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columnist
Dell'entusiasmante avvio di stagione del Torino, e dico entusiasmante perchè credo che non ci siano altri aggettivi per definire una partenza sprint che non capitava da ben 22 anni, resta in sottofondo una domanda che nessuno pubblicamente osa fare, ma che nell'intimo di ciascuno di noi è invece molto pressante e parecchio martellante: quanto durerà?
Già, quanto durerà?
Legittimo chiederselo, per carità, ma, a mio avviso, profondamente sbagliato. E non per la facile e scontata teoria che vent'anni di delusioni hanno ormai disilluso i tifosi, i quali per questo non riescono a godersi appieno i momenti felici. Non dico che non ci sia del vero in tale teoria, ma non è questa la ragione che spiega il fatto che tutti stiamo aspettando con timore il momento in cui tutto questo finirà. Beh, che ci crediamo o no, tra le possibili opzioni c'è anche quella che il Toro possa restare in questa posizione di classifica fino alla fine del campionato (in realtà c'è anche quella che possa migliorare la propria posizione, ma non voglio esagerare con le ipotesi per dare più credibilità al mio ragionamento). Il problema che ci impedisce di prenderla in considerazione sta nel dna del tifoso granata. Che le cose vadano bene o male, il supporter granata medio tenderà sempre a vedere il bicchiere mezzo vuoto, incapace di provare quel briciolo di ottimismo che magari non cambia la situazione, ma di sicuro aiuta a viverla meglio. Mi racconta mio zio, al quale devo il mio essere granata fin nel midollo, che anche ai tempi dell'ultimo scudetto c'era una fetta di tifoseria sempre pronta a borbottare e a criticare questo e quello, nonostante fossero anni in cui bene o male si giocavano comunque campionati di vertice. E non mi stupirei se anche al tempo del Grande Torino ci fosse chi rumoreggiava, tanto che se esisteva un Trombettiere e un capitano come Mazzola "costretto" a tirarsi su le maniche per dare il là al famoso quarto d'ora granata che tutto rimetteva a posto una ragione ci sarà pure stata...
Senza ignorare il sacrosanto diritto di critica, sempre necessario (se costruttivo) anche quando tutto va a gonfie vele, io penso che il "peccato originale" dello schizofrenico comportamento del tifoso del Toro, sia proprio da ricercare nella tragedia di Superga: se gli dèi del pallone, aiutati dalla mano di Ferruccio Novo, ti danno la squadra più forte e leggendaria di tutti i tempi e poi, beffardamente, te la portano via da un momento all'altro, senza preavviso, sul più bello, quando poteva ancora farti godere tantissimo, beh, obbiettivamente, è inimmaginabile pensare che qualcuno potesse uscire senza conseguenze da una simile, tremenda esperienza. E se poi il destino, cinico e baro, è proprio il caso di dirlo, neanche vent'anni dopo ti rifà vivere la stessa tragica esperienza portandosi via un campione assoluto come Meroni, allora il marchio a fuoco della diffidenza verso la "felicità calcistica" diventa qualcosa impossibile da togliersi, una sorta di lettera scarlatta del football. Finali perse per tre pali o per gol subiti negli ultimi minuti dei tempi supplementari, derby persi analogamente per gol (a volte irregolari) segnati quando il risultato sembrava condotto in porto senza danni, sono "traumi" sportivi che lasciano il segno e attivano quel circolo vizioso beffa-scarsa autostima-sfiga che, se non combattuto a dovere, si autoalimenta e diventa un cancro distruttivo dei sogni di una tifoseria.
Oggi il Toro è lassù in classifica e tutte le componenti della società, dal presidente al ds, dal mister ai giocatori che hanno voluto restare oltre a quelli che sono voluti venire, hanno lavorato e stanno lavorando perchè ci rimanga. Poi se si vuole essere più realisti del re si dirà che i pronostici non ci danno a maggio tra le prime cinque, nelle quali oggi siamo, e che difficilmente si realizzeranno i nostri sogni di gloria, ma non c'è scritto da nessuna parte che non si potrà verificare nemmeno il contrario. I tifosi sono fatti per crederci e per sostenere la squadra a prescindere dalle valutazioni "oggettive" degli addetti ai lavori: quanti risultati insperati ha raggiunto il Toro nella sua storia pur non avendone le possibilità sulla carta? Oggi quelle possibilità ci sono e dovrebbe essere nostro dovere di tifosi pensare positivo e trasmettere ai giocatori la sensazione che quelle possibilità possano essere sfruttate e, possibilmente, incrementate per raggiungere obbiettivi prestigiosi.
Anche se domenica si dovesse perdere 1-5 con la Samp (e uso questo risultato come esempio non a caso...), questo non dovrebbe essere imputato alla mancanza di scaramanzia o al fatto di essersi troppo presto illusi di chissà quale gloria. C'è molta differenza tra l'essere umili, ma decisi e sicuri dei propri mezzi e l'essere presuntuosi o sbruffoni. E' arrivato il momento di lasciare da parte il falso basso profilo ed assumerne uno di più alto livello: rispetto per ogni avversario, ma consapevolezza che si può battere chiunque ed essere protagonisti. Tanto qualche sconfitta arriverà comunque. Non è dicendo che "tanto non durerà" che magicamente resteremo al vertice. Al contrario, più saremo convinti che questa squadra potrà fare bene e più il clima positivo intorno ad essa la spingerà oltre i propri limiti.
Il Toro nelle prime posizioni in classifica. Quanto durerà? Io voglio pensare che sarà più di quanto immaginiamo. E come lo dico io, nessuno dovrebbe vergognarsi di dirlo.
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