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columnist
Quella che va concludendosi, si può tranquillamente definire una stagione dalle 2 facce: una in casa, dove il Toro ha mantenuto per tutto l'anno una media punti (e gol segnati) da alta classifica perdendo, fino ad ora una sola partita contro i cugini bianconeri, e una in trasferta dove invece ha faticato e non poco, anche contro squadre di bassa classifica, ottenendo una media punti quasi da retrocessione. Fino a 3 settimane fa, infatti, le vittorie lontane dallo stadio amico erano state solo 2 e contro le non proprio irresistibili Palermo e Crotone.
Già, fino a 3 settimane fa, quando i ragazzi hanno messo il turbo e hanno portato a casa 2 vittorie consecutive rotonde e convincenti contro Cagliari e Chievo, dimostrando, rispetto a queste 2 squadre, una superiorità tecnica notevole e facendo crescere ulteriormente i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere questa stagione. A guardare le partite del Sant'Elia e del Bentegodi vien da chiedersi come mai il Toro non abbia giocato sempre così in trasferta e come mai in certe partite sia sembrato di vedere una squadra spaesata priva di anima andare in contro al proprio destino. Sarà stata l'assenza di pressioni che ha permesso di giocare a mente sgombra, ma sta di fatto che il Toro visto nelle ultime uscite lontano da casa avrebbe potuto giocarsela contro chiunque in questo campionato. Durante l'anno i ragazzi hanno avuto una serie enorme di passaggi a vuoto in cui son stati buttati via dei punti che poi alla lunga vanno a creare il gap tra il Toro e il treno Europa (penso a Pescara, Empoli, Bologna...).
Come ha detto un mio paziente, c'è da sperare che queste 2 ultime trasferte vittoriose servano da stimolo ulteriore per l'unica partita che ancora ha un vero significato in questo campionato, e cioè quella dello Juventus Stadium. Concludere facendo uno sgambetto ai cugini che fino ad ora in casa hanno tritato chiunque (Barcellona compreso), anche se non servirà a compromettere i loro piani scudetto potrebbe ridare comunque un minimo di lustro alla stagione 2016/2017.
Alla prossima dal vostro Psicologo del Toro!
Laureato in Economia, gestisco un negozio di caffè che trasformo clandestinamente in uno studio in cui esercito la professione di psicologo dedicato ai miei compagni di tifo; 30 anni, da 24 abbonato in maratona ho imparato a comprendere il comportamento di ogni singolo fenotipo di tifoso del Toro e mi diverto ad analizzarlo. Al quinto anno sulle colonne di TN, ecco a voi lo Psicologo del Toro!
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