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Evocare il nome di Ventura parlando del Toro è un'operazione che mette ancora in moto una certa contrapposizione all'interno della tifoseria granata, spaccata nell'ultima stagione tra due fazioni, i venturiani di ferro ed i favorevoli ad un cambio di guida tecnica. Che poi tutto sia andato per il verso giusto facendo felici (quasi) tutti tra tifosi, presidente ed ex allenatore con l'approdo di quest'ultimo sulla panchina della Nazionale e l'arrivo di un sanguigno come Sinisa Mihajlovic non cambia di molto la natura contrastante dell'analisi di cosa ha lasciato in eredità Ventura al termine del suo quinquennio in riva al Po.
Il punto è che ad una settimana dall'inizio del campionato il Torino dà l'idea di essere ancora un cantiere aperto, una creatura in fase di sviluppo, un tipico work in progress come direbbero quelli bravi. Il che contrasta un po', a ben vedere, con quello che si è sempre detto del lavoro fatto da Ventura: costruendo in cinque anni per il futuro, come sempre dichiarato, il sostituito dell'allenatore genovese avrebbe dovuto trovare la strada spianata da un progetto di ampio respiro portato avanti con convinzione dalle componenti dirigenziali della società.
Ora, come accennato e se è vero quello che abbiamo detto, qualcosa non torna nei conti. Al netto di un certo immobilismo sugli obbiettivi di mercato grossi e al netto dei numerosi infortuni patiti nel precampionato, quello che non si capisce appieno è la mancanza di un'intelaiatura fissa di titolari affidabili sulla quale far ruotare il resto della rosa. Mihajlovic ha sicuramente le sue idee e avrà fatto certo le sue (legittime) richieste al presidente, ma ad oggi il Toro è ancora alla ricerca della sua strada.
E la base ereditata da Ventura? Due mesi di Mihajlovic hanno di fatto sancito che il nucleo di giocatori fortemente legato al mister genovese è inadeguato per un salto di qualità della squadra verso le posizioni europee: dei "vecchi" solo Moretti pare essere parte del progetto dell'allenatore serbo, mentre dei giovani parecchi non hanno fatto breccia nel cuore di Mihajlovic. Allora mi viene da pensare che la vera crescita sbandierata da Ventura sia stata per lo più di atteggiamento a livello dirigenziale, ma che sotto il profilo tecnico non si sia fatto nulla di duraturo se non “allevare” giocatori “da plusvalenza”. La storia ci ricorderà che l’attuale ct della nazionale italiana è stato uno dei migliori allenatori di sempre del Torino, ma il presente ci rivela che si è voltato davvero pagina e siamo nelle mani di un altro (ex) ct: augurandosi che il percorso inverso, dalla Nazionale al Toro, sia ricco di successi un pochino più concreti di quelli del suo predecessore.
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