- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
columnist
Il Granata della Porta Accanto/ Rispetto agli anni passati il mister sembra più propenso a rimescolare le carte nelle gerarchie interne
Al terzo anno di timone della truppa granata si può dire che mister Ventura non sia più un personaggio da scoprire ma, al contrario, un allenatore di cui tifosi, stampa ed ambiente conoscono piuttosto bene vizi e virtù. Così alle doti di esperto uomo di calcio capace di navigare nel difficile mondo del pallone schivando la maggior parte degli scogli e alla fama di tecnico meticoloso ed abile tattico nel plasmare le sue squadre, si è anche scoperta una certa sua testardaggine nell'insistere su scelte spesso eufemisticamente definibili impopolari ed una notevole ritrosia nel concedere spazio ai giovani o a giocatori poco rodati ai suoi metodi di lavoro.
Alla luce di questi ultimi aspetti, mi sorprende positivamente constatare come piano, piano l'allenatore genovese stia iniziando a sfatare i propri tabù o così almeno a me appare. Ha cominciato, tra la fine dello scorso campionato e la preparazione estiva, abbandonando il suo fidato modulo 4-2-4 e virando verso un più prudente 3-5-2, ma, non contento dei risultati, sembra che stia puntando ora a giocare con un più efficace 4-3-3. Abituati al "talebanismo" tattico del mister, capirete che due nuovi moduli in pochi mesi sono in effetti quasi una rivoluzione copernicana nel Toro targato Ventura!
Ma al di là dei moduli, che poi in definitiva lasciano un po' il tempo che trovano e sono spesso oggetto di dissertazioni di lana caprina, quello che veramente mi ha quasi sconvolto è l'utilizzo ed il non utilizzo di tutta una serie di giocatori: rompendo uno schema quasi fisso secondo il quale nelle rose degli anni passati c'erano spesso "figli e figliastri" con una netta preferenza verso i suoi fedelissimi, cioè tutti quei ragazzi che erano stati con lui nelle precedenti esperienze di Bari e di Pisa, quest'anno pare che queste logiche stiano saltando del tutto. Una buona notizia per chi come me auspicava una gestione della squadra che valorizzasse appieno il potenziale dei giocatori a disposizione indipendentemente dalle esperienze dalle quali essi provenivano.
Ecco quindi che Masiello, ad esempio, un fedelissimo del mister, nella stagione passata spesso presente in campo a dispetto della critica non proprio positiva di stampa e tifosi, quest'anno non sia quasi mai stato utilizzato, e non per l'arrivo di Pasquale (credo che Ventura non abbia un buon feeling coi terzini sinistri che gli compra Petrachi visti anche i casi Caceres e Agostini dell'anno scorso...), ma per il definitivo dirottamento di D'Ambrosio sulla fascia mancina. Un po' più schizofrenico è stato l'atteggiamento del mister verso Gazzi e Barreto: molto "venturiano" è stato il fatto di ributtarli subito titolari nelle gare successive alla fine della loro squalifica, poco "venturiano" il fatto di riaccantonarli in panchina nelle ultime partite. Per il centrocampista pesa il cambio di modulo che in un centrocampo a tre non lo vede più fondamentale per gli equilibri della squadra, nel caso del brasiliano le prove incolore offerte al rientro devono aver costretto anche un testardo come il mister ad optare per la panchina.
Il centrocampo è forse il reparto dove maggiormente si vedono coesistere le due facce di Ventura: il "vecchio" Ventura che da un lato punta come regista sul pretoriano Vives, il "nuovo" Ventura che nonostante il pessimo inizio dà grande fiducia ad un giocatore nuovo e per di più straniero come Farnerud. Oppure il "vecchio" Ventura che non lancia Bellomo "per non bruciarlo" e il "nuovo" Ventura che fa un turnover equilibrato tra Basha e Brighi.
Anche in difesa succedono "cose strane". Il Ventura che t'aspetti non fa fare un minuto nè a Maksimovic nè a Scaglia, ma inaspettatamente promuove l'ultimo arrivato Moretti titolare inamovibile e rifila più di una panchina al capitano Glik preferendogli i piedi educati di Bovo.
L'attacco è stato l'anno scorso il reparto coi minutaggi più scaglionati. Quest'anno l'andazzo è un po' diverso. Cerci è imprescindibile (e ci mancherebbe!), Larrondo si è messo fuori dai giochi con la frattura al piede anche se rientrava nelle rotazioni del mister, Meggiorini finalmente gioca quando merita di giocare e lo fa bene nelle volte in cui è chiamato in causa mentre Barreto pare momentaneamente accantonato fino al raggiungimento di un ottimale stato di forma. Alla fine risulta che Immobile dopo l'esperienza surreale da mediano nel derby sia stato messo a fare ciò per cui è stato comprato: l'attaccante che fa i gol. Semplice, si potrebbe pensare: un po' meno per chi era abituato a vedere i centravanti del Toro passato fare tutto tranne che il loro compito primario (ogni riferimento a Bianchi è puramente casuale...).
Infine i portieri: out Gillet, coerenza nel dare fiducia da titolare a Padelli che nel complesso, tra alti e bassi, raggiunge la sufficienza. Resta il dubbio che Gomis, tra errori madornali per inesperienza e parate super per le quali ha i numeri, non avrebbe fatto peggio di lui ed in più avrebbe rappresentato la valorizzazione di un capitale del Toro. Ma è inutile ipotizzare eventuali cambi nelle gerarchie. Non corriamo troppo e non disperiamo nemmeno per il futuro: se Ventura ha deciso intelligentemente di cambiare seguendo il detto "chi sta fermo è perduto" questo può essere il preambolo per nuove e sorprendenti scelte.
Per il momento "godiamoci" questo Ventura 2.0 in attesa di una nuova release!
© RIPRODUZIONE RISERVATA