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Caso Baselli: io sto con Miha

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Il centrocampista ha i numeri per diventare un grande giocatore: giuste le critiche e da buon professionista ora provi a svoltare

Partiamo da un presupposto: è ora di smetterla di considerare il calcio come un ambito dell'esistenza umana in cui non valgano le "regole" tipiche della società civile. Personalmente sono stufo di sentire sbandierare la parola professionismo solamente quando fa comodo e mai quando entrano in ballo gli aspetti più spinosi di ciò che esso comporta, come il rispetto dei contratti firmati o l'accettazione dell'esposizione (o anche della sovraesposizione) mediatica. C'è troppo buonismo verso queste persone che facendo un lavoro "speciale" tendono a svicolare le dinamiche del reale mondo del lavoro dove il rendimento è preteso senza troppi riguardi e per molta meno gloria.

Nello specifico mi riferisco al "caso Baselli", scoppiato durante la sostituzione del centrocampista nel match col Pescara, allorquando Mihajlovic gli ha rivolto espressioni poco carine per manifestargli il proprio disappunto in merito alla sua prestazione. Molti hanno criticato la scelta del mister serbo di ribadire le proprie critiche verso il ragazzo anche di fronte ai microfoni di tivù e giornali, circostanziandole ulteriormente. Di sicuro si può obbiettare il metodo usato da Sinisa per pungolare il giocatore: troppo diretto e duro per alcuni, poco elegante per altri, ma sulla sostanza degli appunti mossi credo che siamo tutti d'accordo. Baselli è un signor giocatore che sta ritardando il salto definitivo di qualità per mancanza di attributi e di convinzione. Fosse stato un mediocre Mihajlovic non avrebbe nemmeno perso tempo a cercare di dargli una scossa, per di più considerando che lo stesso mister avrebbe quest'estate rifiutato di scambiare il giocatore con il milanista, e suo pupillo, Kucka. Un po' come a scuola dove l'allievo dalle grandi potenzialità è sempre il più bacchettato se non rende come dovrebbe, così nel Toro è toccato al centrocampista bergamasco finire nelle mire del proprio allenatore.

La realtà dei fatti è che Daniele Baselli resta un privilegiato che grazie al suo talento e alla sua perseveranza ha coronato il sogno di ogni bambino di giocare in serie A guadagnando cifre che i suoi coetanei non accumulerebbero nemmeno in una vita di lavoro. Ora da buon professionista e personaggio pubblico qual è ha il dovere di accettare le critiche che il suo "capo" gli ha rivolto urbi et orbi e lavorare su se stesso per dimostrare a tutti che a 24 anni è pronto per diventare il giocatore che tutti si aspettano. Ed è bene sottolineare che non si tratta di impresa classificabile alla voce impossibile. Il problema principale di Baselli non è il fisico perché coi piedi che ha può giocare in maniera tale da non esserne svantaggiato. Il suo tallone d'Achille è la personalità. Nessuno chiede a Baselli di fare il Gattuso della situazione mordendo le caviglie degli avversari: quello che si vorrebbe da lui, però, è la presenza costante nel vivo della partita, il non nascondersi per lunghi tratti della gara, il cercare di sfruttare le capacità tecniche per creare giocate che aiutino la squadra nella costruzione della manovra d'attacco.

Chi ha i suoi piedi ha il dovere morale di farsi dare la palla dai compagni e sobbarcarsi l'onere della giocata vincente, anche a costo di sbagliarla. E' qui che difetta il giocatore ed è su questo che Mihajlovic, e quasi tutti i tifosi, si arrabbiano vedendolo spesso ciondolare sul campo senza costrutto. Io stravedo per Baselli, ma alla sua età e con la sua esperienza in serie A ormai non ha più alibi: deve esplodere, ed in primis lo deve a se stesso. E se mai avesse dubbi su qual è la strada giusta per farlo gli basterebbe osservare il suo compagno bergamasco Belotti, attualmente il migliore degli esempi possibili...