C’è un lato positivo nel fatto di non avere più nulla da chiedere al campionato per una squadra come il Toro: la possibilità d’oro di fare esperimenti tattici e valutazioni sui singoli in partite vere e non in amichevoli. Una possibilità che se da un lato significa aver mancato l’opportunità di lottare per qualcosa di importante fino all’ultima giornata dall’altro è una manna dal cielo perché concede un “lusso” che raramente si ha in un campionato così stressante come quello italiano.
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Toro, non era tempo di esperimenti?
Così, dopo la matematica salvezza, già dalla partita con la Roma (ma anche quella col Bologna poteva rientrare nel novero) mi sarei aspettato un Ventura smanioso di provare un modulo alternativo, anche solo abbozzato, per poterlo testare nell’arco di un mese di campionato e su un ciclo già significativo di cinque gare. Il mister invece si è trincerato dietro la convinzione che la rosa sia stata costruita solo per il 3-5-2 (dichiarazione, a mio avviso, agghiacciante per un allenatore professionista che allena giocatori professionisti…), non prendendo in considerazione il fatto che tanti dei nostri calciatori quando giocano in Nazionale usano moduli diversi e che gli altri sicuramente in carriera non hanno sempre giocato col 3-5-2. D’altronde la parola “sperimentare” implica che si facciano dei tentativi non necessariamente destinati al successo, col vantaggio però nel caso del Torino che poco impatterebbero sull’esito della stagione (tra il sedicesimo ed il decimo posto non c’è questa gran differenza). Anzi, a livello mediatico un Ventura che prova soluzioni differenti potrebbe riconquistare in parte quella fiducia che buona parte dei tifosi granata inizia a non avere più nelle sue capacità di gestione del gruppo.
Anche sui singoli giocatori i minutaggi concessi a chi aveva giocato poco sono stati minimi se non nulli, e anche chi ha giocato, ad esempio Martinez, lo ha fatto per mancanza di alternative per i forfait di Maxi Lopez ed Immobile, non certo per scelta convinta. Un’altra cosa incomprensibile è l’ostinazione a far giocare terzino Gaston Silva invece che provarlo con costanza nel suo ruolo naturale, cioè al posto di Moretti. Perché, viene da chiedersi. Moretti è il giocatore ad oggi con il minutaggio più alto di tutta la serie A: stare in panchina le ultime cinque giornate cosa avrebbe tolto alla sua importanza in questa squadra o alla sua stagione in generale? Nulla, mentre al contrario cinque partite di cui alcune difficili (Roma, Napoli, Sassuolo) avrebbero potuto dirci se Gaston Silva possa essere un valido centrale visto che l’unica sua apparizione nel ruolo, contro l’Inter all’andata, peraltro sul lato destro dello schieramento a tre, non era stata malaccio in relazione anche alla caratura dell’avversario.
E pensare che ci sarebbero tante cose che i tifosi del Toro vorrebbero vedere: un Bruno Peres in posizione più avanzata a formare una catena di destra con Zappacosta dietro, Baselli trequartista dietro alle punte da “vecchio” numero 10, Jansson al posto di Glik o assieme a Glik in una difesa a quattro, un centrocampo muscolare Gazzi-Acquah a sostenere un trio Martinez-Baselli-Peres dietro all’unica punta Belotti o Maxi Lopez in un 4-2-3-1. Ci sarebbero mille cose da provare, da testare in partite vere come queste ultime di campionato eppure non si muove nulla.
Qual è la paura? Sminuire il valore dei nostri gioielli tipo Glik, Peres o Maksimovic? Far perdere gli Europei a Padelli se tornasse a giocare un po’ Ichazo? Smascherare la pochezza di tanti giocatori nel momento in cui perdono le certezze del compassato 3-5-2 venturiano? Rischiare che si giochi bene con un nuovo modulo e che quindi montino le polemiche verso chi non lo ha proposto prima? Non si vuole svelare il modulo futuro per non dare spunti di mercato visto che inevitabilmente il nuovo modulo porterà ad acquisti nuovi ma anche a qualche cessione? Davvero, non capisco, per favore spiegatemi quali sono le ragioni
dell’impossibilità di cambiare tutto nelle ultime partite! La gente è stufa di partite come quelle col Sassuolo dove si ha paura della propria ombra invece di giocare in scioltezza e a mente libera. Un segnale di vero cambiamento non potrebbe che essere accolto con favore quantunque non porti a risultati positivi: la gente direbbe che perlomeno un tentativo è stato fatto! E’ tutto l’anno che vivo nella speranzosa attesa che il mister mi stupisca positivamente con qualche invenzione, ma per ora non lo ha ancora fatto. Adesso arriva la trasferta di Udine: mister, batti un colpo, ma non solo a parole in conferenza stampa! Sarebbe triste constatare che il Manzoni non aveva tutti i torti: uno se il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. Neanche quando non ha nulla da perdere.
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