columnist

Toro, in bilico tra ottimismo e pessimismo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Mai inizio di stagione fu, per me come tifoso granata, più contrastato nei sentimenti di quello attuale. Il mercato, i risultati, l’umore degli altri tifosi, gli anni che passano inesorabili, tutto congiura perché il mio cuore...

Mai inizio di stagione fu, per me come tifoso granata, più contrastato nei sentimenti di quello attuale. Il mercato, i risultati, l’umore degli altri tifosi, gli anni che passano inesorabili, tutto congiura perché il mio cuore e la mia testa vivano in perenne lotta tra ottimismo e pessimismo. Forse è più materia adatta al nostro Psicologo Granata, Riccardo Agnello, e forse a lui dovrei affidarmi per farmi spiegare come mai oscillo dall’entusiasmo per il gol di Cerci (“alla Cerci”) al Sassuolo al rammarico per il gol del neo-novarese Comi al 96’ di Novara-Siena: sarà forse perché un gol dell’Alessio-nazionale mi tranquillizza sul fatto che anche quest’anno, nel bene o nel male, sarà lui a fare la differenza nella nostra squadra, mentre il gol di Comi mi fa imprecare perché prendiamo attaccanti sul mercato quando uno ce l’avevamo in casa (e qui poteva tornare a fare la quarta punta) sebbene ne abbiamo venduto già da due anni la metà al Milan?  Cerco di analizzare il più ragionevolmente possibile queste prime tre partite, ma il risultato è un bicchiere a metà e il dubbio è se sia metà pieno o metà vuoto. Crei cinque palle gol con l’Atalanta, colpisci due traverse, sviste arbitrali favoriscono i due gol bergamaschi, il giudizio non può che essere positivo: partite così nove volte su dieci in futuro si vinceranno. E’ anche vero che se ribalti l’ottica il giudizio diventa inevitabilmente negativo: se non vinci partite così, e anzi le perdi 2-0, quando giochi male allora cosa succederà? E poi la sfortuna, pensi, non potrà accanirsi su di noi ogni domenica. Già, sempre che faccia lo sforzo di non ricordarsi che siamo il Toro, la squadra dalla quale è nato il soprannome di “dea bendata” dato alla Fortuna, visto che davvero col Toro non ci vede quasi mai! Bè, almeno ci si consolerà con il classico intramontabile refrain secondo il quale i torti arbitrali si compensano nell’arco di un campionato e visto che abbiamo pagato già dazio alla seconda giornata fra un po’ ci toccheranno gli interessi. Se uno crede ancora a Babbo Natale, in effetti può darsi… E’ che più passano gli anni e meno il tifoso granata, abituato alle più fantozziane e sfigate situazioni che mai abbiano toccato il mondo del calcio, riesce a risollevare e rimpinguare la quantità di quell’innata dose di ottimismo che viene data in dotazione dal cielo a chi si sente nell’animo tifoso del Toro. A fronte della mancanza di tante cose, normalmente il tifoso granata sopperisce con altro: ad esempio se oggettivamente un giocatore del Toro non è un campione di tecnica, di solito il tifoso ribatte con argomentazioni tipo “però non toglie mai la gamba” o “però dà l’anima in campo” o “però ha segnato contro la Juve facendola perdere quando giocava nella tal squadra”. Io, noi, tutti, siamo unici in questo sport particolarmente “granata” di trovare un motivo di speranza in tutto ciò che permea le vicende del Torino.  Però ci sono momenti, come questo inizio di stagione, in cui tante, troppe, variabili ci lasciano nella totale ambiguità, in cui ogni segnale che arriva dal campo, dalla squadra e dalle mosse della società si presta ad una doppia lettura, una più positiva, l’altra più negativa. Il cambio di modulo è una scelta azzeccata? Per certi versi sì (più copertura, più filtro, più equilibrio fra i reparti), per altri no (meno spinta offensiva, terzini in rosa poco adatti ad offendere, Cerci è più forte quando parte largo e non da seconda punta troppo vicino all’area). Ha fatto bene Cairo a non comprare una punta forte ed un regista? Forse sì (in fondo con Cerci seconda punta e Immobile c’era poco spazio per un altro “tenore”) o forse no (la qualità della squadra poteva essere migliorata). Sarà un lottare per la salvezza con l’acqua alla gola o con una certa tranquillità? Alcuni elementi fanno pensare che sarà dura (ruoli chiave con alcune criticità come il portiere e il regista, l’esplosione o meno di Immobile, il poco cinismo, le continue sviste arbitrali), altri che invece si farà un campionato sul velluto (la mole di gioco sviluppata, le tante palle gol create, la migliorata qualità media dell’organico, la maggior esperienza di tanti giocatori che l’anno scorso affrontavano la A per la prima volta o quasi).  Comunque la si veda è un continuo oscillare tra chi trova del buono e chi scorge parecchie nuvole all’orizzonte. Come se ne esce? Sicuramente pensando positivo alla Jovanotti e poi tifando,tifando, e ancora tifando. Fino a gennaio la rosa è questa e mezzo campionato ci aspetta. Non vedo altra soluzione che fare quello che abbiamo sempre fatto (con qualche eccezione nel passato): sostenere chiunque indossi la maglia granata e spingere i giocatori a dare il 110% per ottenere i punti che servono a fare di questo campionato, un campionato finalmente tranquillo e con qualche grossa soddisfazione.   Alessandro Costantino  (foto Campo)