Nel momento più difficile della stagione, con la zona retrocessione in pericoloso avvicinamento, il Torino tira fuori il classico coniglio dal cilindro e sbanca San Siro, conquistando contro l’Inter una vittoria insperata, ma preziosissima per la classifica e per il morale. Per ironia della sorte, anche i prossimi avversari della formazione di Ventura, i bergamaschi dell’Atalanta, domenica scorsa sono riusciti ad ottenere un’analoga vittoria per punteggio (2-1), modalità (rimontato lo svantaggio iniziale su rigore) e blasone dell’avversario (il Milan).
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Toro, no al “biscotto” con l’Atalanta!
Torino-Atalanta si presenta dunque come la classica sfida tra due squadre che avendo recuperato morale, non avendo più l’acqua alla gola ed essendo quasi matematicamente salve potenzialmente potrebbero dare vita alla tipica partita da fine campionato dove si gioca a “non farsi del male” perché conviene ad entrambi i contendenti. Tralasciando il discorso, importante ma sempre in secondo piano nel costume italico, dell’etica sportiva, mi piacerebbe sottolineare in questa sede come spero vivamente che il Toro non si adegui alla logica del “biscotto”, ma affronti la squadra di Reja con il solo obbiettivo di vincere. Che non vuol dire che poi si debba per forza vincere, ma piuttosto che è importante che Glik e compagni scendano in campo con l’atteggiamento di chi vuole far sua la sfida per dimostrare ai propri tifosi che questi mesi di apatia, involuzione e declino sono stati solo una (lunga) parentesi dalla quale si vuole scappare per tornare ad avere un rendimento più consono al valore ed alle potenzialità della squadra. Ora che il successo di San Siro ha riacceso la fiammella dell’entusiasmo nei tifosi sarebbe delittuoso assistere ad una gara in stile Toro-Genoa del primo anno di Ventura in A. Delittuoso ed inaccettabile perché dopo tutta la pazienza che ci hanno messo i tifosi aspettando fiduciosi una reazione di orgoglio da parte del gruppo, sarebbe un vero harakiri fare il passo del gambero e sfoderare la solita insipida prestazione della quale chi paga il biglietto allo stadio non ne può più per quest’anno.
Capisco che il “punticino” a fine campionato sia preziosissimo, che l’Atalanta sia un avversario ostico che si chiuderà e non farà giocare i granata per poi ripartire in contropiede, ma le parole di Ventura sulla rabbia e sul desiderio di far ricredere chi dava per finito il suo ciclo devono tradursi in un atteggiamento costruttivo, voglioso e grintoso da parte dei giocatori in campo. Come ama ripetere il mister, non è questione di risultato, ma di prestazione: questa volta il boomerang delle sue “scuse” potrebbe ritorcerglisi contro se domenica non si dovessero vedere undici tori sbuffanti in campo. Se Ventura vuole avere credibilità presso i tifosi sulla sua voglia di rilanciare il proprio progetto nei prossimi due anni, deve dimostrare da qui a fine anno di saper sferzare il gruppo e guidarlo ad un finale di campionato di ben altro livello. Altrimenti non farà che dar ragione a chi già un po’ di tempo fa etichettava al 15 maggio la data di scadenza della sua permanenza sulla panchina granata…
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