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Toro, non perdere il treno d’inverno

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Sotto le granate / I punti di questo treno di partite che da prima di Natale ci trasporterà a metà febbraio ci servono tutti
Maria Grazia Nemour

Mettiamola così caro Babbo Natale,

siamo appena scesi dal treno infernale delle partite contro Roma-Fiorentina-Inter-Chievo-Milan- Atalanta-Lazio-Napoli e ora saliamo su quello che speriamo più piacevole, un viaggio nelle intenzioni quasi turistico. I vagoni che ci aspettano in fila sono Spal-Genoa-Bologna-Sassuolo-Benevento-Samp-Udinese.

Vediamo di fare le cose per bene, obliterare il biglietto prima di salire. Perché spesso ci capita così, il viaggetto sembra facile facile e partiamo all’ultimo, pesanti, con troppe valigie. Un po’ sprovveduti. E poi viaggiamo in piedi, sbandando.

I punti di questo treno di partite che da prima di Natale ci trasporterà a metà febbraio ci servono tutti, se vogliamo proseguire e andare lontano. Magari in Europa. Ma pure se restiamo in Italia sono fondamentali. Proviamo a non essere mediocri con chi ha meno tecnica di noi, prendiamo il ritmo. Che diventi un treno ad alta velocità, questa vagonata di partite da vincere con la testa, prima che con i piedi.

Come macchinista teniamoci pure Miha fino a fine corsa. Forse ha capito che è indispensabile frenare, quando ci si sta spiaccicando contro un muro in galleria. Quanto ad accelerare, sa dove si trova la leva.

Il macchinista può non piacere – a me, non piacere, no – ma voglio pensare che la continuità e il lavoro di due anni possano essere considerati un valore aggiunto, una mappa tracciata a metà, verso un obiettivo che agogniamo tutti raggiungere. Da anni.

Bene, il campionato fischia, non perdiamo questo treno d’inverno.

Ma prima…prima affacciamoci tutti dai finestrini della Coppa e sventoliamo le nostre bandiere granata, salutiamo Roma con foga. Lasciamoci dondolare dalla soddisfazione della vittoria. L’abbiamo conquistata due volte, Roma, in un paio di settimane. L’ha conquistata soprattutto Edera, che qui ha esordito in serie A, spinto in campo da Ventura, e qui ha firmato due vittorie di personalità. Pensavamo di non prenderlo questo treno della Coppa e invece siamo saliti in corsa, con l’agilità dei gatti, la stessa in cui si è esibito mercoledì il piccolo Vanja. Ma quanto siamo “portierati” quest’anno! Qualcuno già lamenta che alla prossima stazione sale la Detestata e deragliamo, forse era meglio fermarsi prima. Io, non sono tra questi. Ho visto un Toro bello a Roma, e ancora non ho smesso di salutarlo dal finestrino.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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