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Toro, nessuno ci crede più?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / L'Europa dista solo un punto, eppure manca qualcosa: l'entusiasmo, un ingrediente speciale capace di far fare cose straordinarie

Diceva bene il nostro direttore Gianluca Sartori nel suo editoriale: almeno l'anno scorso ci divertivamo. Perché il punto è proprio questo. Il Toro di quest'anno sebbene abbia maggiore qualità di quello dell'anno scorso diverte molto meno e purtroppo non bilancia la cosa facendo più punti. Tutti i numeri indicano un peggioramento, ma i numeri, si sa, pur essendo oggettivi si prestano a molteplici letture e possono anche essere favorevoli se estrapolati dal contesto generale: ad esempio, nonostante l'undicesimo posto in classifica, la distanza dall'ultimo (teorico) posto per l'Europa dista solo un punto, il che non è poi così male. Già l’Europa, un obbiettivo, una chimera, un'ossessione, un luogo che dovrebbe essere più simile ad una casa per storia e blasone del Toro. Se n'è parlato tanto quest'estate dipingendo la rosa come la più forte da tanto tempo a questa parte e la più attrezzata possibile per raggiungerla. Eppure manca qualcosa. Evidentemente manca qualcosa. Cosa? Un ingrediente speciale, molto poco tecnico ma capace di far fare cose straordinarie se presente in abbondanza: l'entusiasmo. Il problema è che non si può reperire sul mercato, ma si deve creare con le mosse giuste ed un pizzico di fortuna. A volte basta una scintilla, un episodio a scatenarlo: successe in un Toro-Genoa di qualche anno fa quando arrivò un’incredibile vittoria nei minuti di recupero e si aprì la strada verso la qualificazione all'Europa League (con l'aiutino delle magagne finanziarie del Parma). In generale però l'entusiasmo si costruisce pezzo per pezzo con i risultati, uno spogliatoio unito, giocatori motivati e la spinta dei tifosi. Con l'Atalanta ero in curva e l'impressione netta che ho avuto è stata quella di constatare che di entusiasmo, a tutti i livelli, non ce n'è proprio...

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Manca in primis nei giocatori che stancamente affrontano le gare (eccetto quella con l'Inter) senza metterci nulla in più del minimo sindacale per fare il compitino, manca nell'allenatore che al di là delle questioni tattiche sembra aver esaurito quella carica positiva che era stata capace di scuotere un ambiente intorpidito dall'ultimo inguardabile anno di Ventura, manca nel presidente sempre bravo a difendere ed esaltare il proprio operato, ma mai catalizzatore vero di svolte epocali o balzi che superino il passo di una gamba corta e manca nei tifosi che paiono rassegnati ad un'altra anonima stagione in pieno stile “anche quest'anno vinciamo l'anno prossimo”. Insomma, da qualunque lato si prenda la situazione attuale del Toro sembra proprio che non ci creda più nessuno…

Esiste una cura? Esistono contromisure che possono essere prese sebbene nessuna garantisca al 100% un’inversione di tendenza. Si potrebbe cambiare allenatore, ma non è detto che chi arriva (tra l'altro chi?) riesca a fare meglio, si potrebbe fare un ulteriore sforzo di mercato a gennaio per innestare alternative di qualità in rosa, ma neanche i bookmaker più avventati si azzarderebbero a quotare Cairo che investe nella sessione invernale.  Si potrebbe sperare in qualche risultato favorevole inaspettato (tipo vincere con Lazio o Napoli, o entrambe…) oppure si potrebbe dare carta bianca alla gente sfruttando davvero l'effetto Filadelfia e i famosi 8-10 punti in più che garantirebbe (più allenamenti a porte aperte visto che tatticamente siamo comunque un libro aperto per gli avversari, meno filtri coi giocatori, più contatto tifosi/giocatori).

Non c'è una ricetta unica e taumaturgica. Occorrerebbe, però, che al più presto qualcuno, che sia il Presidente, il mister o i giocatori stessi, dia dei segnali concreti di voler invertire la rotta. Altrimenti si rischia l'oblio fino a maggio. E poi  allora chi crederebbe ancora a nuovi proclami di riscossa per la nuova stagione?

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.