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columnist
Estate 1995. Calleri gioca ancora d’azzardo, la squadra viene nuovamente stravolta, il Toro pare essere una stazione ferroviaria dove c’è gente che va e gente che viene. Abedì Pelè viene confermato, ma complice un infortunio il suo apporto questa volta sarà minimo, viene prelevato dai turchi del Galatasary l’attaccante Hakan Sukur, inseguito da mezza Europa, l’acquisto però si rivela un flop terribile, tanto che dopo sole cinque partite viene rispedito in patria. Si registra il ritorno di Cravero ormai a fine carriera, più una miriade di meteore, tra i quali ricordiamo: Karic, Dionigi, Biato, Caniato, Bacci, Dal Canto, Moro, Cozza, Fiorin, Minaudo e Simo. Lasciano il Toro: Pessotto in direzione Juventus, Pastine, Cyprien, Torrisi, Osio, Scienza, Marcao e Silenzi che approda in Premier League al Nottingham Forest. In panchina viene confermato Nedo Sonetti, ma viene cacciato dopo l’umiliante 5-0 del derby di andata, al suo posto viene chiamato Franco Scoglio il quale dopo un’incoraggiante inizio non riesce a salvare la squadra che da fine marzo vede Lido Vieri seduto in panchina. C’è poco da recriminare, al termine del campionato la squadra retrocede malinconicamente in serie B, il ruolino di marcia è disarmante: 6 vittorie, 11 pareggi e ben 17 sconfitte. E’ questo il momento più brutto della mia vita da tifoso, passo un campionato intero senza andare allo stadio, non si vede la luce in mezzo al tunnel buio che stiamo attraversando, sono ormai alla soglia dei trent’anni e la vita oltre a svariati sogni si sta portando via la mia più grande passione, tra l’altro ho la grande colpa di non riuscire a lottare contro chi sta progettando di far morire il Toro, cosicché a Torino rimanga una squadra sola. L’anno seguente il Toro per la prima volta nella sua storia non riesce a raggiungere la promozione dalla B alla A. In panchina approda Sandreani, partono Rizzitelli, Angloma ed Abedì Pelè, in compenso arrivano giocatori “indimenticabili” quali Ipoua, Florijancic, Cammarata, Nunziata, Lombardini, Pedroni, Cevoli, in mezzo a tutti questi carneadi si distingue l’ingaggio del centrocampista Scarchilli, ma soprattutto dell’attaccante Marco Ferrante dal Parma. Il Toro non riesce mai a dare l’impressione di inserirsi nella lotta promozione, a marzo Calleri lascia la presidenza e così la società finisce in mano ad una cordata di imprenditori genovesi capitanata dallo sconosciuto Massimo Vidulich, la squadra nel frattempo continua a fare acqua da tutte le parti, Sandreani viene così esonerato ed in panchina si accomoda ancora una volta il vecchio cuore granata Lido Vieri. La classifica a fine anno è umiliante: 9° posto con la perla della sconfitta interna per 4 a 0 contro il Ravenna nell’ultimo turno. La stagione 1997/1998 si apre con una decisione azzardata da parte della nuova dirigenza, in panchina viene chiamato l’allenatore scozzese Souness, il mercato si dimostra l’ennesima rivoluzione, approdano in granata tra gli altri Bonomi, Asta, Brambilla, il britannico Dorigo, Tricarico oltre al ritorno a casa di Gigi Lentini. Il Toro parte malissimo e dopo sole sei giornate, Souness viene cacciato, complice la sconfitta interna per 4 a 0 contro il Verona. Al suo posto viene chiamato l’esperto Edy Reja, il quale in poco tempo rivoluziona l’ossatura della squadra riportandola stabilmente tra le prima quattro posizioni. Il 3 maggio 1998 dopo quasi quattro anni mi riappacifico con il Toro e torno allo stadio, rivedo volti amici e ricomincio da lì una storia che in realtà non è mai terminata, il Toro vince per 1 a 0 contro il Ravenna, la serie A a questo punto è ad un passo, il mercoledì successivo però i granata cadono sciaguratamente a Castel di Sangro contro la squadra locale per 2 a1. Mancano a questo punto cinque giornate al termine del campionato, il Toro supera in successione Salernitana e Reggiana. Il 31 maggio il Toro ospita il Chievo Verona, società che si è dimostrata da sempre ago della bilancia al termine dei vari tornei, con una vittoria il Toro sarebbe in serie A, ma inspiegabilmente quello che scende in campo è un Chievo indemoniato, il risultato al termine dell’incontro è di 1 a 1. Sette giorni dopo il Toro deve far visita al Perugia di Gaucci, gli umbri sono staccati di tre punti, un successo permetterebbe loro di agganciare il Toro al quarto posto. La formazione granata in terra umbra subisce ogni sorta di intimidazione con tanto di aggressione da parte dei tifosi locali, il risultato al termine della partita é di 2 a 1 a favore del Perugia, con lo sportivissimo Materazzi capace di passeggiare su Lentini steso a terra causandogli così una frattura alle costole. L’ultima di campionato vede il Toro sconfiggere per 1 a 0 la Lucchese ed il Perugia passeggiare a Monza dove vince per 2 a 0. Il 21 giugno 1998, ci attende lo spareggio in quel di Reggio Emilia, nel frattempo mi sono totalmente riappacificato con il Toro: “Sembra impossibile, ma sono ancora qui, questa è una malattia che non va più via, vorrei andar via di qua, ma non resisto, lontano da te!” canterò qualche anno dopo, nessuna canzone è più adatta per dimostrare il nostro attaccamento ai colori granata. A Reggio Emilia fa un caldo allucinante e succede di tutto. Dopo sette minuti rimaniamo in dieci uomini, Tricarico viene inspiegabilmente espulso dall’arbitro Cesari, famoso per le sue abbronzature fuori stagione. Il Toro stoicamente ribatte colpo su colpo, nonostante l’inferiorità numerica ed il caldo asfissiante, al 76’ è Tovalieri a portare in vantaggio il Perugia, ma dopo soli tre minuti Ferrante ristabilisce la parità. La partita finisce così, neanche i supplementari schiodano il risultato dall’1 a1, si va così ai calci di rigore. E’ il tiro di Tony Dorigo a decidere la partita, il suo rigore va a schiantarsi sul palo, sancendo così la nostra sconfitta, siamo quindi costretti ad assistere alle scene di esultanza dei perugini e del loro presidente così “sportivo ed educato”. La delusione è atroce, il terzo anno consecutivo di B è cosa reale. Il Toro esce dallo stadio tra gli applausi e le lacrime degli 11.500 tifosi granata presenti. Il ritorno a casa sarà una Via Crucis, ma grazie a questa sconfitta capisco che nonostante le sconfitte, le delusioni ed i tradimenti, da ora in poi non smetterò più di stare accanto al Toro… Finché morte non ci separi! Beppe PaglianoSegui @beppepagliano
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