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columnist
L'anno scorso il Torino visse una stagione per certi versi esaltante vista l'ottima esperienza in Europa League e un derby nuovamente vinto dopo vent'anni, ma in campionato non raggiunse la qualificazione Uefa per soli due punti. Si recriminò all'epoca sul tragicomico autogol di Padelli nella partita persa con l'Empoli o sul gol annullato a Maxi Lopez nella trasferta di Palermo, sebbene, a mio parere, sia razionalmente sbagliato spiegare solo attraverso un singolo episodio l'esito di un' intera stagione. La verità è che quella squadra fece il massimo, e pure qualcosa in più, di ciò che era nelle sue possibilità, affossata più dalla mancanza di alternative che da episodi dubbi o sfortunati.
Dopo le epurazioni invernali volute da Ventura, infatti, il Toro si ritrovò a giocare il resto della stagione contando su appena 13-14 effettivi, cosa che dopo un brillante periodo tra gennaio ed aprile fu pagato a caro prezzo con un tracollo psico-fisico nell'ultimo mese di campionato. E se il mercato di gennaio portò in dote la sorpresa Maxi Lopez, decisivo nel rivitalizzare lo stitico attacco granata, il mancato arrivo di un altro paio di elementi di qualità in mediana (Gonzales non fu utile alla causa) pesò parecchio nell'economia della squadra e nei punti lasciati per strada nel finale di campionato.
Quest'anno in un certo senso la situazione sembra ripresentarsi con forti analogie. E' arrivato, o meglio, e' tornato Ciro Immobile e il suo impatto sulla squadra pare simile a quello che ebbe l'argentino un anno fa. Resta il problema della necessità di reperire un centrocampista dai piedi buoni e, secondo alcuni, un portiere. La palla è in mano alla società: investire o non investire?
Farlo con il rischio di buttare soldi e non entrare comunque nel giro europeo o non farlo e magari mangiarsi le mani per aver nuovamente mancato l'Europa per una manciata di punti? Un bel dilemma, al quale mi pare di capire che il Torino abbia già dato una risposta: si resta così. Giusto? Sbagliato? In realtà tutto andrebbe rapportato al vero obbiettivo stagionale. Se i sei punti che oggi ci separano dal sesto posto sono considerati irrecuperabili, giusto non forzare gli investimenti in questa fase di mercato. Giusto, però, sarebbe anche, allora, come si sta facendo con Ichazo, dare spazio ai giocatori giovani per potergli dare la possibilità di dimostrare se possono costituire il futuro del Toro oppure no. Se mezza stagione di transizione deve essere,allora che lo sia nella maniera più saggia possibile.
Se invece in società ritengono che questa squadra possa ancora agganciare il "treno Uefa", allora sarebbe imperdonabile lasciare le evidenti lacune di organico del Torino così come sono, nella pia illusione che il solo arrivo di Immobile sia taumaturgico a questo scopo. L'ottimo punto in casa del Sassuolo non deve far pensare che il Toro sia tornato ad essere quello delle prime.
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