Forse come non mai nelle ultime stagioni, il Toro è giunto ad un punto che non bisogna aver paura di chiamare col suo nome: il punto di svolta. So che all'orizzonte non c'è nessuna finale, nessun turno europeo da passare, nessuno scontro diretto in campionato, ma proprio perché l'undici di Mazzarri affronterà l'ultima in classifica (che poi l'ultima in classifica in Italia, visto il livellamento del campionato, non è la squadra materasso che uno può immaginare…) si capirà come affronterà una partita con un unico risultato a disposizione.
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Toro: la svolta, finalmente?
La vittoria.
Una piccola svolta in questo senso può già essere quella di giocare una partita con la chiara intenzione di portare a casa i tre punti senza se e senza ma, evitando prestazioni come quella di Ferrara. Ma la svolta vera, quella a cui accennavo all'inizio, è legata al famoso salto di qualità, quel salto che la notte di Bilbao ci aveva illuso avessimo già fatto all'epoca e che invece, purtroppo, non si concretizzó nell'estate successiva quella fantastica impresa. Mancano 13 giornate alla fine del campionato, 39 punti in palio di cui almeno 22/24 necessari per ambire ad un posto in Europa. 6 vittorie, 4/5 pareggi e 2/3 sconfitte, un ruolino alla portata soprattutto se nella casella vittorie se ne inanellassero subito 3 nelle prossime 3 partite. È brutto fare tabelle, e spesso è un esercizio decisamente fine a se stesso, ma è innegabile che guardando il calendario la sensazione è che sia un’ “impresa” tutt'altro che impossibile, e la parola impresa è infatti volutamente fra virgolette perché non sarebbe così impossibile mantenere quel ruolino di marcia. Non lo sarà se la difesa rimarrà granitica come nelle ultime cinque occasioni, la fortuna rimarrà al nostro fianco come inaspettatamente ha fatto in vari casi nelle ultime giornate e gli attaccanti si metteranno a segnare con una certa regolarità, come finora non è accaduto. La bruttezza del gioco di questo Toro è pari solo alla sua resilienza ed alla sua capacità di portare a casa risultati quasi insperati. Un fattore quest'ultimo che da sempre è fondamentale per raggiungere obiettivi nel mondo del calcio. “La bellezza ci salverà” diceva qualcuno, ma al Toro il motto sembra essersi ribaltato: la bruttezza ci permetterà di raggiungere vette insperate. O almeno così mi auguro.
Non sono un grande fan di Mazzarri come allenatore, ma questo è irrilevante, perché il calcio è pura opinione sulla quale solo i risultati possono mettere una pietra tombale sopra, nel bene come nel male. I risultati ci diranno se le strategie di Mazzarri saranno state corrette e siccome al momento i fatti lo premiano e stanno facendo fare al Toro punti in classifica, mi aspetto che ci possa essere davvero la svolta con la S maiuscola. Ci sono due modi per perseguire la vittoria: attraverso il gioco, e non è il caso di Mazzarri, o attraverso la consapevolezza dei propri mezzi e della propria forza. Questo mi pare stia facendo il tecnico toscano: dare una rigida organizzazione difensiva di squadra in modo che i giocatori si sentano “protetti” e piano piano abbiano più fiducia in ciò che possono realizzare in campo. È una via per crescere, magari non quella che avrei voluto per il Toro come lo immagino io, ma conduce, spero, dove in fondo ci auguriamo tutti. A patto però che ci sia la fatidica svolta e cioè ci sia un salto di qualità mentale nei giocatori, nello staff e nell'ambiente e ci si renda conto che si può competere a certi livelli. Penso che il momento sia arrivato e se uno come Spalletti, non proprio un amicone di Mazzarri, ha inserito il Torino tra le squadre che possono ambire al quarto posto, quindi non solo all'Europa League, allora qualcosa vorrà pur dire… Di solito i cosiddetti “addetti ai lavori” parlano a ragion veduta. Da domenica, quindi, al di là del come, mi piacerebbe che le aspettative non solo di chi ci vede da fuori, ma anche e soprattutto quelle di noi tifosi, venissero soddisfatte e si materializzasse quella che è stata una chimera per tanti anni: la fatidica svolta!
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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