Si sa che la speranza è sempre l’ultima a morire e che a volte le brutte sensazioni uno vuole lasciarsele alle spalle, ma la situazione del Toro di oggi purtroppo non è casuale. Magari lo fosse! In realtà la società granata è gestita, a mio avviso, come un’azienda che deve produrre ricavi, e per quanto riguarda l’aspetto sportivo tutto passa in secondo piano. Certo, conviene restare in serie A perché se il Toro per disgrazia dovesse retrocedere, il valore dei giocatori crollerebbe, i tifosi potrebbero nonostante la fede allontanarsi dal frequentare lo stadio ed insomma diventerebbe più arduo fare utili. In serie A invece, in una condizione come quella attuale, secondo me il Toro è nella situazione ideale per produrre ricavi: si gravita in pianta stabile nella parte sinistra della classifica a ridosso dell’Europa League, si vincono alcune partite di campionato che consentono ad alcuni giocatori di mettersi in mostra, li si rivende nella sessione di mercato, magari nell’ultimo giorno utile, e si acquistano alcuni buoni investimenti. Ecco che si è di fronte ad una delle squadre più virtuose del campionato dal punto di vista economico-finanziario, al cospetto della quale dovremmo tutti toglierci il cappello.
columnist
Toro, niente di cui stupirsi
Dal lato sportivo però le cose a mio avviso non possono considerarsi positivamente. Cairo ha avuto il merito di riportarci in A ma, salvo nella stagione in cui siamo andati in Europa grazie al fallimento del Parma di Ghirardi, il Toro non è mai riuscito a concludere il campionato tra le prime sei. Possibile che una società come il Torino non possa ambire a rientrare tra le prime sei? Con tutte le risorse finanziarie che il Toro è riuscito a produrre e con tutte le plusvalenze, il Toro si ritrova a vivere l’ennesima stagione deludente.
L’impressione però è che si sia tirata troppo la corda e che adesso questa si sia spezzata. I tifosi hanno cominciato a spazientirsi ed oggi al Filadelfia si sono fatti sentire. La frustrazione nell’ambiente granata è tanta; dal 1995 il Toro ha vinto un solo derby contro una Juventus, che giocò quel match con lo scudetto in tasca e con la formazione piena di rincalzi. Insomma ciò che è stato ottenuto sportivamente parlando dal Toro dal 2005 ad oggi è oggettivamente troppo poco.
Quando c’è stato l’esonero di Sinisa Mihajlovic ho ingenuamente pensato che la società volesse sfruttare la finestra di mercato per modificare la rosa secondo i dettami del nuovo tecnico. Invece si è pensato giustamente a cedere le pedine in esubero, ma non a rinforzare una rosa che aveva oggettivamente bisogno di interventi, trascinandosi con la telenovela di Donsah e l’episodio stucchevole della chiamata di mister Mazzarri al giocatore che pare stesse dormendo.
Tutto ciò ha generato il punto in cui si trova il Toro oggi, dopo la seconda sconfitta consecutiva dell’era Mazzarri in quel di Verona. Purtroppo a mio parere non c’è da stupirsi, perché questo modo di operare nel calcio può portare solo a questi risultati. Non ho mai visto nessuna squadra evitare di rafforzarsi quando ne aveva strenuo bisogno per raggiungere il proprio obiettivo, e temo che questo sarà invece il caso del Toro.
Molti tifosi pensano che sia meglio che Cairo passi la mano, ma è oggettivo che ad oggi nessuno si sia fatto avanti per rilevare il Torino FC. Dunque si deve proseguire con un imprenditore di successo come l’attuale patron a capo del sodalizio granata, ma a continuare in questo modo si rischia secondo me di far sparire il Toro perché, come si sa, il Toro è costituito dal suo popolo, e senza di esso non esisterebbe. Continuare su questa linea e con questi campionati mediocri potrebbe seriamente allontanare la gente. E’ vero che il tifoso torinista è diverso e che l’amore per la maglia è la prima cosa che conta, ma è altrettanto vero e importante che chi ama il Toro veda che chi c’è, dal presidente al magazziniere, dia il massimo. Perché è meglio avere un elemento scarso che dà tutto piuttosto che un fuoriclasse svogliato.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA