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Toro, la sosta per sciogliere i tanti interrogativi

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / La vittoria sul Genoa dà la giusta serenità per valutare come migliorare questa squadra. E non è solo questione di mercato

Non c'è miglior medicina nel calcio dei tre punti. Quelli conquistati col Genoa càpitano a fagiolo, permettendo agli uomini di Sinisa Mihajlovic di interrompere una preoccupante striscia di tre sconfitte consecutive e di festeggiare il Natale con una ritrovata serenità mentale e un bottino di punti (28) tutto sommato lusinghiero. Inutile nascondersi però dietro ai meri risultati. Il Torino dall'inizio del campionato ha mutato il suo modo di porsi in campo, giocando le ultime sette o otto giornate senza quella verve, a volte anche un po’ scriteriata ma sanguigna, con cui affrontava le gare in principio. Da un lato si è provato a trovare una quadra che desse un certo equilibrio tattico a Belotti e compagni, spaccati in due tra un attacco atomico ed una difesa molto ballerina. Purtroppo i fatti dicono che tale equilibrio non è stato (ancora) trovato, e contestualmente lo spirito che ad un certo punto ci aveva permesso di arrivare ad avere il settimo attacco d'Europa si è un po’ smarrito, evidenziando più chiaramente quelle lacune strutturali già notate nell'estate.

Quali problemi dunque Mihajlović e il suo staff si troverà a fronteggiare in queste settimane di pausa propedeutiche al ritorno in campo in quel di Reggio Emilia, casa del Sassuolo?

Innanzitutto si dovrà lavorare tatticamente sulla protezione della difesa. Ammesso che un innesto di qualità servirebbe per aumentare il valore della linea difensiva, il vero problema appare più legato al centrocampo dove la qualità di certi interpreti (Valdifiori, Baselli) mal si sposa con la quantità di altri (Obi, Acquah). Forse il solo Benassi è davvero in grado di reggere le due fasi allo stesso livello, ma non sembra avere quella personalità da trascinatore. E' quindi solo una questione di pedine da reperire sul mercato di gennaio? In parte si, ma quello che dovrà cercare il ds Petrachi non è solo un centrocampista che alla qualità abbini la quantità con “chili e centimetri”, quanto un giocatore che sia dotato anche della personalità giusta per reggere il reparto nei momenti difficili. A mio avviso quello che erroneamente si imputa al mister è di chiedere solo grinta ai suoi giocatori, mentre penso che sia la personalità quella che vorrebbe vedere espressa da loro in dosi più massicce. Quella ad esempio che possiede Barreca e che, al netto di fisiologici errori, mette in tante giocate propositive in attacco e risolutive in difesa. O quella che sovente manca a Baselli nelle stesse situazioni offensive o difensive e che tanto fece arrabbiare Sinisa quando gli riservo’ la famosa pubblica reprimenda. E questo ci ricollega ad un altro punto chiave: la pressione che il mister esercita sulla squadra. Il gioco del Toro, fatto di pressing e verticalizzazioni, sottopone i giocatori ad un grande dispendio di energie fisiche ( e la sosta in questo senso dovrebbe aiutare a far mettere benzina nelle gambe per ritrovare brillantezza), ma anche ad un continuo stress psicologico. Aggredire, cercare di arrivare prima sul pallone, puntare la porta e cercare l'uno contro uno sono azioni che se proposte in continuazione necessitano di grande motivazione mentale. Mihajlovic è un martello in questo senso però forse non tutti i giocatori sono abituati di testa a quest'intensità: ci vogliono “voglia”, “fame”, “spirito di sacrificio” , tutti termini forse impropri ma che rendono l'idea del suo credo tattico. Normale che sia impossibile tenere per 38 partite tale atteggiamento, però e' innegabile che le valutazioni del mister sulla bontà della rosa passano anche da questa particolare chiave di lettura.

Non so come si muoverà il Torino nel mercato di riparazione però sarà importante, oltre ad aggiungere qualità che non guasta mai, inserire anche elementi con carisma e personalità. Per quanto apprezzi Benassi, pensarlo capitano rende l'idea dell'attuale carenza di personalità in campo, cioè uno dei limiti maggiori del Toro in relazione all'idea di calcio che vuole praticare il mister. Non so neppure quale reale obbiettivo vorrà puntare la società: un girone di ritorno propedeutico e formativo alla vera scalata europea del prossimo anno (come da obbiettivo dichiarato) o l'intenzione reale di provarci davvero quest'anno nonostante una quota qualificazione alle coppe probabilmente alta come non mai?

Non pochi interrogativi, dunque, che questa provvidenziale sosta aiuterà, in parte, a risolvere.