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Toro: la media punti fa ben sperare. Le mentalità però…

Josef Martinez
Il Granata della Porta Accanto / Le partite con Samp e Chievo due facce della stessa medaglia, ma le sensazioni restano buone
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Se scendiamo per un momento dall'ottovolante dei risultati, che è il metro più tipico nelle valutazioni operate da noi tifosi, viene in effetti da chiedersi come sia possibile che la stessa squadra nell'arco di soli tre giorni cambi così radicalmente faccia ed atteggiamento portandosi a casa una sconfitta in quel di Verona (sponda Chievo) tanto brutta, quanto bella era stata la vittoria sulla Samp.

Premesso che nella vita quotidiana sono normali periodi diversi contrassegnati da alti e bassi, non dovrebbe quindi stupirci che anche nello sport valgano le stesse regole. Il calcio però è anche un gioco e pertanto "giocare" a fare i detective alla scoperta delle cause della metamorfosi del Torino è un passatempo più che lecito.

Una prima cosa che ha stupito molti mercoledì sera è stata la formazione mandata in campo da Giampiero Ventura contro i clivensi: la stessa (con la variante Martinez al posto di Belotti) che tre giorni prima aveva strapazzato la Samp al Comunale. Con tre partite in, una settimana era lecito attendersi un turnover leggermente più corposo, ma, evidentemente, il mister si è attenuto al vecchio adagio calcistico del "squadra che vince non si cambia". Premesso che parlare col senno di poi non è facile, ma facilissimo, e premesso che se si fosse operato un massiccio turnover e il risultato fosse stato lo stesso sarebbero comunque piovute critiche sull'allenatore genovese, personalmente ritengo che qualche cambio in più nell'undici iniziale avrebbe giovato più che altro all'equilibrio dello spogliatoio lanciando un messaggio positivo all'intera rosa del tipo "conto su tutti voi". Inoltre per caratteristiche tecnico-tattiche la partita con il Chievo appariva più adatta ad un uomo come Maxi Lopez capace, in assenza di spazi sulle fasce, di sfondare per vie centrali oltre ad essere l'unico dei centravanti del Torino a saper tenere la palla e a far salire la squadra. E allo stesso modo avrei anche invertito i minutaggi di Peres e Acquah con quelli di Zappacosta e Benassi, inserendo questi ultimi due come titolari.

Un'altra critica serpeggiata nel post partita di Verona è quella che imputerebbe all'inesperienza dei giocatori l'incapacità di tenere alta la concentrazione e la determinazione nell'arco dei novanta minuti o di più partite consecutivamente. Concordo che il problema sia questo perché non dobbiamo dimenticarci proprio i brutti primi tempi contro Frosinone, Fiorentina e Verona oltre ad un certo calo mentale nel secondo contro la Samp, ma non penso che la ragione sia da imputare alla fresca età dei protagonisti in campo. Padelli, Bovo, Glik, Moretti, Molinaro, Vives, Quagliarella non sono più dei ragazzini eppure hanno affrontato le due gare in questione con un atteggiamento completamente diverso e non con quella maturità che ci si attende da questo tipo di giocatori.

Se nel calcio esiste quella che comunemente si definisce "mentalità vincente" è perché spesso quello che fa la differenza in una partita è proprio l'approccio mentale alla gara e l'intensità che in certi momenti sai dare alla prestazione. Mercoledì a Verona, ma anche a tratti nelle altre partite, il Toro ha dimostrato di dover lavorare e crescere ancora molto sotto questo aspetto. La chiave per evitare che le partite si trasformino in esibizioni di Dottor Jekyll e Mister Hyde in maglia granata è, a mio giudizio, tutta qui.

Partite da qui alla fine se ne perderanno ancora, ci mancherebbe, e non sarà un dramma, ma in un campionato così appiattito e imprevedibile come sembra quello di quest'anno, se il Toro riuscisse a trovare continuità mentale aggiungendola ad una solidità di gioco ormai acquisita da più stagioni, potrà davvero veleggiare a livelli insperati. Vincere aiuta a vincere, ma di solito la differenza tra chi è abituato a vincere e chi no si nota da questo dettaglio: il vincente tende a pensare alla prossima possibile vittoria e non a quella che ha appena ottenuto...

Il Toro di quest'anno ci piace sia nei protagonisti ritrovati (Peres, Quagliarella, Moretti, Glik) sia in quelli appena scoperti (Baselli, Acquah) sia in quelli ancora da scoprire (Belotti su tutti). La media punti fin qui ottenuta è eccellente e, se mantenuta, ci farebbe sognare perché 76 punti finali sarebbero un bottino almeno da Champions. Domenica c'è il Palermo per dimostrare che la partita col Chievo (che, tra l'altro, va per onore del vero detto è una delle squadre più in forma di questo inizio di campionato) è stato un normalissimo passo falso come capitano nell'arco di una stagione: il Toro Mister Hyde non deve far paura, ma solo essere da monito affinché il Toro Dottor Jekyll si tenga ben stretto il suo ruolo da protagonista.

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