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Toro, la filosofia del bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto)

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Il Granata della Porta Accanto/ Le reazioni alla partita col Milan certificano il cul-de-sac in cui è impantanato il tifo granata
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

C'ero quella sera di novembre del 2001 nel “funzionalissimo” e “adattissimo per il calcio” Delle Alpi quando battemmo il Milan con un Turbo Antonino Asta da Nazionale che sfornò un assist al bacio per il gol vittoria di Lucarelli (a proposito, un giorno vi parlerò dei rimpianti che mi porto dietro su Lucarelli…).

Continua a rimanere l'ultima vittoria casalinga sui rossoneri. 16 anni, di cui una dozzina sotto la presidenza Cairo. Ecco, secondo me la partita di mercoledì sera è un po' emblematica del cul-de-sac in cui si è ritrovato impantanato il tifo granata. Si pareggia col Milan, grande (?) del nostro campionato, e si rimugina sui “se” e sui “ma” di un risultato che è, sì buono, ma che poteva essere migliore (ma anche peggiore…) e che però resta una non vittoria, come da sedici anni a questa parte. E se con la Juve ne sono passati venti (ma il conteggio è ripartito e siamo a tre anni), con l'Inter gli anni dall'ultimo successo casalingo erano stati ventiquattro. Insomma, possiamo girare la frittata quanto vogliamo ma la sostanza è che siamo diventati una provinciale in quanto a risultati. E la cosa peggiore è che siamo una tifoseria spaccata a metà tra la fazione del bicchiere mezzo pieno e quella del bicchiere mezzo vuoto. Io sono del ’74, sono cresciuto col Toro degli Anni Ottanta che non era quello ai vertici degli Anni Settanta, ma era un Toro che se non era grande almeno ambiva ad esserlo. Borsano con tutte le conseguenze che sappiamo fu l'ultimo a provare a fare un grande Toro (e non andò lontano dal riuscirci), poi più nulla. Un quarto di secolo di vivacchiamento che ha prodotto ciò che siamo oggi: nostalgici, anacronistici, senza ambizione, terrorizzati di scomparire visto che già ci siamo andati vicini una volta, assolutamente allineati alla “teoria dei fatturati”. Siamo stati in vetta ed abbiamo visto il baratro: potremmo volgere lo sguardo nuovamente alla vetta e provare almeno a sognare di tornarci, ma ci ricordano ogni tre per due che è meglio guardare dove mettiamo i piedi perché e’ un attimo ricadere nel baratro.

E così pareggiamo col Milan “ed è un buon punto” (bicchiere mezzo pieno) anche se per l'Europa sarebbe stato necessario vincere (bicchiere mezzo vuoto). Siamo stabili intorno al decimo posto (bicchiere mezzo pieno), ma non cresciamo più, neppure gradualmente (bicchiere mezzo vuoto). Almeno non lottiamo più per non retrocedere (bicchiere mezzo pieno), ma le coppe le abbiamo fatte una sola volta e neppure per completi meriti nostri (bicchiere mezzo vuoto). Abbiamo giocatori forti che fino a poco tempo fa ci sognavamo (bicchiere mezzo pieno), si ma tanto restano poco perché sono solo plusvalenze (bicchiere mezzo vuoto). La Primavera è tornata a vincere trofei (bicchiere mezzo pieno), ma non alimenta seriamente la prima squadra (bicchiere mezzo vuoto). Potrei continuare all'infinito, ma sarebbe un inutile ping pong tra due modi diversi di vedere le facce della stessa medaglia. L'amaro che mi lascia in bocca questa situazione è che una volta si sentivano i tifosi discutere sul valore o meno di giocatori o allenatori (a l'è bun o a l'è nen bun, come dicevano in dialetto i vecchi tifosi piemontesi allo stadio), oggi ci si divide sull'essenza del Torino, sui suoi valori e sui suoi standard, tutte cose che una volta non erano minimamente in discussione.

Dal dopo Superga non siamo mai stati una potenza, ma abbiamo fatto la storia del calcio italiano frequentando più che onorevolmente l'élite del mondo del pallone italico. Nulla ci è dovuto, sia chiaro, ma chi regge il comando del Torino FC ha il dovere morale di perseguire il miglioramento continuo dei risultati sportivi di questo sodalizio (e non solo di quelli economici).

Basta relativizzare! Il Toro è il Toro, un’entità superiore alla mera dicitura giuridica di Torino FC. Nessuno di noi ha mai preteso la luna: ma di non considerare un evento eccezionale una vittoria contro il Milan, questo sì! Occorre superare la filosofia del bicchiere mezzo pieno/mezzo vuoto. Occorre che qualcuno ci indichi la destinazione, chiaramente. Come arrivarci può essere motivo di dibattito, ma la meta dev'essere chiara e non può essere meno ambiziosa di quanto la storia di questa società ha scritto nel suo abbondante secolo di vita.

La ricetta è molto semplice: abbiamo sempre “fatturato” meno di Juve, Inter, Milan e forse anche di Roma, Fiorentina, Lazio e Napoli, eppure abbiamo sempre retto la competizione con queste squadre dimostrando che non sono solo i soldi a fare la differenza. Lo abbiamo fatto finché il Torino è stato una società diversa dalle altre in termini di “filosofia di club”. Va riscoperta questa filosofia e va permeato tutto l'ambiente con questi valori: giocatori, tecnici, anche i procuratori stessi, devono capire che sono in contatto con qualcosa di “diverso” rispetto al resto del panorama calcistico. Senza questo impulso di base nessuna cura del vivaio, nessun tremendismo decantato, nessun cuore granata potrà davvero essere un'arma in più. Solo quando si ricomincerà a lavorare in un certo modo, un pareggio col Milan sarà un semplice pareggio col Milan e non l'ennesima diatriba da bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto...

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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