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columnist
Qual è il colmo per il tifoso granata? Affrontare i derby senza giocarli e fare bene e strappare un punto in casa della contendente alla vittoria del campionato, regalando di fatto lo scudetto ai cugini. Intendiamoci, sono contento che il Toro non si sia scansato. E’ giusto che i ragazzi di Mazzarri abbiano fatto la loro gara, giocando una partita senza il massimo impegno a dir la verità, ma con la massima serenità. Ecco, sarebbe cosa gradita che i granata giocassero con impegno e serenamente tutte le gare, soprattutto quelle sentite, soprattutto i derby.
Fatta questa premessa i tifosi sono già in vacanza. L’ultima partita in casa vedrà l’arrivo della Spal e, stando all’ennesima stagione deludente dell’era Cairo, è prevista una scarsa affluenza di pubblico. Purtroppo le speranze di vedere una squadra competitiva dal 2005 vanno via via scemando. E’ veramente strano come in questi tredici anni, fatta eccezione per alcuni momenti di crisi acuta nel rapporto tra curva e dirigenza, l’entusiasmo della tifoseria sia diminuito nonostante il Toro sia partito dalla Serie B e tra retrocessioni, salvezze complesse e altre meno, adesso occupa in pianta stabile la colonna sinistra della classifica di Serie A. Ma allora perché c’è un’aria di insoddisfazione generale?
Semplice. Nei primi anni il Toro non produceva plusvalenze e chiudeva spesso il bilancio in rosso. Dunque gli scarsi investimenti erano naturali in una situazione economica complessa. I malumori del tempo erano dovuti più all’incompetenza di chi era in capo alla società. In questi ultimi anni invece proprio con la proficua politica delle plusvalenze allestita da Cairo e Petrachi, si sono prodotte consistenti risorse finanziarie, ma nonostante ciò non si sono verificati quegli investimenti che tutti si sarebbero aspettati. Anzi a fronte di cessioni eccellenti si sono registrate pochi investimenti mirati alla valorizzazione dei giocatori per creare nuove plusvalenze, senza puntare al miglioramento dei risultati. In quest’ultima stagione Cairo aveva allargato i cordoni della borsa acquistando Niang, salvo poi cedere Zappacosta l’ultimo giorno di mercato a ben di più di quanto speso per l’acquisto dell’ex Milan. Quindi a fronte di un quantitativo di risorse disponibili maggiori rispetto alle precedenti annate, gli investimenti non hanno dato prova delle reali ambizioni di Cairo.
Ecco che i tifosi non credono più alle parole dette dalla dirigenza. Il presidente riesce in pochi secondi a dire che è sua intenzione ripartire da Belotti, ma al contempo vuole trattenere solo chi è realmente motivato. Il Belotti di quest’anno è sembrato tutto fuorché motivato, dunque quale sarà il suo destino?
Intanto girano già i primi nomi di calciomercato, nomi che al momento sembrano piuttosto fantasiosi come Balotelli che fa pensare ai “Simeone” e “Zapata” dell’estate scorsa... speriamo che alla fine non arrivi un altro acerbo “Sadiq”.
Soltanto un mercato all’insegna del vero rafforzamento della rosa in tutti i ruoli che mostri una reale ambizione della presidenza, potrà ammorbidire l’umore del tifo generale. Anche il presidente deve mostrarsi motivato, altrimenti, proprio come per i giocatori che andrebbe a vendere, anche lui potrebbe cercarsi altro da fare.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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