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Toro: il ritorno di Mondonico, l’arrivo di Ciminelli e il miracolo di Camolese

Toro: il ritorno di Mondonico, l’arrivo di Ciminelli e il miracolo di Camolese - immagine 1
La stagione 1998/’99 vede il ritorno in panchina di Emiliano Mondonico, la dirigenza questa volta non rivoluziona una rosa tutto sommato adatta a centrare la promozione e dopo un inizio stentato la squadra si mette in carreggiata occupando...
Beppe Pagliano

La stagione 1998/’99 vede il ritorno in panchina di Emiliano Mondonico, la dirigenza questa volta non rivoluziona una rosa tutto sommato adatta a centrare la promozione e dopo un inizio stentato la squadra si mette in carreggiata occupando stabilmente le prime posizioni.

A maggio cade il cinquantenario della tragedia di Superga e la Lega Calcio seleziona una rappresentativa con i migliori giocatori di serie A, i quali la sera del 4 maggio giocano una partita amichevole contro il Toro, omaggiando così gli Invincibili.

Non manca tuttavia un momento da brividi quando a quattro giornate dal termine Ferrante e compagni cadono inopinatamente in casa contro il Cesena, ma il successivo pareggio di Treviso e le vittorie contro Brescia e Fidelis Andria regalano la tanto sospirata promozione in A, scatenando la festa per le vie di Torino.

L’anno successivo a Mondonico viene chiesto di centrare l’obiettivo salvezza, ma gli acquisti non si rivelano adatti, dall’Olimpiakos Pireo arriva l’attaccante Ivic che non si dimostra adatto al campionato italiano, più la solita sequela di nomi che abbiamo dimenticato velocemente tipo Mendez, Diawara, Edman, Panarelli, Pecchia oltre al ritorno in granata del vecchio Silenzi.

L’inizio di campionato non è assolutamente male tant’è che a fine novembre la vittoria a Verona in nove uomini porta la squadra a ridosso della zona Uefa, ma il sogno finisce immediatamente: dopo la vittoria al Bentegodi, il Toro inanella ben sei sconfitte consecutive che fanno piombare la squadra a ridosso della B. Purtroppo la formazione di Mondonico non ha la forza di reagire, lo stesso allenatore chiede rinforzi, ma la società non è in grado di centrare gli acquisti adatti.

Il Toro scopre comunque la classe del giovane brasiliano Pinga, capace di realizzare una doppietta al Milan nel pareggio interno per 2 a 2.

Il 7 maggio 2000, dopo undici anni, il Toro si gioca ancora la salvezza a Lecce, ma anche questa volta il risultato è negativo ed i granata retrocedono per l’ennesima volta in serie B.

Nel frattempo, ad aprile, Vidulich cede la società a quella che doveva essere una cordata di imprenditori piemontesi, sponsorizzata dai mezzi di informazione cittadini, ma in realtà alla guida del Toro si ritrova il solo Franceso Cimminelli, che dopo poco lascia la carica di presidente ad Attilio Romero, nessuno di noi lo sa ancora, ma ci ritroviamo letteralmente caduti dalla padella alla brace.

Cimminelli comunque promette di tutto e di più, dalla zona Uefa, alla ricostruzione del Filadelfia.

Alla guida della squadra viene chiamato Gigi Simoni, i pezzi migliori sono confermati, vengono inoltre ingaggiati giocatori di categoria superiore come De Ascentis ed altri buoni atleti come Schwoch e Maspero.

Il Toro però parte malissimo, dopo sette giornate la squadra è sull’orlo della C, Simoni viene così esonerato ed al suo posto viene chiamato l’allenatore della formazione Primavera, Giancarlo Camolese, pare una scelta temporanea invece si rivelerà una scelta felicissima.

Camolese riesce a dare una propria fisionomia alla squadra e fiducia ai giocatori.

Da dicembre a febbraio il Toro vince otto partite consecutive, la squadra è lanciatissima verso la promozione ed il capitano Asta si dimostra il vero trascinatore dei granata.

Il 27 maggio dopo la vittoria di Pescara il Toro è matematicamente promosso con due giornate di anticipo. Esplode la festa per le strade di Torino, a Caselle, di sera, siamo in migliaia ad accogliere la squadra di ritorno dal capoluogo abruzzese.

I granata vincono pure le due partite restanti raggiungendo così il primo posto con tanto di record di punti e vittorie esterne.

L’estate 2001 porta in granata il promettente bomber Lucarelli dal Lecce, oltre al ritorno di un discreto numero di giovani di belle speranze cresciuti nel vivaio come Comotto, Balzaretti, Sorrentino, Mezzano, Fissore, Tiribocchi.

In panchina Camolese è logicamente confermato.

L’inizio non è dei migliori, la squadra si batte tra difficoltà inaspettate, ma alla settima giornata il Toro torna a caricare!

