E' andata come tutti ci auguravamo e speravamo: il Toro ha battuto un'altra rivale nella lotta per la salvezza, la crisi è scongiurata, una posizione di classifica tranquilla è stata momentaneamente raggiunta e fino alla partita col Catania squadra, società e tifosi potranno godersi le festività in un clima sereno, lontano dalle roventi polemiche di appena un paio di settimane fa. Tutto facile, tutto perfetto. Eppure l'ennesima “montagna russa” emotiva vissuta dalla piazza granata non andrebbe lasciata passare sotto silenzio senza nemmeno uno straccio di analisi. Perchè, signori, ancora una volta nell'ultimo mese si è assistito allo psicodramma collettivo che ormai da decenni è il vero problema del Torino e che è rappresentato dall'incapacità di tifosi, media e addetti ai lavori di giudicare con equilibrio le vicende sportive e non della società granata. Come troppe volte era già successo in passato anche in questo caso si è passati dalle stalle alle stelle (anche se più spesso viceversa) nell'arco di due partite: dopo la sconfitta col Milan, e il filotto deludente contro Roma, Fiorentina e Juve, il Toro era dato quasi per spacciato e accartocciato sulla propria pochezza, mentre dopo il successo sul Chievo si è tornati a valutare positivamente il campionato fin qui svolto dagli uomini di Ventura. E' indubbio, e mai mi sognerei di dire il contrario, che nel calcio i risultati pesano nei giudizi più di qualunque altra cosa, ma dovrebbe essere altrettanto normale esprimere quei giudizi dopo un'attenta analisi delle situazioni a 360 gradi, senza pretestuosamente attaccarsi prevalentemente ad uno specifico elemento piuttosto che ad un altro. Un conto, quindi, è valutare la squadra a priori sapendo che non è fatta da campioni e che sicuramente ha carenza qualitative in quasi tutti i reparti, un conto è disquisire sull'organizzazione di gioco che le ha dato Ventura, discutibile finchè si vuole nel modulo, ma fondamentale per l'identità che ha costruito, un conto è saper analizzare i vari episodi che costellano il cammino in campionato. L'allarme rosso lanciato dai media dopo la gara col Milan aveva un senso solo per la mera questione di punti raccolti e di atteggiamento dimesso in alcune momenti, ma molto meno se si fosse dato più peso alle difficoltà intrinseche legate alla caratura delle squadre affrontate in quelle partite e al peso degli errori arbitrali subiti nelle stesse. Tant'è che appena tornati a giocare contro squadre del nostro stesso livello e con arbitraggi “neutri” si sono portati a casa 4 punti in due partite e per di più in perfetta media inglese! Ovvio che anch'io sarei felice se a gennaio arrivasse un centrocampista coi piedi buoni e una seconda punta di livello da affiancare a Bianchi, perchè magari si soffrirebbe di meno, ma questo non deve farmi dimenticare che la rosa attuale ha comunque finora fatto il suo dovere per l'obbiettivo per cui è stata costruita, cioè la salvezza. Non si può concordare su una salvezza a 40 punti e sperare poi di vincere con tutti, poichè le due cose sono estremamente incoerenti fra di loro. Una qualunque squadra che si salvi comodamente con 46-48 punti, statisticamente va incontro a una dozzina di sconfitte, cioè viaggia a una media di una sconfitta ogni tre partite. Il tifoso intelligente dovrebbe quindi mettersi l'anima in pace e munirsi di corazza sapendo che si rovinerà una domenica su tre anche nel caso la sua squadra raggiunga l'obbiettivo della salvezza. Il che non vuol dire non arrabbiarsi, non rammaricarsi o non criticare, ma semplicemente avere la straordinaria capacità di sospendere il giudizio e soprattutto non ancorarlo alla singola prestazione. Un esercizio difficile perchè in contrasto con l'innata passionalità del vero tifoso, specialmente quello granata, ma che qui a Torino è diventato purtroppo nel tempo una pratica sconosciuta ai più. Che un certo tipo di stampa abbia spinto perchè quest'equilibrio scomparisse nella gente granata, è certo tanto quanto il fatto che oscure forze abbiano spinto perchè, ben più radicalmente, scomparisse del tutto a il Toro stesso. Per fortuna siamo ancora qui e oltre ad essere riusciti a riavere il Toro, non sarebbe male riappropiarci del diritto “alla tranquillità”, cioè del diritto a valutare le cose che orbitano intorno al Torino fc con un minimo sindacale di serenità ed equilibrio in più. Un utopia? Forse, ma sono sicuro che con uno sforzo di buona volontà e con la giusta attenzione alle fonti di informazione dalle quali ci “abbeveriamo”, impareremmo a districarci meglio tra le notizie che riceviamo sul Toro e a valutare con maggior oculatezza quelle che meritano e quelle che invece sono alla stregua del “al lupo, al lupo” della famosa favoletta. Se innescassimo perciò un circolo virtuoso di piazza matura, società più organizzata e squadra sempre più consapevole dei propri mezzi, sono certo che qualcuno arriverebbe a fine aprile non troppo sereno nel dover affrontare una trasferta in città dall'hinterland torinese... Buon Natale e Buon Anno a tutti voi, fratelli granata!
columnist
Toro, la chiave del successo è l’equilibrio
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Alessandro Costantino Twitter: AleCostantino74
(foto M.Dreosti)
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