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Toro, l’anno giusto per ‘matare’ le big

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Fa venire i brividi leggere le statistiche su vittorie, pareggi e sconfitte degli ultimi trent'anni per quel che riguarda sfide come Torino-Milan: appena 8 vittorie su 46 incontri, l'ultima delle quali nel novembre del 2001, cioè dodici...

Fa venire i brividi leggere le statistiche su vittorie, pareggi e sconfitte degli ultimi trent'anni per quel che riguarda sfide come Torino-Milan: appena 8 vittorie su 46 incontri, l'ultima delle quali nel novembre del 2001, cioè dodici anni fa! Per non parlare di quelle ancora più impietose del derby in cui la vittoria manca da diciott'anni e addirittura non si segna da undici. Inutile stare lì a rivangare i perchè e i percome di una simile situazione o ripetere che la sperequazione delle risorse ha prodotto un calcio sempre più mercenario e piramidalizzato in cui tutti i punti di forza che storicamente garantivano al Torino la possibilità di competere ad un certo livello sono venuti meno o, per meglio dire, sono stati chirurgicamente eliminati. Tutti più o meno conosciamo (o quantomeno ne abbiamo un'idea) i motivi del divario quasi incolmabile tra noi e le cosiddette grandi, ma non è su questo che voglio puntare l'attenzione giacchè mi ridurrei a produrre null'altro che una triste litania a metà tra il deprimente ed il nostalgico. In realtà il mio focus è orientato alla bizzarra(?) idea che mai come quest'anno possa essere la volta buona per dare un'aggiustatina a quelle penalizzanti statistiche. Già, perchè, pur non nutrendo, personalmente, ancora oggi, una fiducia incondizionata ed un entusiasmo strabordante verso questo Toro, sento, in maniera del tutto irrazionale e con il supporto di alcuni fatti indicativi, che mai come in questo campionato battere le cosiddette grandi possa essere un'impresa decisamente alla portata. Perchè questo ottimismo, vi chiederete? Innanzitutto perchè da quando è iniziata la crisi economica la serie A ha subito un livellamento verso il basso decisamente notevole: le piccole società fanno fatica, è vero, ma i propri budget hanno subito tagli in proporzione minori di quelli delle grandi società, le quali, invece, hanno dovuto gradualmente rinunciare a molti campioni e non hanno avuto la forza economica per rimpiazzarli con giocatori dello stesso livello. Il Milan che, affrontiamo sabato sera, è un chiaro esempio di questa dinamica, con l'aggravante della fine di un ciclo con tanti "senatori" che se ne sono andati o hanno smesso perchè ormai in età avanzata. Certo è arrivato Balotelli, si è riesumato Kakà ed è esploso El Shaarawy, ma la restante parte della rosa è fatta da giocatori di prima fascia (e nemmeno tutti basti pensare che è presente anche il "nostro" Birsa) che tutto sono fuorchè campioni. Ovvio che sulla carta il Milan resta più forte del Toro, ma il divario a mio parere è molto più colmabile che in annate precedenti. Con condizione atletica, attenzione massima, accortezza tattica, tante motivazioni ed un pizzico di fortuna, sempre necessaria in questi casi, il Toro sabato sera può fare sua la partita. Dall'altra parte non ci sono dei marziani, solo buoni giocatori in un ambiente che si sta aggrappando al ritorno di Kakà per recuperare un po' di entusiasmo altrimenti impossibile da avere visto che percepisce chiaramente di essere in una fase di pieno declino. Allegri è sempre in bilico, ma dovrebbero fare una statua a lui e Balotelli per il terzo posto e la qualificazione in Champions dell'anno scorso. Se Ventura saprà motivare a dovere i suoi giocatori e ci si crederà davvero, questo Milan pieno di cerotti e di mezzi campioni si può assolutamente battere. E poi a inizio stagione la classifica non "parla" ancora e il vantaggio psicologico di non essere incasellati a priori in una scala di valori dovrebbe dare ai giocatori più libertà mentale per superare i pronostici fatti sulla carta. Analogo discorso, poi, si potrebbe fare anche sull'Inter di Mazzarri ancora troppo "cantiere" per essere considerata una squadra decisamente fuori dalla nostra portata o sulla Lazio o sulla Roma. Diverso il percorso del Napoli che sta cercando di diventare una corazzata o la Fiorentina che cerca sempre di fare il salto e consacrarsi grande come ai tempi di Cecchi Gori. In generale però il campionato ha gerarchie quest'anno decisamente più fluide e con un po' di convinzione in più il Toro può sparigliare tante carte se affronterà certe sfide con un certo piglio. Che non vuol dire la presunzione di una nobile ormai da troppo tempo decaduta, ma semplicemente la convinzione che nello sport di alto livello l'aspetto mentale conta tanto quanto l'aspetto tecnico e, anzi, può diventare un'arma vincente. Più dell'ardore potrà la testa? Se questa rivisitazione in chiave moderna del tremendismo granata desse i suoi frutti in termini di elevate prestazioni sportive, perchè no, mi verrebbe da dire. Ma giusto per essere sicuri almeno una cosa la manterrei "alla vecchia maniera": il tifo della Maratona!   Alessandro Costantino (foto Dreosti)