaggio e cartellino possano essere superati con un grosso investimento in denaro (e la cosa non è così automatica...), quale attaccante di un certo rango sarebbe disposto a venire a fare il mediano nel 4-2-4 venturiano? Lo sanno anche i sassi che il lavoro richiesto dal tecnico alle punte è estenuante e che il sistema di gioco non aiuta la vena realizzativa degli attaccanti perchè tende ad esaltare prevalentemente quella degli esterni di attacco: quale centravanti, quindi, sarebbe disposto a rischiare le proprie medie gol (specialmente se già buone) per soddisfare i dettami tattici di Ventura? Probabilmente uno in cerca di rilancio, ma allora si rischierebbe nuovamente di non avere una batteria di attaccanti dal sicuro rendimento. Diverso, invece, sarebbe il discorso se Ventura "ammorbidisse" il suo categorico credo calcistico e ampliasse le sue disposizioni in campo: allora, sì, un atteggiamento tattico meno talebano e una società più ambiziosa in termini di classifica finale, renderebbero il Toro meta più gradita a bomber capaci davvero di riportare questa squadra nei quartieri nobili del calcio italiano e, perchè no, a farle riassaporare un clima europeo ormai quasi dimenticato...

 

Alessandro Costantino