14 ottobre 2001, derby di andata. Dopo nove minuti Del Piero porta in vantaggio i bianconeri, passano soli tre minuti e Tudor raddoppia, ma non è finita, al 24’ ancora Del Piero fissa il risultato sul 3 a 0. Ci stanno letteralmente ridicolizzando!

E’ un caldo pomeriggio di autunno, in Maratona mi manca l’aria, al termine del primo tempo sono tentato di uscire dallo stadio, non riesco a più a sopportare i cori della curva che sta davanti a me. Sono furibondo, il Toro mi sta ancora tradendo, nemmeno Camolese, che è uno di noi, è riuscito a far capire a questi giocatori cosa significa il derby per chi tifa Toro.

Il secondo tempo ha inizio, il Toro attacca sotto la Maratona, cerchiamo in tutti i modi di spingere i nostri giocatori, vogliamo che provino quantomeno a rendere la sconfitta onorevole.

Al 12’ un lancio lungo trova Lucarelli lanciato a rete solo davanti a Buffon, il nostro attaccante è bravo a rimanere freddo e riesce a battere il portiere avversario con un secco diagonale.

Lucarelli a questo punto va a riprendersi il pallone e lo riporta a centrocampo, non prima però di aver stretto il pugno destro e aver chiesto alla Maratona di crederci. E’ il segnale: la Maratona intera inizia a ruggire furente e dall’altra parte qualcosa inizia a scricchiolare.

24’ Capitan Asta in una sua solita percussione caparbia e grintosa riesce a incunearsi tra le linee avversarie, appena entrato in area Thuram lo stende senza pietà: calcio di rigore per noi!

E’ incredibile, ma l’arbitro Borriello fischia il rigore per noi.

Asta esulta come un indemoniato, io in Maratona inizio a mordermi le mani, non possiamo perdere un’occasione così per rientrare in partita.

Il tiro di Ferrante dal dischetto è forte ed angolato, la rete si scuote ed io inizio a gridare convulsamente una sola parola: “Forza, Forza, Forza” è quella l’unica parola che riesco ad urlare!

La metamorfosi del Toro ha dell’incredibile, il merito non può che essere di quel vero cuore granata che siede in panchina e che nell’intervallo ha saputo toccare le corde giuste negli animi dei giocatori granata.

Il Toro attacca senza paura, la stessa paura che dall’altra parte la sta facendo da padrona.

37’ Asta si accentra e dal vertice dell’area fa partire un cross che Ferrante colpisce di testa, sarebbe gol, ma Buffon compie un vero prodigio e va a schiaffeggiare il pallone facendomi morire in gola l’urlo di gioia, ma Maspero è il più veloce e per lui è un gioco da ragazzi appoggiare la palla in rete.

Juve 3 Toro3! I giocatori del Toro, vengono sotto la curva festanti e noi in Maratona esultiamo come da secoli non facevamo, questo è quello che vogliamo dal nostro Toro, emozioni e soprattutto rendere l’impossibile, possibile.

41’ cross in area dei bianconeri, Tudor ha un calo di zuccheri e cade a terra, per Borriello non ci sono dubbi: calcio di rigore!

Maledisco arbitri, gobbi ed affini mentre picchio i pugni sul seggiolino sotto di me.

Mentre i giocatori granata accerchiano Borriello dedicandogli pensieri gentili che lui ricambia dispensando cartellini gialli verso i nostri giocatori, Maspero indisturbato picchietta nervosamente il dischetto del rigore creando un piccolo avvallamento.

Sul dischetto si presenta il cileno Salas, incrocio le dita mentre parte la sua rincorsa, gli auguro di inciamparsi ed altre cosucce inconfessabili, il suo tiro parte è fortissimo, la palla si impenna incredibilmente e supera la traversa della porta difesa da Bucci di un metro almeno.

Dalla mai bocca esce solamente un “Sssssssssììììììììììì” interminabile, mentre abbraccio chiunque sia nei miei paraggi.

La partita finisce qui e questo pareggio, per noi granata, vale molto più di una vittoria.

Il Toro dalla domenica seguente prende fiducia nei suoi mezzi e disputa un campionato più che dignitoso terminando all’undicesimo posto.

Il derby di ritorno finisce ancora in parità, questa volta per 2 a 2.

Alla rete iniziale di Trezeguet, rispondono Ferrante e Cauet all’80’, quando la partita sembra vinta all’89’ pareggia Maresca, il quale inscena un’esultanza indecente imitando un Toro che carica.

Lo stesso Maresca a partita finita imiterà poi un coniglio, vista la velocità con cui rientra velocemente e visibilmente impaurito negli spogliatoi.

E’ il 24 febbraio 2002 la rete segnata da Cauet è l’ultima segnata dal Toro in un derby, il 29 settembre 2013 si giocherà il derby di andata del prossimo campionato, cari fratelli granata avete già segnato di rosso questa data sul calendario?

 

Beppe Pagliano

 

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