columnist

Toro, non è solo sfortuna

Beppe Pagliano
Saldature / La rubrica di Beppe Pagliano

Cari amici rieccomi dopo due settimane a parlare di Toro, iniziamo subito col mettere in chiaro le cose: sono incazzato nero.

Mercoledì scorso non ho potuto recarmi allo stadio, in quanto sono stato recluso da mia moglie nel suo negozio sommerso di fiori, ma nonostante tutto alle ore 20:45 ero davanti al televisore a tifare Toro impegnato contro il Genoa, come è finita lo sappiamo tutti, il solito Toro, che con un minimo in più di cinismo avrebbe portato a casa la vittoria si è trovato a regalare due punti a tempo ampiamente scaduto.

Il giorno dopo, sempre recluso in negozio, ho avuto modo di parlare con alcuni di voi che sostenevano che eravamo stati sfortunati, ma l’autogol con cui eravamo andati sul 3 a 2 al novantesimo non era forse un gran bel colpo di culo a nostro favore? Ma noi no, siamo riusciti a farci prendere dalla paura comunque, permettendo al Genoa di riacciuffare il pari all’ultimo respiro. Sabato pomeriggio dal negozio sono fuggito un po’ prima ed alle 18.00 ero nuovamente davanti al televisore pronto ad assistere al derby. Di speranze ne avevo ben poche, mi aspettavo il solito Toro timoroso in pellegrinaggio a Venaria, ma soprattutto mi aspettavo gli altri pronti ad affrontarci con la bava alla bocca.

A dir la verità, gli altri, si dimostravano ben poca cosa, ma per l’ennesima volta in stagione riuscivamo a passare in svantaggio, a quel punto mi aspettavo il loro raddoppio, ma invece era Bovo a riportarci in parità. Da quel momento in poi ho iniziato a crederci, davanti allo schermo incitavo i nostri. Avevamo l’opportunità di affossare definitivamente il loro campionato, i ragazzi fino ad un certo punto ci hanno creduto, creando più di una palla gol, ma man mano che il tempo passava la squadra è ritornata timida e balbuziente, ogni passaggio, anche il più elementare è diventato irrealizzabile e così gli altri hanno prima colpito una traversa al novantesimo e poi ci hanno infilzato al novantatreesimo con un fenomenale colpo di gluteo di Cuadrado.

Non so voi, ma la mia reazione è stata furiosa, ho letteralmente buttato all’aria tutto ciò che si parava davanti a me, maledicendo i gobbi, l’universo intero, ma principalmente chi è responsabile di questo sconcertante atteggiamento mentale .Sono vent’anni che mangiamo merda (scusate il francesismo) ed ora che abbiamo una squadra tutto sommato buona, continuiamo a non credere nelle nostre possibilità.

Chi mi legge sa quanto sia stato in passato particolarmente critico nei confronti di Ventura, fino a ricredermi in parte dopo l’impresa di Bilbao, ma purtroppo a pensarci bene qualcosa non riesce proprio a funzionare. Ricordate il campionato di B che non vincemmo a causa del pareggio all’ultima giornata in casa di un Albino Leffe ampiamente retrocesso? Ebbene ci venne detto che tanto cosa ce ne importava di vincere un campionato di serie B, l’importante era salire in A e certo, tanto da noi le soddisfazioni abbondavano da lustri. Gli anni successivi sono stati un susseguirsi di sconfitte negli ultimi minuti, molte volte dopo partite giocate benissimo, cosa che ferisce ancor di più.

Nel frattempo abbiamo sempre sacrificato le partite infrasettimanali di Coppa Italia, adducendo che per noi erano un fastidio, mica vogliamo vincerla la Coppa Italia? E la stagione passata, in Europa League, quando dopo l’impresa di Bilbao siamo stati eliminati dai russi dello Zenit, i quali alla resa dei conti si erano dimostrati ampiamente inferiore a noi, molti hanno accolto l’eliminazione ripetendo il solito mantra: mica vogliamo vincere l’Europa League. E le ultime giornate di campionato sempre della passata stagione? Come si possono dimenticare le imbarcate contro Genoa e Milan? Personalmente mi sono stufato di questa mentalità da squadra provinciale.

Mi sono stufato di questo gioco attendista.

Mi sono stufato di questo atteggiamento mentale.

Mi sono stufato di vedere ingabbiati i nostri giocatori migliori in schemi visti e rivisti.

Mi sono stufato di una squadra vittima della sindrome del tennista col braccino corto.

Mi sono stufato di giocare senza portiere da troppi anni.

Mi sono stufato di sentire osannare un allenatore che alla soglia dei settant’ anni non ha mai allenato una squadra di vertice di serie A, ed un motivo ci sarà pure!

Mi sono stufato di assistere alle partite del Toro e finire troppe volte con un coito interrotto.

Mi sono stufato di sentirmi dire che se voglio vincere devo tifare per gli altri.

Io sono del Toro amici cari e voglio vedere un Toro arrembante che non sa cos’è la paura, ma che anzi incuta timore alle presunte grandi, affrontandole con lo spirito che da sempre ci ha contraddistinti. Il Toro attuale continua ad essere la brutta copia di quello che potrebbe essere, forse  a questo punto bisogna iniziare a pensare che qualcuno ha fatto il suo tempo,  guardandosi attorno per il futuro, cercando qualcun altro che porti una ventata di aria nuova e rinnovate ambizioni.