Rien ne va plus, i giochi sono fatti e con la fine del calciomercato la parola, (almeno) per i prossimi quattro mesi, passa completamente al campo. C’è giusto la pausa per la Nazionale per continuare a discutere sulla bontà o meno dell’operato di Cairo e Petrachi in questa sessione mercatale estiva poi, sul serio, sarà solo il rettangolo verde a dire, coi fatti, se si è lavorato bene oppure no. Di primo acchito mi sembra di cogliere nel tifoso granata una certa delusione per quello che poteva essere e non è stato: si aspettava un terzino di grande prospettiva come l’algerino Ghoulam ed è arrivato Dossena che nel giro di ventiquattr’ore è stato sostituito da Pasquale, in una di quelle paradossali situazioni che sembra un luogo comune affermare succedano solo al Toro ed invece è proprio così. Ci si aspettava un regista vero al posto dei non troppo convincenti Bellomo e Farnerud, ma non è arrivato nessuno perché, colpo di scena, è ritornato alla ribalta Giuseppe Vives, pretoriano di ferro di Ventura al quale sono state affidate le chiavi del centrocampo. Infine ci si aspettava una promozione o una bocciatura per il duo Padelli-Gomis, ma l’arrivo di Berni non ha fatto altro che mischiare ulteriormente le carte sulla questione portiere titolare. Come valutare, quindi, queste ultime mosse del Toro? La prima considerazione è che il mercato nel suo insieme sia stato condotto col passo del gambero, arretrando a fronte di un buon inizio ed evitando poi palesemente di chiudere con un finale in crescendo: una condotta contraria alle più elementari strategie di marketing legate alla soddisfazione dei tifosi, ma motivata, voglio credere, da ragioni di carattere squisitamente tecnico (più sforzi all’inizio per far lavorare il mister su di una rosa molto vicina a quella definitiva). Il fatto, poi, che anche economicamente sia stato un mercato chiuso con un sostanziale saldo a zero tra le entrate e le uscite (di fatto la cessione di Ogbonna ha finanziato tutti gli acquisti), lascia intendere che da parte della proprietà ci sia stata la non volontà ad investire realmente se non in regime di autofinanziamento. Politica, questa, giusta e condivisibile, ma certo non in linea con ambizioni superiori ad una stringata salvezza. L’altro neo di questa campagna acquisti è stata la mancanza di un colpo abbastanza grande da considerarsi tale. Trattenere Cerci e riscattarlo completamente è stata una mossa fondamentale per la sopravvivenza futura del Toro in serie A, ma non sufficiente a definirlo “colpo”, lasciando pertanto l’amaro in bocca per non aver neppure tentato di avere un obbiettivo ambizioso tra i calciatori di quel livello. Troppi galli in un pollaio sono dannosi, vero, il salary cap va rigorosamente rispettato per evitare l’effetto valanga se sforato anche in un solo caso, vero, ma tra centrocampo e attacco si poteva puntare, se non ad un top player almeno ad un “big” player. L’assenza totale di ambizione in questo senso può da un lato far stare tranquilli sulla solidità di questa società che ha i piedi ben piantati a terra e sulla sua oculatissima gestione, ma sconcerta dall’altro perché denota un’assoluta mancanza di voler suscitare entusiasmo ed emozione nella tifoseria. Il Toro, in questo, è come un bambino che al supermercato con la madre invece di sbavare di fronte al reparto giocattoli conviene col genitore sull’opportunità di acquistare la frutta di stagione perché ragionevolmente meno cara delle primizie… Nessuno di noi vuole vedere un nuovo fallimento tipo quello cimminelliano, né disprezziamo essere nelle posizioni da Champions in quanto a solidità del bilancio, ma siamo l’unico club che rispetta il fair play finanziario senza nemmeno essere nelle coppe europee! Dico solo che se sai con mesi di anticipo che perderai a fine stagione il capitano e bomber della squadra, uomo simbolo amato da larga parte della tifoseria, ti muovi per tempo per farti trovare pronto nel momento in cui succede proponendo un’alternativa che stuzzichi la fantasia dei tifosi. E ciò non è avvenuto. Se poi ti limiti a stare un po’ dietro a Derdyok, Maxi Lopez e Scocco per scoprire che costano troppo o hanno ingaggi troppo alti, non puoi sperare che il tifoso medio sia contento di un mercato chiuso senza squilli. La cosa che personalmente mi tranquillizza è che comunque non sono i nomi sulla carta a fare i gol o le grandi prestazioni, ma spesso sono proprio i giocatori da cui meno ti aspetti a regalarti gioie e sorprese. Nel mercato granata sono arrivati elementi che in questo senso possono esplodere: sosteniamo loro (e i “vecchi”) con il massimo della forza e alla lunga ci sapranno ripagare. Perché è vero che per noi tifosi del Toro conta solo la maglia, ma è comunque impossibile scinderla del tutto da coloro che la portano in campo ogni domenica… Alessandro CostantinoSegui @AleCostantino74
columnist
Toro, mercato senza squilli e senza sogni
Rien ne va plus, i giochi sono fatti e con la fine del calciomercato la parola, (almeno) per i prossimi quattro mesi, passa completamente al campo. C’è giusto la pausa per la Nazionale per continuare a discutere sulla bontà o...
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