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Toro-Nazionale: un rapporto che non scalda il tifoso granata

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / I successi di Belotti in azzurro fanno piacere, ma non entusiasmano. E non per scarso patriottismo…

Se gli italiani fossero uniti sempre come nei 90 minuti in cui la Nazionale gioca le sue partite più importanti, l'Italia sarebbe una potenza mondiale al pari degli Stati Uniti! Purtroppo (o per fortuna) così non è e al triplice fischio puntualmente tornano le divisioni e le polemiche che, non solo in ambito calcistico, caratterizzano la vita di questo Paese da più di centocinquant'anni. Senza voler generalizzare sono convinto che i tifosi meno appassionati alla maglia azzurra siano proprio i tifosi del Toro, fondamentalmente per un paio di buone ragioni che nulla hanno a che vedere coll'essere o meno patrioti. Innanzitutto perché storicamente l'Italia presenta sistematicamente un'alta concentrazione di esponenti della Juventus verso i quali è difficile mostrare trasporto e simpatia sebbene si presentino in campo senza la maglia bianconera addosso e dai quali si fa fatica a sentirsi rappresentati appieno. In secondo luogo perché la Nazionale raffigura quel sistema calcio nel quale il tifoso granata non ha assolutamente fiducia e dal quale si sente costantemente emarginato quando non vessato.

D'altronde dopo Superga anche il rapporto fra il Toro e la Nazionale è parecchio cambiato: dagli storici dieci undicesimi in campo con la maglia azzurra la parabola dei granata selezionati dai vari commissari tecnici è andata in calando anche quando negli anni Settanta il blocco granata, che contava fior di campioni, avrebbe potuto riscrivere la storia della Nazionale marchiandola nuovamente nel segno del Toro. A otto anni vidi Dossena diventare campione del mondo senza neanche giocare un minuto e molti di quelli della mia generazione hanno vissuto covando una certa diffidenza verso quella vetrina "su misura" per gli juventini che erano le partite dell'Italia. In tempi recenti, l'unico momento felice che ricordo in cui l'azzurro ha incrociato la strada granata è stato l'esordio di Asta: un non campione che nel solco dei più alti valori della tradizione torinista conquistava esclusivamente grazie al merito la convocazione in Nazionale coronata, appunto, con un esordio da sogno nella sua città natale. Il resto davvero poca roba: un Mussi già partente verso altri lidi a giocarsi da titolare il mondiale americano del ‘94 e i più recenti Immobile, Cerci e Darmian ad usare la Nazionale (così come il Toro) per palcoscenici, e relativi contratti, più prestigiosi.

Ora è il momento di Belotti. Potrà cambiare qualcosa nel rapporto tra il tifoso granata e la Nazionale? Forse per le nuove generazioni si, ma per quelli come me o più vecchi dubito. Una rondine non fa primavera. Preferisco cinicamente pensare che la maglia azzurra funga da propellente per le prestazioni dei nostri in granata piuttosto che il contrario e sperare che le partite internazionali che i Belotti e i Benassi (ed in futuro magari anche i Baselli, i Barreca o gli Zappacosta) giocheranno siano un'esperienza utile per far arrivare il Toro nuovamente sulla scena europea e non per far alzare trofei a Tavecchio o a Capitan Buffon... Forse è un pensiero poco "politicamente corretto", ma non me ne dolgo. Sono maggiormente orgoglioso di vedere i nostri giovani rimpolpare le fila delle selezioni nazionali giovanili, dall'Under 21 in giù, che vedere passare Belotti e compagnia bella nel “plusvalenzificio” gestito da Ventura a Coverciano. E chi si scandalizza per ciò che affermo, provi a chiedere quanto è “amata” la nazionale dai grandi club il cui obbiettivo è la super lega europea e non le competizioni per nazionali che tolgono giocatori alle squadre rimandandoli stanchi e sovente malconci senza generare alcun profitto. Questa è la vera tristezza.

Poi, chiaro, saremo tutti felici se il Gallo porterà la sua carica azzurra anche nel Toro che scenderà in campo contro il Palermo, ma da buon granata mi daranno sempre più brividi cose come il geyser sound di tifosi e giocatori islandesi fieri della propria favola calcistica rispetto agli atteggiamenti supponenti degli Zaza o Pellè di turno. D’altronde non a tutti piace vincere facile:  e a noi del Toro men che meno!